3 marzo 2015
Tre chiodi nel corpo di Gesù lo tengono sospeso tra cielo e terra.
Due chiodi immobilizzano quelle mani che hanno accarezzato, scritto sulla polvere, benedetto, toccato, guarito, spezzato il pane, versato il vino, lavato i piedi degli apostoli.
Un chiodo in quei piedi che hanno percorso innumerevoli chilometri di strade polverose, piedi feriti, stanchi, lavati e asciugati dai capelli di una donna.
Tre chiodi sono bastati per restituire Gesù al Padre: «Eccolo, questa è roba tua – sembra di sentire i pensieri dei sommi sacerdoti -. Di un Dio fatto come noi, non sappiamo che farcene. Vogliamo un Dio che faccia il Dio e non che faccia l’uomo. Se ci mandi un messia così, ecco come lo trattiamo. Riprenditelo nell’alto dei cieli. Noi te lo solleviamo già un po’».
E Gesù, consegnato al Padre, si lascia cadere nel vuoto della fede, alla cieca nelle Sue braccia.
È la fine della fine e l’inizio dell’inizio.
I chiodi sono spariti e nessuno più ne saprà nulla.
Cristo è rimasto.
Risorto.
Vivo e presente tra gli uomini.
Pane tra cielo e terra.
Vita che si ostina a propagarsi nella storia.