16 Giugno 2015
Mons. Nosiglia sull'accoglienza degli immigrati: chi più dona, più riceve

16 giugno 2015
AGD – Torino e tutte le altre diocesi del Piemonte sono impegnate nell’accoglienza e nell’accompagnamento dei rifugiati e immigrati offrendo, con grande generosità strutture e impegno. A rimarcarlo è mons. Cesare Nosiglia, l’arcivescovo di Torino e presidente della Cep. “Non possiamo però dimenticare – afferma in una nota – che la pur necessaria accoglienza non basta: essa risponde certo all’emergenza, ma occorre avere una progettualità più ampia e un tempo prolungato di accompagnamento formativo e specifico per trovare soluzioni che diano a queste persone una prospettiva per il loro futuro”. Rimarca il ruolo dell’Europa, che “in questo senso diventa decisiva: molti infatti – lo sappiamo – passano dall’Italia per andare all’estero, dove c’è più possibilità di lavoro e di sistemazione che nel nostro Paese”. L’allarmismo “che tende a sollevarsi di fronte a questo dramma umano che tutti ci coinvolge credo non aiuti ad affrontarlo serenamente e crei tensioni e divisioni inutili e dannose in un momento in cui occorre dare comunque una risposta immediata e concreta alle necessità di queste persone e famiglie – tra cui anche diversi minori – che cercano un posto non solo ormai per stare un po’ meglio, ma per poter sopravvivere di fronte alle violenze, alla fame e all’estrema miseria che assillano i loro Paesi “. Ricorda che “il problema di tanti, non è più quello tradizionale di emigrare per trovare delle condizioni migliori di esistenza per sé e i propri cari, ma di non morire di fame e di stenti o a causa di guerre e violenze disumane – come ben vediamo”. Invita quindi tutti, “proprio tutti” a mettersi in gioco, “Se daremo vita a una rete di questo genere, allora il peso ricadrà in modo proporzionato – e tutto sommato ben sopportabile da parte di ciascuna realtà e componente sociale del Paese. Fa parte della nostra tradizione umana, cristiana e civile e questo può aiutare molto a riscoprire la gioia di quell’Amore più grande che in questi mesi abbiamo meditato nell’Ostensione della Sindone. Facciamolo diventare via concreta del vivere insieme e ne trarremo tanti benefici di bene e di speranza anche per le nostre difficoltà”. Rinnova infine un appello alle “comunità cristiane, a quelle religiose e alle famiglie della Diocesi e territorio, ma anche ai Comuni e alle Istituzioni, per affrontare uniti questo momento che non va vissuto solo come un problema, ma come un forte invito a investire il meglio di noi stessi per gli altri e dunque a trarne anche un vantaggio grande di fronte a Dio, perché chi più dona, più riceve, come ci insegnano i nostri santi sociali. Sarà il più bel biglietto da visita che potremo presentare a papa Francesco”.

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