Emanuela Gasca racconta la rimpatriata con suor Liliana Renaldo e il vescovo Derio di molti dei partecipanti ai campi estivi di Laval degli anni ’90.

Un giovane don Derio in mezzo ai giovani a Laval negli anni ’90

Lo scorso 2 giugno eravamo davvero tanti a Laval. Da Pinerolo, Savona, Torino, Genova, Alba, Asti sono arrivati tante persone per trascorrere insieme un momento di ascolto, raccoglimento e preghiera, animato da Monsignor Derio Olivero.

Il Gruppo Laval e Sr Liliana

Tra queste persone c’eravamo noi, “giovani adulti” del Gruppo Laval che, più di 20 anni fa, ancora adolescenti, abbiamo deciso di iniziare questo cammino guidati da Suor Liliana Renaldo, vera forza e anima del gruppo, il perno dall’inizio, appoggiata dal Vescovo della diocesi.

Una risposta per approfondire la fede

Il “Gruppo di riferimento Laval” – questo il nome per esteso, è nato infatti tanti anni fa, come risposta alle domande di alcuni adolescenti che desideravano qualcosa di più specifico ed approfondito per il loro cammino di fede. Gruppo di riferimento, quindi, proprio per questo motivo, Laval perché ha avuto il suo inizio più di 30 anni fa, proprio in questa casa, tra le montagne della Val Troncea.

Le suore di San Giuseppe

Giovani del territorio, dunque, insieme alle consorelle, ora suore di san Giuseppe di Chambery, prima “ragazze” del gruppo, poi religiose, che si sono alternate come animatrici all’interno del gruppo stesso e con sacerdoti autorevoli, cercati e trovati anche in diocesi diverse.

Amicizia e comunione

Un Gruppo “aperto” a tutti, anche a giovani con cammini diversificati che faticavano nel loro percorso di fede, ma erano animati dallo stesso desiderio: intessere relazioni di amicizia e di comunione, conoscere in profondità il Vangelo, regalarsi momenti di silenzio e preghiera dentro l’agitazione di un contesto sociale che, a volte, corre troppo velocemente per potersi fermare ad ascoltare questi valori.

Gli adolescenti di ieri

L’esperienza è ancora molto viva. Sr Liliana ci regala entusiasmo, e continua a seguire il gruppo, non più con gli adolescenti ma con giovani adulti che si ritrovano ogni mese. Oggi fanno parte del Gruppo persone dai 29 ai 45 anni. Alcuni sposati con bimbi al seguito, altri no. Il passaparola funziona alla grande, e ad ogni incontro ci ritroviamo con facce nuove, tutti sono accolti con gioia.

Don Derio e Laval

Ma facciamo un passo indietro ai giorni in cui, tanti anni fa, abbiamo conosciuto “Don Derio”…

Ogni anno, nella settimana estiva a Laval, eravamo guidati da un sacerdote che ci accompagnava nei momenti di preghiera, di deserto e di celebrazione eucaristica facendoci riflettere ogni giorno, su un brano del Vangelo che commentavamo poi insieme. Confesso che non era facile per noi quindicenni leggere tutte le sfumature di questi estratti ma ora, 25 anni dopo, posso dire che questo approccio è stato importantissimo per darci una chiave di lettura, una modalità di interpretazione che ci è rimasta fino ad oggi e che è stata la struttura portante della nostra fede.

Un giovane prete… con la bandana

Era un giorno di agosto del 1997 quando, proprio a Laval, abbiamo conosciuto Derio, un giovane sacerdote con una bandana rossa. Questo sì, ci aveva colpiti tanto…Con il passare dei giorni e degli anni quella bandana per noi è stata il simbolo di semplicità e di una fede vicina a noi, semplici ragazzi e ragazze in cerca di sé stessi e di valori verso i quali iniziare il cammino della propria vita.

L’importanza di ogni passo

«Il vero camminatore di montagna non guarda solo alla meta – diceva Derio – ma all’importanza di ogni passo» leggiamo ancora nei nostri quaderni dalle pagine ormai ingiallite che però contengono preziosamente gli appunti di quegli anni…

Una metafora per il cammino della vita

E così la metafora dell’alpinista è rimasta preziosa nei nostri cuori e, periodicamente, viene citata nei momenti più importanti della nostra vita, durante i matrimoni, i battesimi dei nostri figli e durante quelle esperienze che hanno segnato il nostro cammino.

La scoperta di un Dio a cui affidarsi

Con Derio abbiamo scalato le vette della Val Troncea, siamo saliti sul Monviso, abbiamo riso, cantato e pianto. Abbiamo, credo, versato le nostre lacrime migliori, di quando, grazie a lui e a Suor Liliana, abbiamo scoperto la presenza di un Dio “uomo” di cui fidarsi e a cui affidarsi.

