“L’anima mia magnifica il Signore” (Lc 1.46).
Luca pone sulle labbra di Maria questo meraviglioso cantico, che i fedeli proclamano ogni sera durante la celebrazione dei Vespri.
Esso sintetizza e celebra la storia della salvezza, la fedeltà di Dio alle sue promesse e la sua misericordia “di generazione in generazione” (Lc 1,50).
Si è tentati, tuttavia, di relegarlo al passato, circoscrivendolo a quel determinato contesto storico in cui è sorto; la Parola di Dio, in realtà, è viva, efficace, sempre attuale e ci interpella in ogni dove ed in ogni quando. La Parola è Gesù, che è vivo in mezzo a noi e vuole comunicarsi sempre più intimamente per ricreare con ciascuno la sua alleanza d’amore.
Tutto il cantico ha come filo conduttore la gratitudine e la gioia di Maria per quanto in lei e nel suo popolo il Signore ha compiuto, lui che “ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia” (Lc 1,54).
Rileggendo e ripensando all’esultanza di Maria di fronte alle meraviglie compiute da Dio, ci scontriamo con l’atteggiamento, talvolta presente nei credenti, di sottolineare più il negativo dei propri percorsi di vita che il positivo. Ciascuno, dovrebbe, allora, scrivere la propria storia, mettere nero su bianco quanto di bello ed inatteso ha ricevuto e compiuto solo per grazia di Dio, che “disperde i superbi ed innalza gli umili” (Lc 1,51.52).
Quanti splendidi “Magnificat” potrebbero essere scritti, contestualizzati nella storia di ognuno che è storia sacra non meno di quella che ha contraddistinto la Santa Famiglia di Nazareth.
Vieni, Signore, pietra angolare!