28 Agosto 2019
Lourdes: il miracolo è esserci
Lourdes. Davanti alla grotta la sensazione è quella di essere in presenza di qualcosa di buono e di vero. Nessun sensazionalismo. Solo la roccia, l’acqua, la luce discreta delle candele, la statua bianca che attrae gli sguardi e le preghiere. Difficile barare. Impossibile fare finta. La semplicità è disarmante. Quello è il cuore del santuario.
Ci sono arrivato da pellegrino anomalo. Con mia moglie. Due giorni soltanto.
Attraversata l’esplanade ho puntato alla grotta. Senza nemmeno pensarci e senza averci pensato.
La preghiera
A Lourdes puoi fare tutto e puoi fare niente. Anche solo guardare la gente che prega è pregare.
Il rosario è un sentiero. Passi ordinati, ritmo cardiaco, labbra che si muovono appena. Magari in latino. O in lingua Tamil. Ogni Ave Maria è andare più a fondo, è aprire una finestra dell’anima per lasciar passare la voce di Dio.
La preghiera sgorga come da un grumo di fango che improvvisamente diventa sorgente e mette in luce tutti i peccati, tutti i rancori, tutte le piccole e grandi imperfezioni d’amore che macchiano la vita degli uomini. La stessa preghiera mostra, però, la misericordia di Dio, l’abbraccio benedicente, la rinascita quotidiana che si nutre di pane vivo.
La luce
Appoggiata ai piedi dei Pireni francesi, la grotta Massabielle non rimane mai al buio. Neppure quando il cielo è plumbeo. Neppure quando cala la notte. La luce si diffonde di candela in candela e te la ritrovi dentro a sconquassarti il cuore. A volte fa male perché ti fa vedere come sei. E non sempre lo si vuole sapere.
Le fiammelle consumano la cera senza fretta. Sanno che lì dentro qualcuno ci ha messo una preghiera che vale lacrime e sangue. Sanno che lì dentro ci stanno e briciole e montagne di fede, provata, cercata, magari perduta e ritrovata.
I malati e la croce
Ha le sembianze di una lettiga, di una sedia a rotelle, di un bastone, di una stampella, di un turbante che nasconde gli effetti di una brutta malattia. La croce a Lourdes assume forme infinite. Tutte normali e straordinarie. Impossibile non vederle: te le ritrovi ovunque. Passano sospinte da un volontario, si muovono lente, si inginocchiano. Sono croci preziose, che fanno impallidire l’oro, perché sono croci vive e vere.
Le croci di sempre diventano un segno, colmo di sofferenza, ma mai disperato. L’attesa di una guarigione ha da sempre caratterizzato questo luogo. In tanti ne hanno fatto esperienza. Ci sono libri, testimonianze, documenti. Qualcuno è stato guarito nel corpo, altri – i più – nell’anima.
Per ciascuna croce, c’è una guarigione che parla di resurrezione e vita eterna.
L’acqua
Lourdes è una città liquida. C’è la sorgente della grotta, il fiume Gave di Pau e spesso ci si mette anche la pioggia. L’acqua è ovunque. Un battesimo continuo. Ho voluto immergermi nella piscina. Un gesto fisico, concreto. Un’ora di attesa. Mi sono imbucato in un gruppo di fedeli del sud est asiatico. Ordinatissimi. Silenziosi. Si prega, si canta, si pensa. Chiacchiere no. Non una parola di troppo.
Quando arriva il mio turno entro con altre sei persone. Nello spogliatoio c’è anche un diacono con la talare. Entra prima di me e benedice i volontari. Poi tocca a me. Entro e mi spoglio. L’asciugamano sui fianchi mi fa rabbrividire. È il freddo, ma non solo. Sono pronto. Prego in silenzio. Poi mi immergo. Fino in fondo. Mi lascio andare in quell’abbraccio che sa di salvezza. E torno su.
Non fa più freddo.
Alle fontane l’acqua è abbondante. Ce n’è per tutti. Si può portare via. Si può portare a casa. Si può bere. È un rituale spontaneo. C’è chi si lava le mani e il volto.
«Chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna».
Le parole di Gesù qui si possono toccare. Hanno una consistenza, una temperatura, un peso. Sono nuove.
La gente
A Lourdes c’è il mondo. Lingue, colori, età, vocazioni, storie diverse. La chiesa universale la vedi nei volti, la senti nei canti, la incontri ad ogni passo. Vescovi e diaconi. Preti e laici. Frati e suore. Donne e uomini. Anziani e neonati. Famiglie e comunità. Gruppi e singoli.
E poi ci sono i giovani. Molti scout. Molti volontari. Li ho visti raggiungere il santuario sotto la pioggia alle 7.30 del mattino. Li ho visti accarezzare un ammalato, spingere una lettiga, inginocchiarsi sull’asfalto, allargare le braccia sotto un acquazzone. Li ho visti dare tutto senza chiedere nulla. Un miracolo che si può fotografare.
La chiesa
Gli edifici di culto a Lourdes sono parecchi eppure c’è una sola chiesa. Le tre basiliche sovrapposte, le cui fondamenta appoggiano sulla grotta, esprimono anche con l’architettura questa unità. Si può uscire da una chiesa ed entrare in un’altra e si è sempre nella stessa. Cambiano le strutture, cambia l’iconografia, eppure è la medesima casa.
Mi ha colpito in particolare la Chapelle de la Rèconciliation. Un confessionale plurilingue dove campeggia l’immagine di Cristo benedicente. Mi ha accolto con gentilezza un seminarista. Nulla è dato per scontato. L’invito all’esame di coscienza, ad un’attesa orante, ad una preparazione spirituale mi hanno messo a mio agio. È l’incontro con la misericordia.
Bernadette e Maria
Sono due presenze discrete. Non ho avuto tempo – e probabilmente non lo avrei fatto comunque – di ripercorrere i luoghi della vita della santa. Un vecchio diorama, all’ingresso del santuario, ne ripropone in modo forse un po’ ingenuo le tappe biografiche: la povertà della famiglia, le apparizioni, l’incredulità, la sua tenacia, la fede semplice e determinata.
Maria è ovunque (e non solo nelle infinite riproduzioni allineate sugli scaffali dei negozi di articoli religiosi). Pellegrina con i pellegrini indica la strada per l’incontro col Figlio. È discepola silenziosa (neppure nelle apparizioni ha abbondato con le parole), è l’Immacolata Concezione che incarna il sogno di Dio per l’uomo.
Per me e per mia moglie il miracolo di Lourdes è stato esserci. Ci abbiamo provato tante volte senza riuscirci. E alla fine, questa estate, siamo arrivati per dire grazie. Ma anche per portare centinaia di preghiere che famigliari ed amici ci hanno affidato. Perché Lourdes questo suscita: la lucentezza della preghiera autentica. Da affidare ad un madre. Da consegnare al Padre per mezzo del Figlio.
Patrizio Righero
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