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Chiesa  

Molte cose ho ancora da dirvi

Molte cose ho ancora da dirvi

Molte cose ho ancora da dirvi (Gv 16,12-15)

Riflessioni sul vangelo di domenica 22 maggio 2016 Solennità della Ss. Trinità
a cura di Luca Rubin

Vorremmo sapere se Dio c’è, e se c’è cosa fa, cosa pensa, come è fatto, avremmo mille e mille domande da porgergli, esigeremmo da Lui mille spiegazioni su tanti punti interrogativi che costellano le nostre vite.

Tutto ciò che c’è tra le nostre domande e le sue risposte, si chiama mistero. Attenzione però: mistero non perché qualcuno non ci vuole dire qualcosa, o perché noi non possiamo capire. Questo tra noi e Dio è un mistero d’amore, ha una funzione pedagogica, e Gesù ce lo dice bene: “Molte cose ho ancora da dirvi, ma non siete capaci di portarne il peso.”

Quando ci troviamo davanti al muro dei perché, dei come mai, quando diciamo ma Dio dov’è, perché succedono queste cose, stiamo facendo esperienza di questo mistero. Spesso davanti a questo muro ci arrabbiamo, con Dio che non agisce, oppure sentiamo risposte di taluni che si sentono i depositari della verità e pretendono di sapere il perché e il percome dell’agire di Dio. L’atteggiamento giusto davanti a questo muro è il silenzio e l’attesa. Silenzio per non sprecare parole su ciò che di fatto non conosciamo, e attesa dei tempi di Dio.

Durante questa silente attesa non stiamo con le mani in mano: diamoci da fare, rimbocchiamoci le maniche, andiamo incontro a chi ci è accanto. Questo amore vissuto ed operante maturerà il nostro cuore, per incontrare Dio non come un esattore delle tasse, non come un giudice implacabile, ma come Padre, che dona tutto sé stesso per i figli, un padre che sa rispondere agli insulti e agli sberleffi con un sorriso, non perché sia ebete, ma perché anche lui attende in silenzio che ogni suo figlio e figlia viva l’amore come dono.

Il muro del mistero non è un muro ma una porta che per il momento rimane chiusa, o meglio socchiusa. Accettiamo di non sapere tutto come vorremmo, viviamo questo mistero non come una lacuna ma come un percorso di crescita e di cambiamento. Nessuno è arrivato, nessuno ha la verità in tasca, siamo tutti in cammino, viandanti del mistero, nessuno è padrone ma tutti siamo figli amati da un Padre che rispetta i tempi di ciascuno.

Il mistero non divide, ma unisce. Viviamolo così, come una forza d’amore che ci plasma, ci forma giorno dopo giorno. Cessiamo di essere dei polemici mai contenti, e viviamo con gioia questa figliolanza. Sarà un Padre che conosciamo poco, ma il suo amore è visibile ad occhio nudo in ogni atomo.

Buona domenica!

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