Commento al Vangelo della XXXI Domenica del tempo ordinario (C) a cura di Carmela Pietrarossa

 

“Oggi devo fermarmi a casa tua” (Lc 19, 1-10).

 

Zaccheo è un uomo al servizio dei Romani, capo dei pubblicani, ricco, incaricato di riscuotere i tributi dagli stessi pubblicani maggiorati a loro vantaggio; è, quindi, malvisto ed escluso dalla sua gente per aver scelto di stare dalla parte della ricchezza: ha preferito i soldi ai rapporti umani.

Quest’uomo, piccolo di statura, sentendo passare Gesù, probabilmente per aver quanto gli era stato riferito su quel Rabbì, supera l’ostacolo rappresentato dalla sua statura e sale su un sicomoro pur di vederlo.

Zaccheo, nonostante abbia, diremmo oggi, un conto in banca da fare invidia, tuttavia ha l’animo inquieto, sta cercando qualcosa che quelle ricchezze non riescono a soddisfare, sta aspettando un incontro che restituisca pienezza ai suoi giorni.

Sembra quasi che la sua connotazione fisica “piccolo di statura”, sia la metafora di quel ristretto orizzonte di vita che ha contraddistinto sinora quest’uomo, così come l’atteggiamento di salire per vedere Gesù rimanda alla necessità di restare liberi dalle cose per vedere altro rispetto a ciò che è  esclusivamente materiale. Zaccheo dimostra in concreto di voler prendere le distanze da ciò che è solo di questa terra, è intenzionato a dare una svolta alla sua vita, e Gesù lo raggiunge prima con il suo sguardo e poi con il suo invito.

Di quanti sguardi di Gesù ci parla il Vangelo: il suo sguardo è incontro dell’altro, conoscenza profonda della sua persona, chiamata a stare con lui, amore che scuote e disarma.

“Oggi devo fermarmi a casa tua”: “Oggi” il Signore passa nella tua vita, sul tuo posto di lavoro, nella tua famiglia, nella tua comunità, nella tua cerchia di amicizie. Il tempo scorre inesorabilmente, e allora oggi Egli vuole entrarvi, oggi ti chiede di fermarsi con te, lì dove sei. Il nostro essere cristiani, apostoli, missionari, si verifica nell’oggi della nostra risposta, non nei sospiri per il domani, e solo accogliendo l’ ”Oggi” con le sue inquietudini, otterremo la salvezza: ”Oggi per questa casa è venuta la salvezza”.

Gesù entra nelle abitazioni di persone giudicate poco affidabili senza temere i giudizi del tempo, pranza con loro, sta bene con tutti. Ha un cuore grande, libero e aperto alle necessità di tutti, specie dei lontani perchè “Il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e a salvare chi era perduto”.

Zaccheo risponde pieno di gioia all’invito di Gesù, finalmente qualcuno si è accorto di lui, lo ha preso in considerazione nonostante il suo peccato e quell’etichetta che sembrava averlo marchiato a vita, Gesù lo ha amato così com’era. E’ la gioia di chi viene preso in considerazione, rivestito di dignità e di stima.

Certamente da questo momento la vita di Zaccheo non è stata più la stessa perché ogni vero incontro con Gesù produce cambiamenti radicali e se questi non ci sono, occorre verificare la qualità della nostra fede e della nostra sequela.

La pericope evangelica di questa domenica sembra, dunque, essere attraversata da un certo movimento, in cui si alternano salite e discese, come la ciclicità della vita con i suoi alti e bassi, i suoi mezzogiorni e i suoi tramonti, come l’onda del mare che va verso la riva e poi torna a tuffarsi nel mare aperto, come la vita spirituale che ha bisogno dei suoi Tabor trasfiguranti e delle sue discese dal monte per vivere nel quotidiano quanto si è visto.

Scalare una montagna è di certo attività fisica faticosa, ma solo a chi sale e continua a salire, nonostante la fatica, si dischiuderà un meraviglioso panorama che resterà per sempre impresso nella sua memoria. Chi rimane a terra vedrà solo ciò che appartiene alla terra, vedrà inaridire il proprio cuore, spegnere i propri sogni per non aver osato accettare la sfida della conversione.

Se non fosse salito sul sicomoro, Zaccheo non avrebbe visto il Signore, forse anche a noi il Signore sta chiedendo di fermarci per poterlo incontrare nei sacramenti, nella liturgia domenicale, nel tempo dedicato solo a lui perché restituisca luce a tutte le zone d’ombra che spesso ci accompagnano.

Oggi la Famiglia Paolina festeggia la solennità di Gesù Cristo, Divino Maestro, come voluta dal Beato Giacomo Alberione, suo fondatore per: “Configurarci a Cristo” e, quindi, secondo il suo insegnamento, “Vivere il Cristo”; non si tratta di seguire dunque qualche devozioncella, ma è un invito a vivere il Vangelo e ad incarnare Cristo Maestro in noi, Via, Verità e Vita, fino a poter esclamare con Paolo: “Non son più io che vivo, ma è Cristo che vive in me”.

Buona Domenica, allora, in Gesù Maestro, Via, Verità e Vita.

 

Zaccheo