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Chiesa  

Pentecoste: lo Spirito che crea la Chiesa

Pentecoste: lo Spirito che crea la Chiesa

Solennità di Pentecoste. Commento al Vangelo a cura di Carmela Pietrarossa.Pentecoste

“Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre” (Gv 14,15-16.23-26).

Potremmo definire la solennità odierna la danza dello Spirito nel cuore dell’uomo e nell’umanità tutta, senza distinzione di razza, età, sesso, appartenenza politica.
Lo Spirito crea la Chiesa, le dà il coraggio dell’annuncio e le apre orizzonti altrimenti preclusi; sua connotazione è l’essere libero e così vuole forgiare i suoi fedeli, di quella libertà che, svincolata da pregiudizi o asservimenti politico-sociali, si pone al servizio della verità e della giustizia per la difesa dell’uomo; non ha bavaglio, siamo noi che sovente vogliamo ingabbiarlo nei nostri ristretti schemi mentali.
Lo Spirito, che è l’Amore che lega il Padre al Figlio, ci fa sentire l’amore di Dio per noi creando ordine e donando pace nella vita di chi lo accoglie; funge da buttafuori per le strade del mondo, perché altri vengano contagiati dalla nostra gioia.
Lo Spirito è comunione e crea comunione intorno a noi, superando isolamenti e tentazioni autistiche; vuole abitare in un cuore senza porte nè finestre, se non quelle che lui stesso si crea, per essere solidaristicamente aperto alle esigenze, voci e grida di aiuto di altri uomini.
Lo Spirito non ha strategie d’azione prestabilite, è imprevedibile e chiede a chi lo accoglie di rendersi disponibile a questa imprevedibilità. L’uomo di Dio sa di non poter progettare umanamente niente, perché Dio sconvolge sempre i suoi piani per un disegno diverso, ma che ha la sua ratio in un bene maggiore.
Lo Spirito è nostro avvocato, assegnatoci d’ufficio, senza avere però niente in comune con gli avvocati d’ufficio nominati in udienza o in extremis per sostituire il dominus della causa o in assenza di difensore e, pertanto, ignari delle avverse vicende processuali degli assistiti che vedono in quella sede per la prima volta. La nostra sorte di patrocinati dallo Spirito è decisamente diversa e, anzi, opposta a quella appena descritta, perché egli ci conosce meglio di noi stessi ed intercede per noi, direbbe S. Paolo, con “gemiti inesprimibili”; sa quali sono i disegni di Dio su di noi ed opera perché essi si realizzino compiutamente, stimolando il ricordo e la comprensione della Parola.
Lo Spirito è armonia e colore, ci fa condividere la gioia di Dio e forma cristiani che non si atrofizzano sul “miserere”, ma che prorompono in un variegato “magnificat”. Desidera, pertanto, continuare a danzare nell’esistenza dell’uomo perché questi possa, come Maria, innalzare a Dio il suo Magnificat per le meraviglie che Dio compie nella sua vita.
Possa, allora, ciascuno di noi essere, come lei, proteso verso Dio e non ripiegato su se stesso, capace, quindi, di contagiare i suoi compagni di viaggio associandoli al canto del Magnificat per l’alternanza e la varietà di colori con i quali Dio veste le sue opere.

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