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Chiesa  

Nel saio di Francesco

Nel saio di Francesco

4 ottobre 2012

Francesco è il giovane che cerca, desidera, perché avverte in sé un’assenza, la mancanza di qualcosa: soprattutto di Qualcuno che dia senso pieno alla sua vita.
Dalla contemplazione del Crocifisso passa alla contemplazione dei crocifissi: incontra l’altro, incontra il fratello, il lebbroso icona viva di Gesù di Nazareth.
Si sente estraneo alle cose che prima amava; stanno infatti perdendo fascino perché intravvede una “Bellezza” nuova; incomincia ad assaporare la freschezza del Vangelo soprattutto presente nelle Beatitudini.
Desidera “vedere” Gesù, conoscerlo in profondità per amarlo in pienezza e contemporaneamente per conoscersi e comprendersi in Lui.
Contempla la “Povertà” di Cristo e scopre che questa “Signora” gli dona un tesoro preziosissimo: la “libertà”.
Sente come la povertà vissuta è la condizione, la via, per amare tutti e tutto con il cuore del Signore.
Francesco diventa sempre più il giovane dell’attesa, dell’ascolto” di una voce.
Comprende che solo chi è “povero” in senso evangelico non viene posseduto dalle cose, ma possiede ogni cosa come dono di Dio.
In Francesco la povertà diventa sorgente di gioia, di pace (da vivere e donare), di amore incondizionato ai fratelli, di tenerezza (quella tenerezza della quale parla Papa Francesco, che – afferma – non è segno di debolezza, ma frutto di forza interiore).
Francesco è il giovane che comprende che la felicità non viene dal denaro, dal potere, ma la si trova nel cuore dell’uomo aperto alla luce di Cristo.
Così Francesco scopre la propria identità, il senso più profondo della sua vita, la sua vocazione nella Chiesa e nella storia.
Non si preoccupa più del domani perché sente la pienezza del presente, dell’oggi ricco della presenza del Signore.
«Quell’ottimo dono che è il tempo»: così dice Francesco.
Sente che il “tempo” è preziosissimo perché possibilità di incontro con Dio, con i fratelli: quindi occasione di amore, di impegno, di servizio.
Nel suo progetto di evangelizzazione desidera diffondere le parole di amore e di pace del Vangelo a tutti gli uomini indistintamente, anche a coloro che venivano considerati esclusi dalla salvezza, senza giudicare o condannare. Tutta la sua vita è trascorsa in mezzo a guerre e lotte; per questo sente che la pace è il cardine della proposta di vita cristiana.
«Il Signore ti dia pace»: la sua Pace.
“Pace” con Dio, con i fratelli, con se stesso, con il creato.
Francesco è attento più a quello che unisce che a quello che divide.
Francesco vuole con tutte le sue forze percorrere il cammino di Cristo povero, umile, crocifisso condividendo la vita dei poveri (non solo di beni, ma anche di potere, di possibilità di partecipazione alla gestione pubblica).
Francesco ama profondamente la Chiesa sentendola “madre”.
Francesco non accusa, non grida allo scandalo, ma esamina e contesta se stesso.
La sua persona costringe ad interrogarsi sui valori cristiani che a volte vengono vissuti superficialmente e in apparenza.
Francesco propone la “Penitenza” intesa come cammino nuovo, cambiamento di mentalità, itinerario verso Dio per accogliere i valori del Vangelo.
Invita tutti a sentirsi fratelli attraverso la sua testimonianza, il suo essere accanto ad ogni persona nella quotidianità.
Francesco ai suoi frati chiede di confessare di essere cristiani, cioè portatori di pace, la Pace del Signore, della sua Pasqua.
Francesco annuncia un Dio creatore di tutti gli uomini, un Dio che non condanna perché misericordioso. Non contrappone religione a religione, ma accoglie tutto il bene che vi trova.
Ai suoi frati raccomanda: «La pace che annunciate con la bocca, abbiatela ancor più copiosa nei vostri cuori. Non provocate nessuno all’ira o allo scandalo, ma tutti siano attirati alla pace, alla bontà, alla concordia dalla vostra mitezza. Questa è la nostra vocazione: curare le ferite, fasciare le fratture, richiamare gli smarriti. Molti, che ci sembrano membra del diavolo, possono un giorno diventare discepoli di Cristo».
Francesco è legato particolarmente al Natale e lo troviamo a Greccio come nuova Betlemme. Ha una splendida intuizione evangelica: Betlemme, la Terra Santa è ovunque ci si trova se la si hSan Francescoa nel cuore; si annulla così la crociata come mezzo per raggiungerla.
Betlemme significa “casa del pane”: è il “Pane” per tutti. Questo “Pane” è Cristo e Francesco lo annuncia e lo offre con le mani segnate dalle stigmate.
Francesco è il Patrono dei cultori dell’ecologia.
Papa Francesco afferma che custodire il creato è «aprire l’orizzonte della speranza, è aprire uno squarcio di luce in mezzo a tante nubi, è portare il calore della speranza».
Così frate Francesco, fratello nostro.

fr. S. M. L.

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