Skip to Main Content

Chiesa  

"Se aveste fede quanto un granello di senape..."

Commento al Vangelo della XXVII Domenica del tempo ordinario a cura di Carmela Pietrarossa – 5 ottobre 2013semedisenape

“Se aveste fede quanto un granello di senape…” (Lc 17, 5-10).

 

All’implorazione degli apostoli: “Accresci la nostra fede!”, il Signore risponde con l’immagine del granello di senape: “Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: ‘Sradicati e vai a piantarti nel mare’, ed esso vi obbedirebbe”.
Il granello di senape è tra i più piccoli semi delle graminacee, scelto opportunamente da Gesù per far comprendere ai suoi discepoli come davanti a lui non contano i numeri, le grandi iniziative, l’apparire attivisti e super-impegnati, ma la qualità della fede, del nostro essere e della nostra donazione. Il Signore guarda il cuore e la purezza delle intenzioni che lo animano; se si compiranno grandi opere, queste saranno l’inevitabile frutto del dono di sè a Dio, centuplicato, perché a Lui niente è impossibile.
E’ un invito, pertanto, a rivedere la qualità e l’autenticità della nostra fede incarnata nelle nostre vite che conoscono periodi o intervalli in cui tutto sembra ispirarsi alla logica del “non senso” e, tuttavia, in quel buio, il seme cresce e si sviluppa. La fede ci fa vedere, quindi, anche la sofferenza con occhi diversi, in quanto intimamente legata alla sofferenza di Cristo. Noi offriamo il nostro poco, Dio lo moltiplica e se ne serve per il bene di tanti fratelli ammalati o angosciati da disagi di vario genere.
Papa Francesco ieri, ad Assisi, ci ha ricordato che occorre “lasciarsi guardare da Gesù crocifisso” che sulla croce manifesta il suo amore per noi, nonostante il nostro peccato e le nostre cadute; non smettiamo, pertanto, di sentirci guardati ed amati da Lui nelle giornate soleggiate come in quelle nuvolose.
La fede, infatti, mette le ali alla nostra esistenza, non permettendo che l’oscurità abbia il sopravvento ed aiutandoci a guardare oltre il negativo per cogliere i segni della presenza di Dio in atto: “Quando l’azzurro si oscura e sembra quasi abbandonarmi, mia gioia è restar nell’ombra, restar nascosta ed abbassarmi. Mia gioia è fare il tuo volere, o mio Gesù, mio solo amore, e vivo senza alcun timore ed amo il giorno come la notte…Mia gioia è restar piccina, così se avviene che io cada in fretta posso rialzarmi se la sua mano Gesù mi dà. Io lo ricopro di carezze, gli dico che per me è tutto, e poi raddoppio la dolcezza se si nasconde alla mia fede” (S. Teresa di Gesù Bambino).
Questa fede dovrà, inoltre, essere contraddistinta dall’operosità del servo che fornisce la sua collaborazione al Maestro come servizio d’amore; gratuitamente egli ha ricevuto e gratuitamente si spende per il bene dell’altro, creando il suo deposito per il regno dei cieli perché “l’uomo è chiamato a custodire l’uomo” (Papa Francesco, Assisi, 4 ottobre).
“Accresci in noi la fede”, questo sembra essere il grido di aiuto di chi sa di non farcela da solo, di chi rischia di soccombere sotto il peso della sovente poco chiara ferialità, ma riconoscendosi fragile e povero, si pone al sicuro tra le braccia del Padre. Buona Domenica!

LASCIA UN COMMENTO  

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Visualizza l'informativa privacy. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *