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Chiesa  

Roma. Una notte di attesa e preghiera per Benedetto XVI

Roma. Una notte di attesa e preghiera per Benedetto XVI

Chiara Bertoglio racconta la notte all’addiaccio dei fedeli in attesa di poter accedere a Piazza San Pietro per le esequie di papa Benedetto XVI.

È una nebbiosa notte d’inverno. La nebbia è piuttosto insolita a Roma, ma questa volta è salita lentamente, oscurando progressivamente le stelle e la luna piena che splende sul Cupolone. Un gruppetto di una ventina di persone è raccolto presso le transenne, sorvegliato da numerosi soldati, poliziotti e carabinieri. Trascorrono questa notte di gennaio all’aperto, in attesa della possibilità di entrare in piazza San Pietro la mattina presto, quando si apriranno i cancelli. Domani mattina ci saranno le esequie di Papa Benedetto XVI, e queste persone sono arrivate da tutto il mondo, disponibili a trascorrere una gelida notte sotto le stelle, pur di ottenere il posto più vicino possibile alla bara del Papa emerito.

 

Condivisione e preghiera durante l’attesa

La maggior parte di loro non si è mai incontrata prima, ma l’occasione favorisce l’amicizia. Nessuno ha voglia di dormire, tranne un gruppetto di spagnoli che sono venuti con sacchi a pelo e materassini (ma anche con una gran voglia di divertirsi) e che hanno improvvisato una camera da letto sul pavimento di marmo di via della Conciliazione, dopo aver fatto ridere tutti con le loro battute. Una minuscola suora italiana, che vive da eremita nei pressi di Assisi, sta sfidando il freddo della notte. A volte si alza e batte i piedi per scaldarsi; più o meno una volta all’ora chiede ai suoi nuovi amici e compagni di cantare con lei una canzone natalizia o un canto gregoriano. Nelle ore più fredde della notte, si stringe a una ragazza che ha conosciuto solo da poche ore, ma che ha una coperta rosa ed è disposta a condividerla. Si appisola leggermente, la testa velata posata sulla spalla della ragazza. Pregano insieme il rosario; la suora è poliglotta, e recita un mistero del Rosario in aramaico, uno in ebraico, uno in francese, uno in inglese, uno in italiano, uno in latino, e così via. (Sì, se i conti non tornano avete ragione: pregano diversi rosari durante la notte). Alla loro destra, un’esile donna tedesca, venuta da Düsseldorf, sta trascorrendo quasi tutta la notte in preghiera. Insegna le risposte alle sue preghiere a una nuova compagna, che parla un po’ di tedesco ma non conosce le preghiere, e che cerca di seguirla nella coroncina della Divina Misericordia.

Tra tanti dottori di ricerca

Vicino a loro, una ragazza austriaca ha portato cibo sufficiente per una decina di persone, e lo sta gentilmente dividendo con chi è seduto accanto a lei. Trae da quella che sembra una borsa di Mary Poppins alcune arance, biscotti, cioccolatini e molto altro. Ha un dottorato in greco antico e sta studiando per un dottorato in teologia spirituale. In realtà, i dottori di ricerca abbondano tra le persone che combattono il freddo creando una vicinanza fisica e spirituale. Anche la ragazza con la coperta rosa ne ha uno e sta studiando per un altro. Accanto a loro, alcuni uomini sono in piedi e fanno brevi passeggiate; uno di loro è un rumeno con un dottorato in storia. È vestito in modo molto formale e mostra con il suo atteggiamento l’importanza che attribuisce all’evento che tutti aspettano. C’è un clima di preghiera intensa, di partecipazione, di composta emozione e di toccante raccoglimento.

 

Come fosse morto un parente

La maggior parte di queste persone ha viaggiato tutto il giorno, alcuni anche di più. I viaggi sono stati improvvisati all’ultimo minuto, quando la notizia della morte di Papa Benedetto è stata diffusa dai media di tutto il mondo. Nessuno di loro ha mai scambiato una parola con il Papa defunto, ma per tutti lui è come un parente, o forse molto di più. Era, o meglio è, un padre spirituale; qualcuno cui devono qualcosa di significativo per la loro vita personale e spirituale.

 

I ricordi legati a Benedetto

Alle 5 del mattino, dopo che qualche altro dolcetto è stato scambiato e accolto con gioia, la polizia si sposta ai cancelli. I pellegrini si alzano, un po’ irrigiditi dopo tante ore seduti al freddo, e si mettono in coda dietro le transenne. Avvicinandosi fra loro ancora di più, iniziano a condividere i ricordi di ciò che Benedetto ha rappresentato per loro. Ricordano la sua mansuetudine, la sua umiltà, la sua semplicità, il suo sorriso gentile. Ricordano ciò che sopportò, le ostilità che dovette affrontare, i suoi sforzi coraggiosi per sradicare la pedofilia e la corruzione finanziaria dalla Chiesa, e il suo impegno instancabile al servizio della verità, anche quando tale dovere costringeva la sua natura un po’ timida a assumere posizioni impopolari. Soprattutto, discutono la spiritualità del Papa, la sua vita di preghiera e di sacrificio – che è andata ben oltre i suoi otto anni di ministero petrino – e la sua continua offerta di se stesso per la Chiesa che amava così appassionatamente nel nome di Gesù Cristo.

L’ora dell’omaggio a un padre amato

Le porte si aprono. I pellegrini – che ormai sono aumentati vertiginosamente di numero, con piccoli gruppi di giovani suore provenienti da tutto il mondo – si incamminano velocemente verso Piazza San Pietro. Andando di buon passo trovano sollievo dal freddo e si sgranchiscono le gambe. Tra poche ore, che trascorreranno pregando o leggendo il libretto della Messa, inizierà il servizio funebre. A quel punto la Piazza si sarà gremita di migliaia e migliaia di persone, dai Capi di Stato agli umili frati francescani, dai Cavalieri di Malta ai Bavaresi vestiti con i costumi tipici, dai Cardinali ai gruppi giovanili. L’atmosfera durante il funerale rimarrà estremamente composta e intensa. Trasmetterà, senza parole ma molto intensamente, il senso profondo della morte per i cristiani. Solennità e sacralità saranno palpabili, ma venate di una serenità sovrumana. La gente piangerà la perdita di una persona che amava, e che molti già acclamano santo e dottore della Chiesa; ma la ferma convinzione che il Papa ora è con Cristo – quel Cristo che ha professato di amare con le sue ultime parole – ricopre di un gioia tangibile la liturgia, che non è affatto triste o deprimente. È l’omaggio e l’addio a un padre amato, che – qui lo credono tutti – sta già pregando per noi.

Chiara Bertoglio

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