31 Ottobre 2013
L'augurio del vescovo per la Solennità di tutti i Santi
31 ottobre 2013
Per la festa dei Santi vi lascio due pensieri. Sembrano slegati tra di loro, ma non lo sono. Il primo riguarda la famiglia del cielo, il secondo le famiglie della terra. La famiglia del cielo riflette sul mondo la bellezza di Dio. Diventare icona di questo splendore è la vocazione di tutte le nostre famiglie.
In questi giorni la mente e il cuore più facilmente sentono il bisogno di guardare oltre la scena di questo mondo che passa. Al di là di questa frontiera non c’è il nulla. Tutt’altro! C’è una folla immensa, una grande famiglia «che nessuno può contare, di ogni nazione, tribù ,popolo e lingua» ( Ap 7,9). Essa ha già raggiunto la meta: Dio Amore, per sempre. È la famiglia dei santi, che ci incoraggia a vivere nella fedeltà alla Parola del Signore e ci attende. In questa famiglia celeste ci sono tante persone a noi care. Non solo quelle elencate nel calendario, ma tanta gente che ci è passata accanto e ci ha comunicato, con semplicità, il profumo del Vangelo. Un giorno ci rivedremo e godremo insieme Dio «faccia a faccia» (ICor 13,12). Coltivare questo pensiero non è alienazione, né terapia per non affogare nei tanti problemi che assillano la nostra vita quotidiana. È, invece, custodire la «speranza che non delude» che ha la sua forza nella parola di Gesù: «Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore…Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi.» (Gv 14,1-3).
Un secondo pensiero riguarda le famiglie della terra. Penso in particolare a tutte quelle che hanno partecipato a Roma, sabato e domenica 26-27 ottobre, all’Incontro mondiale in occasione dell’Anno della Fede (erano otto le famiglie pinerolesi presenti). Sono state giornate molto belle, ricche di emozioni e di entusiasmo. Tante famiglie come una sola famiglia: questo era lo spettacolo che si coglieva in piazza San Pietro, sabato sera per la Veglia di preghiera e domenica per la celebrazione dell’Eucaristia.
Il messaggio dal Papa ci incoraggia a proseguire nel nostro cammino per realizzare quanto ci siamo prefissati in questo anno pastorale: mettere al centro la famiglia che è come un crocevia dove passano e si sviluppano le esperienze più significative della vita, in particolare ponendo attenzione al tempo del fidanzamento. Davvero lavorare per la famiglia è preparare un futuro di speranza.
Le parole semplici del Papa sono andate dirette al cuore. Tutti le hanno comprese pur provenendo da culture e tradizioni diverse. Nella veglia in piazza San Pietro egli ha ripetuto le «tre parole» che devono essere custodite da tutte le famiglie: permesso, grazie, scusa. «Tre parole chiave! Chiediamo permesso per non essere invadenti in famiglia. “Posso fare questo? Ti piace che faccia questo? “. Diciamo grazie, grazie per l’amore! Ma dimmi, quante volte al giorno tu dici grazie a tua moglie, e tu a tuo marito? Quanti giorni passano senza dire questa parola, grazie! E l’ultima: scusa. Tutti sbagliamo e alle volte qualcuno si offende nella famiglia e nel matrimonio, e alcune volte- io dico- volano i piatti, si dicono parole forti, ma sentite questo consiglio: non finire la giornata senza fare la pace. La pace si rifà ogni giorno in famiglia! “Scusatemi”, ecco, e si ricomincia di nuovo».
Così l’amore, fatto di piccoli gesti, riveste della bellezza di Dio le nostre famiglie.
+ Pier Giorgio Debernardi
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