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Chiesa  

San Giuseppe, la fede e il lavoro (che non c'è)

San Giuseppe, la fede e il lavoro (che non c'è)

Di San Giuseppe i Vangeli dicono pochissimo. Lo identificano come lo sposo di Maria e “il falegname”. Un mestiere che egli trasmette a Gesù. “Non è costui il falegname, il figlio di Maria?” si domandano i suoi compatrioti (Mc 6,3). Il 1 maggio la liturgia fa memoria di San Giuseppe proprio nella sua veste di lavoratore. Una sottolineatura che richiama una lunga ricerca spirituale e teologica che la chiesa ha condotto su questo tema a partire dalla “maledizione” della Genesi: «Con il sudore del tuo volto mangerai il pane, finché non ritornerai alla terra» (Gn 3,19), fino agli ultimi e più recenti pronunciamenti in materia di dottrina sociale. Fede e lavoro si intersecano e diventano “regola” di vita nel precetto “ora et labora” di San Benedetto. Una sintesi che attinge la sua linfa dalle parole di San Paolo: «E qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie per mezzo di lui a Dio Padre» (Col 3,17).
Oggi, in un contesto sociale dove la disoccupazione coinvolge milioni di famiglie, diventa difficile declinare quell’orientamento. La preghiera più che “durante” e “nel” lavoro è una preghiera per “trovare” lavoro.
Eppure la dimensione spirituale non può essere smarrita. Anzi, oggi più che mai, diventa essenziale per non cedere alla disperazione di una ricerca vana e vanificata da un sistema che umilia giovani qualificati e volenterosi a vantaggio di raccomandati incompetenti e fannulloni.

workerjosephP.R.

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