Eravamo in nove quando nel 1971 siam partiti per andare in Congo. Anzitutto c’era una grande gioia, partire, andare. Ma, anche se non manifestata, c’era pure quell’aria di « andiamo a salvare l’Africa ».
A Natale diciamo : Gesù è venuto a salvarci. Dio è venuto a stare con noi.
Salvezza, Dio con noi.

Prendiamoci un momento, per cercar di capirci un pochino meglio.
Non possiamo oggi sbrigarcela con un buon Natale e tanti auguri ; una cena in famiglia o tra amici ; e neppure con la novena e la Messa di mezzanotte.
Salvati! È una parola grande…
Natale è una festa diversa, anche per chi dice di non credere.
Ma ancor di più : è una realtà da riscoprire, da vivere.

Nella Bibbia troviamo una spiegazione: dopo il peccato originale Dio punì l’uomo, ma fece anche una promessa: manderò il Messia, un Salvatore.
Ed ecco il Natale, con Gesù e la salvezza.
Io voglio parlarne con gli amici, qui ed oggi: nelle nostre famiglie ed anche in parrocchia ; davanti a chi non trova lavoro, a chi scappa dalla Siria, ad un mucchio di giovani distratti ma so che non posso farlo ripetendo poche frasi fatte.
Io voglio parlarne anche a Muhanga, davanti 5.000 uomini-donne-bambini che solo Dio sa (e voi un po’ meno!) come vivono oggi; un piccolo villaggio di foresta che però rappresenta oltre sei miliardi di persone che aspettano una salvezza.

Non so che spiegazioni si dia un “uomo laico”. Se pensa veramente ad una salvezza possibile per questa nostro mondo e se osa parlarne.
Ma so che oggi trovandosi in un mondo che non va molto bene, e vuole dire un sincero buon Natale, non si accontenta di dire agli amici che il PIL s’è alzato e la produzione-consumo è in aumento.
So che onestamente non se la sente di dire agli africani che oggi la Banca mondiale darà loro qualche miliardo, e allora buon Natale!

La risposta del Vangelo mi sembra più diretta, non ha bisogno di tante spiegazioni: «un Salvatore è nato, per voi; e questo ne è il segno…»
Il che significa: non siamo soli in questa avventura, la vita, quella che vivo a Pinerolo, a Roma, a Bruxelles, a Muhanga…
Lui l’ha vissuta a Nazaret, ed oggi la vive ovunque, con noi. In un modo diverso, certo, ma concreto, e visibile ; basta stare alle sue indicazioni, come allora, credergli, leggerne i segni.

Una salvezza è possibile, per me, la mia famiglia, per l’Italia…. per il mondo! I segni, ci sono, leggiamoli! E facciamoli.
* * *
Un piccolo esempio che ho vissuto.
Una domenica mattina a Messa ho seguito un scena molto bella, che non mi ha distratto.
Nel primo banco arrivò una mamma col bimbo nel passeggino; la mamma, in piedi o seduta, teneva la mano sul passeggino e lo dondolava lentamente. Il bimbo non frignava, tanto meno faceva capricci, era tranquillissimo; eppure la mamma non smetteva di dondolare il passeggino, delicatamente ; ogni tanto il bimbo si drizzava un po’, allungava la manina indietro, perché la mamma che gli stava alle spalle lui non la vedeva, e la mamma gli prendeva la manina.
La mamma voleva semplicemente fargli sentire che c’era: sono qui !
Quel dondolio era una cosa grande: gli diceva che lui non era solo. In quella mescolanza di canti, discorsi e preghiera la mamma gli era accanto, era con lui. E glielo faceva sentire, anche senza esserne richiesta e anche senza passarle subito il biscottino. E lui la sentiva con riconoscenza, per questo le allungava la manina, senza chiederle subito la caramella.
Ecco cosa significa il Natale, il Dio è con noi !

Che cosa aspetto io da Dio ? Questo: un semplice dondolio!
E se sto attento lo sento; basta che mi guardi attorno.
Un tramonto, il saluto d’un amico, un bimbo in fasce, a Luserna, in Africa.
Che cosa si aspetta Dio da noi? La manina tesa…, tesa dove? In alto? No, perché Lui è qui dietro a me, come quella mamma …invisibile ma con tanti volti.
Ci sono !
Lui lo dice, e ne lascia i segni.
Pure noi possiamo dirlo, e lasciarne i segni.
La salvezza per me è tutto questo.
Buon Natale a tutti.

Padiri G. – (Giovanni Piumatti) bambino africano