29 Giugno 2016
L'AIMC e il valore associativo del laicato cattolico
29 giugno 2016
La politica italiana pare non essere più in grado di rispondere alle domande di senso poste in essere dagli elettori. La fine delle ideologie che tanto aveva alimentato la legittimazione dei partiti politici negli anni della cosiddetta “Prima Repubblica”, ha lasciato il posto ad una classe dirigente ripiegata su se stessa e incapace di indicare al Paese un orizzonte ideale a cui tendere.
Il conseguente venir meno dell’unità politica dei cattolici italiani ha determinato l’esigenza di un nuovo e rinnovato protagonismo dell’associazionismo di matrice cattolica. È in questa prospettiva che l’AIMC nazionale si è posta l’obiettivo di indicare ai suoi soci e simpatizzanti una meta a cui tendere che possa tenere insieme il meglio della propria tradizione ma che nel contempo sappia andare incontro senza indugio alle giovani generazioni.
Di fronte ad un pontificato come quello di papa Francesco che incalza il laicato cattolico ad un nuovo impegno nel consesso pubblico e nella Chiesa, l’AIMC non può (e non deve) restare fermo. Di qui l’esigenza di un impegno costante all’interno delle diverse realtà scolastiche (non a caso il varo della Legge 107 meglio conosciuta dall’opinione pubblica come la “Buona scuola” ha comportato la necessità di mettersi in discussione come docenti e come personale della scuola impegnato nella formazione educativa delle giovani generazioni- cercando in tal modo di rispondere alle inquietudini esistenziali dei più giovani) e più in generale nel dibattito pubblico.
Nei suoi settant’anni di vita l’AIMC non ha mai smarrito la sua missione pubblica che essenzialmente può essere sintetizzata nel tentativo generoso di formare la coscienza dei cittadini di domani declinata cristianamente senza estremismi confessionali (di cui ammoniva la pericolosità già Papa Paolo VI) ma avente sempre come riferimento ultimo il Vangelo e il magistero della Chiesa. Anche per questo l’AIMC nelle sue diverse articolazioni, può e deve interloquire con la politica senza timori reverenziali, tanto meno abdicare dalla sua precipua sensibilità nel raccogliere ansie e preoccupazioni (ma anche potenzialità) di chi la scuola la vive tutti i giorni sulla propria pelle. Ne è un esempio emblematico l’atteggiamento assunto dall’associazione rispetto al varo della Legge 107.
Pur non nascondendo criticità e dissensi rispetto ad una riforma che non risolve molti dei problemi di cui soffre la scuola pubblica italiana (ma che per certi aspetti addirittura le aggrava!), l’AIMC non ha mai smesso di cercare un dialogo ed un confronto costante con il governo e le parti sociali (nel rispetto del ruolo e delle funzioni di ciascuno). Tutto questo nel solco della migliore tradizione AIMC che ha sempre cercato di accompagnare la protesta (e talune volte il dissenso) alla proposta.
Questo è quello che l’AIMC cercherà di fare anche nel prossimo futuro (come regione Piemonte il nostro impegno in tal senso è totale), consci come siamo che solo dal dialogo e dal confronto tra le parti, il Paese (e il mondo della scuola nel suo insieme) potrà arrestare il declino (culturale prima che economico) a cui negli ultimi anni l’Italia e l’ Europa è andata incontro. L’autonomia del mondo dell’associazionismo rispetto alla politica va garantito e salvaguardato; ma il dialogo sociale ed il confronto tra le parti restano il metodo preferito dall’AIMC per tutelare le istanze spirituali, culturali e pedagogiche a cui siamo chiamati.
Il futuro di un’associazione ha il cuore antico di chi sa di essersi sempre speso nel corso della propria lunga storia per il bene di discenti e docenti, nonostante errori (ma chi non ne fa?) e momenti difficili. Di contro resta l’impegno costante di soci e dirigenti nazionali e locali per servire l’AIMC ed il Paese, consapevoli delle sfide enormi che il mondo globale del XXI secolo ci mette di fronte. Ci piace ricordare le parole che papa Pio XII pronunciò il 4 novembre del 1945 in udienza privata davanti all’allora stato maggiore dell’AIMC nazionale mettendo in luce il senso profondo di una testimonianza cristiana declinata laicamente: «Rinnovare la società è possibile e giusto e per farlo bisogna mettere al centro dell’agenda pubblica il fanciullo con le sue inevitabili domande di senso». A distanza di tanti anni le parole del pontefice paiono custodire tutta la loro freschezza e attualità.
L’AIMC nazionale in concerto con le diverse realtà regionali , continuerà ad adoperarsi per formare le coscienze dei cittadini di domani. Un cittadino consapevole dell’importanza di dare testimonianza in ogni momento della sua dignità di persona. È questa la grande sfida che abbiamo di fronte: evitare di trasformarci in una corporazione chiusa ed autoreferenziale. Al contrario è nostra intenzione perseverare nel tentativo di essere percepiti sempre più come soggetto culturale autonomo dalla politica, ma capace di interloquire con essa per il bene della società nel suo insieme. Ed è questo l’insegnamento che i primi dirigenti nazionali AIMC – Carlo Carretto, Maria Badaloni, Carlo Buzzi e tanti altri dirigenti AIMC dell’immediato secondo dopo guerra, ci hanno lasciato in eredità.
Con impegno ed entusiasmo continueremo a fare del nostro meglio per concorrere a creare un’ Italia migliore, nel solco della migliore testimonianza cristiana a cui siamo stati chiamati dall’ormai lontano 1945.
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