8 Agosto 2015
Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno
Commento alle letture della XIX Domenica B a cura di Carmela Pietrarossa. 9 agosto 2015
In ascolto della Parola, Verità sul nostro cammino
«Àlzati, mangia, perché è troppo lungo per te il cammino». Si alzò, mangiò e bevve. Con la forza di quel cibo camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb (I lettura 1 Re 19, 7-8).
“Fratelli, non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, con il quale foste segnati per il giorno della redenzione. Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo” (II lettura, Ef 4, 30-32).
“Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Gv 6, 48-51).
La Parola ci traccia la Via
La figura di Elia presentataci nella prima lettura ci introduce alla riflessione sulla Parola di Dio offertaci questa domenica.
Il profeta, difensore della fede d’Israele contro la diffusa idolatria, ormai stanco chiede a Dio di prendere la sua vita, ma l’angelo del Signore lo invita ad alzarsi e a mangiare per avere la forza di andare avanti nel cammino.
Il Vangelo, proseguendo il discorso sul miracolo del pane, presenta un raffronto tra la manna che aveva nutrito il popolo nel deserto, e Gesù, che si definisce “pane della vita”: “Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno” (Gv 6, 51).
Gesù non sta garantendo l’eliminazione della morte fisica, ma sta assicurando la sua Vita nella nostra derivante dal privilegio unico di cibarsi di lui, pane vivo. Gesù è questo pane e nutrendoci di lui, abbiamo la vita.
Il pane è cibo, nutrimento e sostegno nel cammino; similmente il Pane per eccellenza è alimento, conforto nella prova, rifugio nello scoraggiamento, gioia contro la tristezza. Chi si ciba di questo pane con ossequio entra in comunione con Dio, che si comunica in tal modo in maniera privilegiata alla sua creatura infondendole, altresì, il desiderio di fare unicamente ciò che gli è gradito.
Nella Comunione eucaristica Gesù diventa un tutt’uno con la persona che lo riceve, rinnova la sua incarnazione in lei e le concede tutta la forza necessaria per essergli fedele. Molte saranno le prove, ma chi riceve con fede l’Eucaristia riceverà tutti gli aiuti per uscirne vittorioso poiché in Gesù eucaristico la sua linfa vitale attraversa le nostre membra, rinfrancandole e ridonando loro vigore.
Non è casuale l’utilizzo dell’espressione “Io sono” usata da Gesù per qualificarsi: nell’Antico Testamento, infatti, Dio si definisce “Io sono” perché questo è il suo nome. Gesù, pertanto, riproponendo questa definizione intende far comprendere la sua divinità e che solo cibandosi del suo corpo, si trova la forza necessaria per affrontare alcune tappe obbligate della vita.
Quanti santi si sono cibati solo di Eucaristia per lunghi periodi a conferma che è in quel pane che troviamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno per il nostro sostentamento e per l’anelito alla sazietà che ci contraddistingue a vari livelli.
Da quel corpo ricevuto con fede ed adorazione dentro di noi, deriva quel vivo desiderio di fare quanto Gesù ha fatto per compiacerlo e rendere felici anche i nostri fratelli.
Lui si è fatto cibo, nutrimento per noi, ma chiede anche a noi che lo riceviamo nell’Eucaristia di diventare nutrimento per altri, pane spezzato per la vita del mondo, nella consapevolezza che solo da questo annientamento deriverà la nostra gioia, nonché piena realizzazione.
Non vive nella gioia, infatti, chi tiene per sé il dono ricevuto; moltiplica la gioia e la realizzazione personale, invece, chi sull’esempio del Maestro allontana “ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze” (II lettura), in quanto alimentato dal Pane della vita, che produce in chi vi si accosta con autentici sentimenti di pietà, i frutti dello Spirito e, quindi, benevolenza, misericordia e perdono.
Il Signore ci conceda di diventare pane spezzato, dopo aver fatto esperienza del suo amore e della sua bontà.
“La Madre di Gesù e nostra ancora ci ottenga”, scriveva P. Pio, “dal Figlio suo la grazia di vivere una vita tutta secondo il cuore di Dio, una vita tutta interiore e tutta nascosta in lui”, per poi spenderci instancabilmente perché il Signore venga conosciuto, rispettato ed amato.
La Parola diventa Vita, nell’oggi del tempo
Dal Salmo di questa domenica:
L’angelo del Signore si accampa attorno a quelli che lo temono, e li libera. Gustate e vedete com’è buono il Signore; beato l’uomo che in lui si rifugia (Sal 33).
Buona Domenica in Gesù Maestro, Via, Verità e Vita!
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