11 Settembre 2018
“Lo stupore della tavola” è la prima lettera pastorale del vescovo Derio Olivero
«Carissimi amici, lo scorso anno, a luglio, vi scrissi una lettera. Iniziava così: “In punta di piedi desidero entrare in casa vostra per darvi un abbraccio e sedermi attorno al tavolo per ascoltare ciò che portate in cuore: affetti, fatiche, lutti, rabbie, sogni. Presto verrò a condividere la vita con voi. Mi manda Papa Francesco, che stimo enormemente. Lui rappresenta la Chiesa che da sempre sogno e che ora, in Lui, diventa visibile. Una Chiesa attenta alla vita concreta, in uscita, gioiosa, capace di dialogo, carica di speranza, aperta”. Ora, dopo un anno, desidero non solo entrare in casa vostra per un saluto, ma provare a fare un cammino insieme, partendo proprio dal tavolo di casa. Desidero fare un cammino sul tema del “mangiare”. È una delle cose più elementari e quotidiane. Più fondamentali. Ci accomuna tutti: credenti e non credenti, giovani e adulti, uomini e donne».
Si apre così “Lo stupore della tavola”, la prima lettera pastorale che il vescovo Derio Olivero indirizza alla Diocesi di Pinerolo per l’anno pastorale 2018-2019. Il cibo e la bellezza sono i punti di forza per indicare un cammino che si configura come un “sogno” per la nostra Chiesa.
Monsignor Olivero parte dalla contemplazione del pane: «Oggi prendiamo in mano una pagnotta e la guardiamo». Un primo passo dall’ordinario allo straordinario perché «questa pagnotta ci ricorda Gesù che dice: “Prendete e mangiate”. Ci ricorda che abbiamo bisogno di un Pane che ci salvi».
Per entrare con la testa e col cuore nel tema del “mangiare” il vescovo presenta il dipinto di Caravaggio “La Cena di Emmaus” (1602) e la poesia di David Maria Turoldo “Tempo è di ritornare poveri”. Non solo riflessione e approfondimento, ma anche una proposta concreta: «Mi piacerebbe che in tutte le nostre case si mettesse una riproduzione di questo dipinto. Sarebbe bello pensare che in tanti, nel nostro territorio, mangiamo accomunati da questo quadro». Accanto al dipinto la pagnotta «possibilmente benedetta, può essere messa in un piccolo cestino o su un vassoio, magari a volte con piccoli fiori attorno, oppure con qualche altro abbellimento».
Cibo, arte e poesia, quindi, perché «mangiare è un allenamento alla bellezza, è allenamento alla capacità di gustare». L’episodio della moltiplicazione raccontato dall’evangelista Marco rilegge la realtà umana del mangiare alla luce della Parola che «per i credenti è “canone”, cioè dice la giusta direzione. Per i non credenti è “codice”, ovvero contribuisce ad “aprire la porta” sulla verità della vita». Dal singolare al plurale, la Parola si declina in quindici “parole per camminare” «che ci possano guidare ogni volta che ci sediamo a tavola. Anzi, alcune parole che possano aiutarci a ricostruire un uomo più umano». Dalla gratitudine all’eucaristia, passando attraverso la condivisione, il gusto e il desiderio, fino al perdono, il vescovo offre brevi ma incisive chiavi di interpretazione della vita per imparare «a sentire la presenza del Padre Buono».
«In una parola – scrive monsignor Olivero concludendo la prima parte della lettera – sogno “piccole cose”, ma fatte insieme».
La seconda parte contiene le indicazioni operative con l’attenzione a «non caricare ulteriormente la pastorale ordinaria di eventi e impegni», ma invitando «ogni realtà alla fantasia creativa comune». La fantasia, però, ha bisogno anche di concretezza. Per questo motivo «la Diocesi mette a disposizione 20mila euro con l’intento di premiare dieci progetti con 2.000 euro ciascuno».
Tra le priorità indicate: il cammino per le coppie in nuova unione, il cammino di riorganizzazione della Diocesi e i giovani. Al centro di tutto la relazione: «Oltre alle riunioni organizzative facciamo qualche incontro per far crescere le relazioni: revisione di vita, momenti di convivialità e di preghiera comune, lettura comune della Parola della Domenica. Una comunità ricca di legami diventerà una comunità capace di ospitalità».
Patrizio Righero
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