Intervista allo storico Franco Cardini, esperto medievista di fama internazionale

Franco Cardini, nato a Firenze nel 1940, è uno storico di fama internazionale. Professore ordinario di Storia Medioevale presso l’Università di Firenze, è autore di numerosi saggi ed un fine conoscitore del pensiero di Francesco D’Assisi.

Professor Cardini, qual è stata la prima sensazione che ha provato dopo l’elezione del Cardinale Bergoglio?

Meraviglia, perché non era nella rosa dei papabili (anche se ciò è normale). Soddisfazione, perché si tratta di un argentino d’origini italiane: il che vuol dire insieme di un italiano, di un europeo, di un americano.
Quali sono, a suo avviso, gli elementi di continuità e discontinuità rispetto al pontificato di Papa Benedetto XVI?

È presto per dirlo. Benedetto XVI era un uomo delle istituzioni, della prudenza, del bilanciamento di forze. Francesco è nelle intenzioni e nei simboli finora proposti, ben consapevole del bisogno di rinnovamento all’interno della Chiesa e nel mondo. È senza dubbio, sul piano teologico e liturgico, un uomo rispettoso della Tradizione. Spero riesca nel tentativo di riformare lo IOR, trasformandolo in un grande motore di più banche eque e solidali. Ma per questo ci vuole tempo.

Un Papa Gesuita: quali i tratti caratteristici dell’Ordine?

L’obbedienza al Santo Soglio, l’attenzione al tema di un’evangelizzazione che sia il più possibile rispettosa delle tradizioni degli evangelizzati, l’amore per gli “ultimi”. Non dimentichiamo che nel XVIII i Gesuiti sono stati martirizzati da una cultura illuminista estremista, e che il Voltaire ha presentato tutto ciò come un progresso razionale e umanitario.

Che cosa ha pensato quando Padre Bergoglio ha scelto di chiamarsi Francesco?

È certamente una sfida difficile, al limite dell’impossibile. Sul piano dei simboli il programma francescano pare estremo: bene le intenzioni tuttavia! Il Papa dovrà mediare tra il carisma francescano (capace di rinunciare a qualunque tipo di potenza materiale), ed il suo essere uomo dell’istituzione.

Molti vaticanisti non esitano a definire Papa Francesco un pastore dall’orientamento progressista: condivide?

In un certo senso direi di sì, tenuto conto del retroterra storico, culturale e sociale di un Paese come l’Argentina. Certamente la sua pastorale è intrisa di un sentimento cattolico-sociale prorompente.

Reputa possibile l’indizione di un nuovo Concilio ecumenico?

Non è inimmaginabile la convocazione di un nuovo Concilio ecumenico, tenuto conto delle diverse sensibilità dei cardinali, rispetto al mondo secolarizzato in cui ci troviamo a vivere oggi. Ma non mi sentirei di escludere che possa riformare le istituzioni della Chiesa, in modo meno spettacolare ma non per questo meno efficace.

Enzo Cardone