24 Luglio 2013
Il sacramento del perdono, espressione della misericordia di Cristo

ABBIAMO INCONTRATO padre Alan Hall, della congregazione degli Oblati di Maria Vergine, rettore del santuario Sacro Cuore di Gesù (via Sommeiller 42, Pinerolo), una mattina d’estate d’inizio luglio.
Padre Hall, quant’è importante nella società secolarizzata di oggi il sacramento della Riconciliazione?
La Confessione è uno dei doni più grandi ed importanti che nostro Signore ci ha offerto. Un dono espressione della Sua infinita misericordia. Un autentico cristiano non può prescindere dal confessarsi. La Confessione è l’intervento diretto di Cristo nella nostra vita.
Lei proviene da Boston. È diverso l’approccio alla confessione negli Stati uniti e in Italia?
Negli Stati Uniti il sacramento della Riconciliazione è più oggettivo. Il fedele, il più delle volte, elenca i suoi peccati e chiede il perdono del Signore. In Italia e in Europa in generale, la Confessione parte da dati soggettivi. Il fedele ci tiene a raccontarti la sua vita, in qualche misura ti chiede di “entrare” nella sua psicologia. Due approcci diversi, entrambi rispettabili. Non nego che all’inizio questa constatazione mi sorprendesse. Oggi lo trovo corrispondente al disegno di Dio che ci vuole tutti uguali, e tutti diversi l’uno dall’altra.
Per gli Oblati celebrare la Riconciliazione è un elemento distintivo del ministero pastorale?
È proprio così. Padre Pio Bruno Lanteri, che fondò gli Oblati, ci teneva particolarmente. L’anima ha bisogno di Dio e la Riconciliazione con il Padre è fondamentale. Come fondamentale è la preghiera. Nel nostro santuario, l’adorazione eucaristica è quotidiana. La preghiera è energia che rinnova, strumento di pace interiore e di rinnovamento spirituale. Il mondo d’oggi ferito e diviso, non può prescindere dalla preghiera e dal sacramento della Riconciliazione.
Padre Hall, come è nata la sua vocazione al sacerdozio?
Il Signore sa sorprenderci. Negli Stai Uniti il protestantesimo è molto forte e radicato. Io sono il più grande di dieci figli e l’unico cattolico della mia famiglia. Posso dirle che in gioventù ho avuto un amico cattolico che mi ha fatto scoprire la bellezza della preghiera, e nella fattispecie del rosario. Venivo da un periodo difficile della mia vita, e la preghiera del rosario mi ha aiutato. Mi sono messo in cammino verso Gesù e la Chiesa cattolica. Poi un notte, mentre guidavo la mia vettura, per recarmi a lavoro, ho sentito la voce del Signore che mi ha chiamato a sé. Un lampo di amore immenso che ha squarciato la mia vita. Un’esperienza di discernimento straordinaria. Va detto che la chiamata del Signore non è mai uguale, anzi! Ho da poco festeggiato i venticinque anni di sacerdozio e sono felicissimo.
L’idea di entrare nell’ordine degli Oblati è stata immediata?
No, anzi! All’inizio il mio intendimento era di entrare nell’ordine Francescano, ma si sa: l’uomo propone e Dio dispone. Servivo nostro Signore in un carcere e lì ho conosciuto un uomo straordinario, appartenente agli Oblati. Cercavo un ordine religioso il più possibile vicino alla tradizione, alla causa della Chiesa di Roma e del papa, a Maria Madre di Dio, e gli Oblati rispondevano a questo mio modo di sentire. La Chiesa è una polifonia di tanti strumenti. Ognuno deve cercare con umiltà e rispetto il suo. Io negli Oblati ho trovato pace, serenità e amore.
Padre Hall, come prepara le omelie domenicali?
Ci lavoro durante tutta la settimana. L’omelia è importantissima per un sacerdote! Cerco di meditare a fondo la Parola del Signore, e più la medito, più la faccio mia. Mi riprometto di utilizzare un linguaggio semplice, diretto. Il fedele deve sentirsi accolto dal suo pastore, amato e protetto. A volte prendo appunti, più spesso predico l’omelia partendo dal vissuto concreto delle persone. Gesù sa come arrivare al cuore dei fedeli. Noi siamo semplicemente strumenti nelle Sue mani.
Come immagina la Chiesa del futuro? Quale consiglio si sentirebbe di dare ai nostri giovani, oggi in cerca di valori duraturi e profondi?
Il processo di secolarizzazione purtroppo è in fase avanzata. Negli anni ’80 del secolo scorso, mi trovavo a Roma per studiare in seminario e l’atteggiamento di fondo della società era di apertura verso la Chiesa. Oggi i media spesso banalizzano la fede, con il risultato di creare pericolosi pregiudizi nei nostri confronti. Tuttavia i cristiani, ed i cattolici in particolare, sanno che Gesù non li abbandonerà mai e che la Parola del Vangelo è Parola eterna di Dio, fonte di vita universale. Papa Francesco è stato un dono, e la grazia del Signore aiuterà la Chiesa. Ad un giovane consiglio coraggio, umiltà speranza, ottimismo e preghiera. La preghiera – insisto – è quanto di più grande abbiamo a nostra disposizione!
Enzo Cardone
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