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Chiesa  

Io sono re

Io sono re

Commento al vangelo della XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (B)
Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo 

a cura di Luca Rubin

 

Io sono re. Gv 18,33-37

 

A Gesù rimangono poche ore di vita, da lì a poco sarà torturato, crocifisso, ucciso. Pilato gli chiede due volte: “sei re?” Ma ti sembra il momento di fare certe domande? Gli potevi chiedere tante altre cose, più intelligenti, più belle. No: “tu sei re?” E’ la sete di potere, di Pilato, di Giuda, dei sommi sacerdoti, di tutti, che ha ucciso Gesù, così presi dallo stabilire chi è re e chi no, chi ha potere e chi no, chi spadroneggia sugli altri e chi deve soccombere.

Gesù afferma di essere re, ma precisa: “il mio regno non è di questo mondo, non è di quaggiù”. Tenetevi pure scettri, troni e corone, tenetevi il mantello di ermellino, a me basta un paio di jeans e una maglietta. Morirò nudo e abbandonato da tutti, anche dai miei, e mi taggherete come “re dei giudei” per prendermi in giro. Tutta la passione e morte di Gesù è stata una grande presa in giro sulla sua regalità: sei re? Ti mettiamo la corona di spine! Sei re? Ti mettiamo dei soldati a guardia. Sei re? Ti mettiamo un bel mantello rosso scarlatto… Gesù accetta tutto, soffre tutto, nel più profondo silenzio, “il mio regno non è di quaggiù”.

Il problema è più attuale di quanto si possa comunemente pensare. Fede significa avere fiducia, affidarsi e fidarsi. Di chi? Ma poi che ne sarà di me? Eh no, io voglio essere sicuro! E in nome di questa sicurezza ci barrichiamo in mille pregiudizi e precomprensioni, cercando di avere sempre più potere (denaro, successo, carriera, riconoscimenti) per stare saldamente ancorati al nulla. Sì, al nulla, perché basta una malattia, un problema finanziario, una prova molto grande, a spazzare via tutto il tuo regno di quaggiù. E rimani seduto a terra con le mani vuote, proprio tu, al quale bastava uno sguardo o uno schiocco di dita per far filare tutto bene. Ora è crollato tutto, è rimasto solo ciò che davvero conta: te stesso. Gesù si è lasciato spogliare, è rimasto solo Lui, sono tutti scappati, gli amici più cari. E cosa fa? Grida, grida forte, e il suo ultimo respiro è stato: “Padre, nelle tue mani affido il mio spirito.” Ecco l’esempio da seguire, ecco il regno da conquistare, il regno per cui consumare tutte le nostre forze: l’amore! Tutto passa, solo Dio resta.

Buona domenica!

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