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Chiesa  

Non metterti al primo posto...

Non metterti al primo posto...

Commento al Vangelo della XXII Domenica del Tempo ordinario a cura di Carmela Pietrarossa.

“Non metterti al primo posto” (Lc 14, 1.7-14).jesus icon

Ancora una volta in un contesto conviviale Gesù educa i commensali alle verità del regno.
Si reca per il pranzo a casa di uno dei capi dei farisei ed ha gli occhi dei commensali puntati addosso; con la calma e l’equilibrio che lo contraddistinguono, di rimando, osserva gli invitati, non esitando, in maniera intelligente, ad esprimere il suo pensiero.
Infatti, dopo aver notato la scelta dei primi posti da parte degli invitati, propone quella dell’ultimo come via unica per diventare amici di Dio ed essere da Lui esaltati non solo nella vita eterna, ma già su questa terra. Il Vangelo, infatti, ci parla di colui che ha occupato l’ultimo posto e che viene invitato a farsi avanti: “Amico, vieni più avanti!”, ricevendone onore davanti a tutti i commensali.
E’ evidente, tuttavia, che non sarà questo solenne riconoscimento umano la motivazione dell’agire dell’uomo di Dio, ma la certezza di operare per il suo regno.
Il lavoro finalizzato al bene, fatto nel nascondimento e privo di gratificazioni umane, senza réclame o fuochi d’artificio, ma compiuto esclusivamente per amore di Dio, che intravediamo, non sempre chiaramente, nei tratti somatici del povero che incrocia le nostre strade, ci renderà suoi amici e consanguinei perché “Chi fa la volontà del Padre mio, questi è mio fratello, sorella e madre” (Mt 12,50), aprendoci le porte ad una ricompensa più grande. Davanti agli uomini quanti operano in tal modo potranno apparire stolti o, direbbe S. Paolo, “gente che non ha nulla” (2 Cor 6,10) e invece possiede tutto perché l’Amore trova asilo nel loro cuore.
Nella stessa pericope evangelica, inoltre, Gesù rivolgendosi a colui che lo aveva invitato, lo esorta ad anteporre l’invito ad amici, fratelli, parenti e ricchi vicini, a quello rivolto a poveri, storpi, zoppi e ciechi, a quanti, cioé, non hanno niente da dare in contraccambio; costoro dovranno sedere a mensa per essere serviti ed accolti, per sentirsi a casa. Gli altri hanno già chi li accolga, sono già a casa, hanno già il loro rifugio e le loro sicurezze, non necessitano di altre; gli ultimi, invece, mancano di tutto, ma soprattutto di amore.
Umanamente potremmo qualificare questo atteggiamento, con un linguaggio economico in vigore, come un investimento a fondo perduto, in netta contrapposizione con la logica del “do ut des” oggi imperante”, ma davanti a Dio anche un bicchiere d’acqua dato per amore non resterà senza ricompensa. L’esperienza, poi, ci ricorda che i più poveri non sono di certo in grado di assicurarci e garantirci retribuzioni o favori; sono, tuttavia, capaci di restituirci in sorriso quanto noi abbiamo loro donato, e cogliere uno sguardo d’intesa e gioirne è già ricompensa; alle nostre necessità provvederà il Signore.
Egli ci renda, pertanto, capienza d’amore che trabocca gratuitamente, generando vita.
Buona domenica!

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