21 Ottobre 2014
Il “Gender” la dittatura di un’ideologia
21 ottobre 2014
Fino a non molti anni fa sarebbe parso assurdo e inutile fermarsi a disquisire sul termine “genere”. Questo infatti non poteva che essere immediatamente collegato alle sue due possibili variabili: genere maschile e genere femminile. Una semplice questione grammaticale, imparata sui banchi delle elementari e confermata dall’evidenza della realtà. Guardando poi agli esseri umani appariva scontato che il loro genere fosse dato dal sesso, sesso maschile uguale genere maschile, sesso femminile uguale genere femminile.
Ora però sembra che le cose non vadano più in questo modo, o meglio, le cose vanno sempre in questo modo ma non lo si può più dire. C’è infatti chi cerca in tutti i modi di impedire e addirittura vietare per legge di affermare questa verità.
Purtroppo non è solo uno scherzo di cattivo gusto. Per questo vale la pensa cercare di capire il problema. L’A.I.M.C (Associazione italiana maestri cattolici) di Pinerolo ha voluto offrire agli insegnanti un’occasione di informazione, organizzando due incontri dal titolo “Gender, nascita di una ideologia” in cui Andrea Musso, insegnante di religione, e Marco Margrita, giornalista, hanno affrontato questo argomento.
Con il termine inglese “gender” che letteralmente significa semplicemente “genere” si vuole in sostanza indicare che il sesso biologico, cioè ciò che la natura ha scritto nel nostro corpo, e il sesso psicologico, cioè quello che sentiamo di essere, sono due cose diverse che possono anche combaciare ma che sono comunque indipendenti l’una dall’altra. In particolare il sesso psicologico, vale a dire l’identità e il ruolo di genere (gender), è un qualcosa di più vero e autentico del dato naturale, perché dipende dalla dimensione sociale e culturale dell’essere umano. In questo modo il dato biologico fissato dai cromosomi finisce per non contare più, diventa irrilevante, ininfluente. L’uomo, si dice, va al di là della sua corporeità e il suo corpo diventa un accidente, una materia da plasmare a proprio uso e piacimento. Dunque essere maschio o femmina non è altro che il frutto di una certa costruzione sociale, che non è fissa ma può cambiare, e così nel corso della vita può cambiare anche il ruolo di genere di un individuo. Il gender infatti è qualcosa di fluido, in continua mutazione e divenire; ora ci si sente maschi, poi femmine, poi tutte e due le cose insieme, poi altro ancora.
A questi esiti si è arrivati dopo un percorso abbastanza lungo che nasce all’inizio del Novecento e che, come tutte le rivoluzioni che si rispettino, muove da idee di principio che sembrano buone e condivisibili come, nel nostro caso, il desiderio di liberazione dell’uomo dalle ingiustizie, dai condizionamenti e dalle disuguaglianze e prevaricazioni. Ma un conto sono i principi e un conto le modalità con cui sono messi in pratica. E tra queste modalità bisogna anche ricordare gli errori medici e le teorie psicologiche errate portate con cieca ostinazione fino alle loro estreme e tragiche conseguenze. Tale è il caso del dottor John Money, uno dei ricercatori in sessuologia più rispettati al mondo, specialista della “riassegnazione sessuale” e ideatore della “gender identity” basata sull’idea che l’identità di una persona non si fonda sui dati biologici della nascita, ma sugli influssi culturali e l’ambiente in cui cresce. Questo luminare nel 1967 di fronte a Bruce, un bambino maschio di neppure due anni al quale per un errore chirurgico era stato distrutto il pene, propose e attuò la sua trasformazione in una bambina, raccomandando alla famiglia di educarlo come una vera femminuccia. Così Bruce, senza saperlo, diventò Brenda e la sua esistenza, insieme a quella dell’intera famiglia, si trasformò in un girone infernale a cui lui stesso porrà fine il 4 maggio 2004 all’età di trentotto anni, quando guiderà fino a un parcheggio desolato per puntarsi un fucile alla testa.
Come tutte le rivoluzioni, poi, anche quella del gender ha bisogno dei suoi guardiani che impediscano al buon senso comune di fare le sue obiezioni e che rendano impossibile a chiunque dire « Il re è nudo». Non essendo possibile ottenere questo risultato attraverso un onesto e razionale confronto di idee, occorrerà allora agire a livello globale sull’opinione pubblica per rendere improponibile qualunque forma di opposizione a questo pensiero. E chi si occupa di questo? Chi sono questi guardiani del gender? Ecco alcuni esempi emblematici. In primo piano l’O.N.U.; i ricercatori (specialmente d’oltre oceano) che a partire dagli anni settanta fino ad oggi conducono studi sociali; intellettuali militanti collocati in ruoli chiave e molto attivi sui mass media; minoranze con grande visibilità.
Ma tutto ciò non varrebbe ancora a fare la differenza se il pensiero che sottostà all’ideologia del gender non riscuotesse una grande popolarità. Quali sono allora le ragioni di questo indubbio favore dell’opinione pubblica? Certamente la sua ambiguità che permette di fare leva su istanze condivisibili – come il rispetto per le persone omosessuali – per insinuare qualcosa di molto diverso e ipotizzare diritti discutibili. Un conto infatti è dire che vi sono alcune persone che non si riconoscono in ciò che dice la loro identità biologica e un conto è dire che il corpo non conta nulla per nessuno. Ma soprattutto l’ideologia del gender si rivela una grande occasione economica. Insomma una fabbrica di soldi, spesso ricavati sulla pelle dei più deboli e poveri, in tutti i sensi. Se essere maschi o femmine non è che una scelta, come la mettiamo con i figli, ormai visti come un diritto per tutti? Ci vorranno pur sempre ovuli femminili e seme maschile per farli. E allora via con banche del seme, ovuli prodotti a dismisura con bombardamenti ormonali, uteri in affitto. Il tutto ovviamente a pagamento e senza troppe preoccupazioni per la salute delle donne e per lo sfruttamento delle madri in affitto, per lo più reclutate nelle zone più depresse dei paesi poveri. Con buona pace dei principi di giustizia e uguaglianza che, guarda caso, sono gli stessi principi da cui l’ideologia del gender aveva preso le mosse per liberare l’umanità dalle pesanti e assurde catene della natura.
Massimo Damiano
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