6 Settembre 2015
A piedi sulle orme di San Francesco

Nel mese di luglio, da Orvieto alla Porziuncola, erano 300 i giovani marciatori da tutta Italia, 300 zaini e 150 km a piedi in sei giorni di cammino, accompagnati dai frati francescani minori del SOG e dalle suore francescane. Si tratta della XXXV marcia francescana, dal tema “Cerco il tuo volto”. Miriam, una ragazza di Pinerolo, ha partecipato e ci ha raccontato la sua esperienza.
Oggi è il 24 agosto, esattamente un mese fa arrivavo ad Orvieto, sola con il mio zaino, con l’essenziale per quei dodici giorni in giro per l’Umbria. Alla partenza il cuore era pesante, affaticato, ma pronto a mettersi in gioco. Un po’ preoccupata per quanto mi aspettava, perché dai racconti di chi mi ha preceduta la fatica è veramente grande, mi sono messa in cammino, chiedendomi che cosa Dio avesse in serbo per me in questa esperienza.
Prima di arrivare a Orvieto, una preghiera in Porziuncola, chiedendo una grazia per me speciale e affidandomi a Maria e Gesù. La domanda nel cuore era un po’ vaga: “Che cosa sto cercando esattamente?” La risposta è stata semplice, il titolo della marcia era proprio Cerco il Tuo Volto. Ora la meta mi è chiara: farmi amare da Dio così come sono e amare come lui ha amato. In quei giorni il suo volto si è rivelato a noi, in mille modi diversi, attraverso tante persone e nel creato attorno a noi. Mi ha detto chiaramente che Lui è con me, sempre e che devo solo fidarmi. Lui che è stato deriso, umiliato e torturato per l’amore che prova per me vuole solo trovarmi affinché io mi lasci amare da Lui. E allora come posso, io, non amarlo? “Cerco il tuo volto che mi cerca”: ci cantavano le clarisse di Orvieto. E da lì è iniziata la marcia.
Una marcia piena di sorprese, come la riscoperta dell’essenzialità: avevo con me lo stretto indispensabile nello zaino, ma anche tante cose superflue nel cuore. Niente telefono con me, solo il cuore per voler essere in stretto collegamento con Dio. E con il passare dei giorni quel cuore si è riempito, alleggerendosi man mano. Ho lasciato tante cose per strada, riuscendo ad aprire spazi del mio cuore dove non avevo mai avuto coraggio di metter mano. Quando alle sei di mattina ti ritrovi a marciare in silenzio, nelle prime luci dell’alba in mezzo alla natura, è più facile mettersi in ascolto della Sua parola, anche quella scomoda. Quei momenti di silenzio si sono rivelati provvidenziali perché è lì dentro che ho trovato una forza a me sconosciuta e che ho sentito la mano di Dio che agisce.
Come provvidenziali sono state quelle vesciche ai piedi che non volevano saperne di andarsene (io che non ho mai sofferto di bolle e vesciche!) e che dopo qualche giorno, visto il loro imperterrito ritorno, ho deciso di tenermi e camminarci insieme: senza di loro non avrei faticato così tanto e non avrei guardato a Gesù e alla croce così come ho fatto. Un po’ di volte ho pensato di fermarmi qualche minuto e di non farcela perché il dolore ai piedi era tanto, ma la Provvidenza mi ha subito messo accanto qualche marciatore che con uno sguardo o poche parole mi ha spronata a continuare. Questa fatica ha riportato la mia attenzione al mio corpo, ho conosciuto muscoli che neanche pensavo di avere, ho litigato e mi sono riappacificata con le mie anche, i piedi (e rispettive vesciche) e le spalle che hanno portato lo zaino per quei 150 km a piedi. Mi hai ricordato che il mio corpo, che a volte non curo e disprezzo, è dono di Dio. E guarda te fin dove mi ha portata e quanti chilometri mi ha fatto fare! Lui lo sapeva che ce l’avrei fatta. Ero io a non saperlo.
La sua croce, il tau e il rosario che ci hanno regalato i frati e che tante volte ho preso in mano mi hanno portata fino in cima, su per la salita di Montecchio e poi ancora per quella infinita di San Terenziano. Sotto il sole cocente di quella tappa è successo qualcosa, sono stata obbligata ad affrontare quel limite nel mio cuore che tante volte mi ha bloccata e, incredibile ma vero, quel giorno l’ho superato! Già questa è stata una grazia enorme.
Fossi stata da sola so che non ce l’avrei fatta e mi sarei fermata diverse volte. Invece, con passo costante, ho cercato di non perdere di vista la meta: il suo volto da cercare, il suo volto consegnato, umiliato, rinnegato, riconosciuto e rivelato. Quel volto ci ha guidati fino alla Porziuncola, all’indulgenza voluta da San Francesco 799 anni fa. “Cerco il tuo volto” è stata la mia marcia, Dio mi ha voluta qui ora perché aveva da darmi una bella strigliata (con amore) per ricordarmi quanto sia importante il cammino, ordinato, con Lui a fianco.
Il mio gruppo, Chiara Luce Badano, era quello giusto, perché mi ha ricordato quanto sia importante consegnarsi, in modo totale, perché è solo così che si può scoprire l’Amore vero. A me servirà un po’ più dei 25 minuti di Chiara, ma il desiderio è quello e so che Lui me l’ha messo dentro fin dall’eternità in cui mi ha pensata. L’amore di Dio l’ho sentito chiaramente, quando siamo arrivati in Porziuncola. Ero scettica, perché ci sono entrata già tantissime volte, e pensavo che quella volta non sarebbe stata molto diversa.
Dei cambiamenti che Lui operava dentro di me in quei giorni di marcia non me ne sono accorta finché non siamo arrivati a Santa Maria. Quando ci siamo avvicinati alla basilica piangevo e subito non riuscivo a capire il perché. Non ero certamente l’unica, ma vi posso raccontare solo del mio pianto: mi sono sentita davvero liberata dai peccati, dalle ferite che ho portato con me per troppo tempo. Ho sentito che Dio se li è presi tutti e soprattutto che mi ha dato un cuore nuovo. Erano lacrime di una persona nuova, lacrime di stupore e di gioia per ciò che credevo assolutamente impossibile. A me ma non a Dio. E la cosa più bella è che tutto questo non l’ho ricevuto per merito, ma per grazia.
LASCIA UN COMMENTO
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Visualizza l'informativa privacy. I campi obbligatori sono contrassegnati *