I cristiani e il venerdì santo Per i cristiani il venerdì santo è un giorno in apnea.
Lo dicono le chiese silenziose.
Lo dice il vuoto nel tabernacolo.
Lo dice quel po’ di digiuno che spezza la routine alimentare.
È un giorno in apnea.
Si trattiene in fiato in attesa di.
Come quando si aspetta una notizia buona e liberante, di cui si è certi.
O quasi.
Perché poi un dubbio rode sempre il fondo molle dell’anima.
Quel fondo che presta il fianco al nulla, alla terra, all’immanenza del quotidiano disincantato.
Si trattiene in fiato nella speranza che giunga la Pasqua, che la fede riprenda vigore, che il risorto risignifichi i giorni passati e quelli a venire.
Per i cristiani il venerdì santo è un giorno in apnea.
In discesa verso l’abisso buio della storia e dell’anima.
Domani si inizierà a risalire.
Con i polmoni che fanno male.
Con il sangue che pulsa nelle tempie.
Con già sulle labbra il sapore della festa.
Domani.
Oggi è un giorno da stare senza fiato.
Ai piedi della croce.

Patrizio Righero