Accoglienza e servizio, ascolto, musica e silenzio

Non solo. Il Gruppo Laval è stato tante dimensioni contemporaneamente: accoglienza (eravamo una cinquantina di giovani a Laval), servizio (a rotazione ognuno di noi si occupava quotidianamente di svolgere un servizio per il gruppo), ascolto (dell’altro e di Dio), musica (perché con Derio abbiamo imparato a ritrovare i valori cristiani anche in molte melodie e canzoni), silenzio (preziosissimo per interiorizzare la parola di Dio). E saremo eternamente grati per questa consapevolezza condivisa durante la nostra adolescenza.

Di nuovo i sorrisi di un tempo

Lo scorso 2 giugno ci ha riportati in questa dimensione, ripercorrendo gli stessi passi fisici tra quelle montagne, ritrovando i sorrisi degli amici di un tempo, coinvolti dall’entusiasmo di Suor Liliana e dall’energia del nostro Vescovo Derio che, con indosso una maglietta con la scritta “Mon Viso”, ci ha riportati ai valori della quotidianità in una dimensione di ascolto di Dio e della montagna che ci ha accolti.

Le nozze di Cana

Una delle cose che ho sempre apprezzato dei momenti di riflessione condivisi con lui, è proprio questo, “la messa a terra”, si direbbe in gergo, degli insegnamenti di Gesù attraverso una canzone, un’opera d’arte, un brano di Vangelo. E così è stato anche qualche giorno fa: abbiamo iniziato la giornata avendo tra le mani un quadro di Giotto (“Le nozze di Cana”) e un foglio su cui Derio ha scritto i punti salienti delle sue riflessioni.

Conservare ogni parola

Immediatamente siamo tornati adolescenti, di quando, affamati delle sue parole e dei suoi punti vista, riempivamo quaderni con appunti e parole chiave.  Porto nel cuore l’immagine della persona che era seduta vicino a me nel prato di Laval che, appena è iniziato il momento di ascolto, mi ha chiesto una penna per poter conservare ogni parola.

Guardare, fare spazio e incontrare la vita

“Avere cura” era il tema della giornata.

Derio ci ha riportati all’etimologia della parola “cura” in un viaggio in cui ne abbiamo scoperto i vari significati.

  • Cura è aguzzare gli occhi per guardare il vero valore delle cose. «Una cosa è guardare un albero, un’altra è apprezzarne i profumi, le forme e i colori» ha condiviso con noi il nostro Vescovo invitandoci ad ammirare i larici che ci circondavano.
  • Cura è fare spazio, sia fisicamente nella concretezza, sia nel proprio cuore come atto di accoglienza. «Nel mondo di oggi tutto sembra ricadere sulle nostre spalle, ma non siamo soli», ci ha ricordato Monsignor Olivero, «possiamo aprire le porte all’altro per sostenerci a vicenda».
  • Cura è cuore che arde, è mantenere le proprie passioni, la propria energia anche quando la vita prende una strada inaspettata o non secondo i nostri piani. Cura in questo senso significa spendersi per gli altri, e spendersi significa raccogliere, incontrare la vita.

Un Dio sudato che guarda il raccolto

Qui abbiamo ascoltato una bellissima metafora, quella di un Dio che ha lo sguardo del contadino di fronte al raccolto. Pur essendo grato di ciò che la terra gli ha donato, è consapevole dal grande lavoro che gli toccherà durante la mietitura. «Dio è sempre sudato!» ci ha ricordato Derio, e per questo è necessario pregarlo: per dargli la possibilità di farci vedere quando è all’opera, per poter toccare con mano l’opportunità di essere sorretti da lui, e per chiedergli di vivere secondo il suo spirito.

Le parole di ieri agli adulti di oggi

In un attimo i gruppi WhatsApp si sono riempiti di queste immagini e delle riflessioni che ci ha proposto Derio che forse sono molto simili a quelle di 20 anni fa, ma che, ora, interpretiamo con una nuova consapevolezza di giovani adulti e che quindi ci risuonano come parole rinnovate, sempre vive e piene di significato.

Grazie, Capo!

Chiudo rubando a Derio una sua frase che parla direttamente a Dio e che da sempre ci portiamo nel cuore: «Grazie Capo, non lo dimenticheremo!», a Laval come nella vita.

Ps. E mi scuso Monsignore se ho usato il tuo nome proprio, ma per noi sei e sarai sempre il “nostro Don Derio”!

Emanuela Gasca del Gruppo Laval