9 febbraio 2016
Mercoledì 10 febbraio inizia il tempo di Quaresima. Nella liturgia del giorno riascolteremo il profeta Gioele: «Ritornate a me con tutto il cuore». Come sono impegnative queste parole! Anche quelle dell’apostolo Paolo sono altrettanto urgenti: «Lasciativi riconciliare con Dio».
Quante volte abbiamo iniziato e vissuto la Quaresima, eppure ci sembra di essere sempre allo stesso punto, non avvertendo in noi alcunché di cambiamento. L’abitudine e l’indifferenza possono svilire questo tempo di grazia. Le tentazioni per continuare a vivere una vita opaca e scialba sono tante. L’imperativo che ci viene rivolto con l’imposizione delle ceneri è «Convertiti!». Il cammino verso Dio può essere ostacolato dal peccato, ma mai interrotto. La conversione è appunto l’impegno – fortificato dalla grazia di Dio – di lottare per giungere alla perfezione dell’amore, cioè l’incontro con Dio che è amore. Questo deve avvenire sempre durante la vita. Ma in Quaresima ci deve essere maggiore tensione per giungere a questa meta.
Quanto più l’amore di Dio ci “plasma” tanto più la nostra esistenza ci rende capaci di essere misericordiosi. La Quaresima di quest’anno dev’essere vissuta nella testimonianza generosa delle opere di misericordia corporale e spirituale. Papa Francesco insiste nel suo messaggio, perché risvegliamo «la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà e per entrare sempre più nel cuore del Vangelo». Infatti la parola misericordia è il compendio di tutta la parola di Dio.
Voglio rivolgere a tutti gli auguri di buona e santa Quaresima con le sue stesse parole: «Per tutti, la Quaresima di questo Anno Giubilare è dunque un tempo favorevole per poter finalmente uscire dalla propria alienazione esistenziale grazie all’ascolto della Parola e alle opere di misericordia. Se mediante quelle corporali tocchiamo la carne del Cristo nei fratelli e nelle sorelle bisognose di essere nutriti, vestiti, alloggiati, visitati, quelle spirituali – consigliare, insegnare, perdonare, ammonire, pregare – toccano più direttamente il nostro essere peccatori. Le opere corporali e quelle spirituali non vanno perciò mai separate. È infatti proprio toccando nel povero la carne di Gesù crocifisso che il peccatore può ricevere in dono la consapevolezza di essere egli stesso un povero mendicante».
Sono sicuro che ogni comunità saprà vivere le opere di misericordia cercando di essere attenta alla sofferenza che trova accanto a sé. Ci vogliono gli occhi del cuore per vedere queste realtà. Altrimenti si rischia di passare accanto a tante persone senza accorgerci delle prove che attraversano. Anche i pellegrinaggi zonali alla Cattedrale possono aiutarci a comprendere come tutta la nostra vita è un cammino di purificazione per giungere rinnovati a celebrare la Pasqua, cuore della nostra fede.
Questo significa impegnarci a togliere le incrostazioni che rendono il nostro essere segnato da malattie morali le quali causano debolezza e anche morte. Dunque è un cammino di liberazione e di gioia. Ha ragione un grande maestro di spiritualità della Chiesa Orientale quando scrive: «Colui che procede nel suo cammino secondo Dio non finirà mai di essere in festa» (Giovanni Climaco).
+ Pier Giorgio Debernardi
Il vescovo imporrà le ceneri mercoledì 10 febbraio in cattedrale, durante la celebrazione eucaristica con inizio alle ore 9:30.