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Chiesa  

L’acqua, un dono inestimabile

L’acqua, un dono inestimabile

Torino. Il 12 novembre scorso una giornata di studio promossa dalle Suore di San Giuseppe Ampio spazio dato alla Parola di Dio, gratitudine per l’acqua come dono della creazione da gestire responsabilmente, solidarietà con i fratelli liguri e toscani provati dall’alluvione: queste le note qualificanti della preghiera che apre, sabato 12 novembre a Torino, la giornata di studio sull’acqua, “dono inestimabile”, organizzata dalla Commissione Giustizia e Pace della Federazione Italiana Suore di S. Giuseppe. Studenti di vari istituti superiori (tra cui anche il “Maria Immacolata” di Pinerolo) affrontano il tema “acqua” sotto il profilo scientifico, etico, simbolico-spirituale, commentando alcune presentazioni in PowerPoint elaborate a scuola: e così dimostrano come le comunità educanti animate dalle Suore Giuseppine insieme ai docenti laici, siano impegnate a formare giovani dalla coscienza ecologica viva e radicata nell’insegnamento biblico.
A queste presentazioni fa poi riferimento il primo relatore, giovane anche lui, chiamato a parlare di “acqua come bene comune”: è il dott. Emanale Fantini dell’Università di Torino, che ha potuto elaborare competenze e convinzioni attraverso la ricerca accademica e la partecipazione a progetti di sviluppo nel Sud del mondo. Anche i suoi personali ricordi di un’Etiopia ricchissima di acqua (ma dove i più poveri non accedono ai servizi idrici di base perché il governo preferisce dirottare gli investimenti sulle spese militari) gli servono per dimostrare che la disponibilità delle risorse idriche non dipende solo da fattori geografici o climatici, ma è un fenomeno sociale, politico, economico, condizionato da povertà, disuguaglianze, situazioni di potere. Parla poi di competizione sui vari usi possibili dell’acqua (umano, industriale, agricolo, per l’allevamento) e di tensioni sia a livello locale che internazionale. Analizza casi in cui l’acqua non è il fattore scatenante del conflitto fra stati, ma è utilizzata come arma di ricatto e strumento di pressione; sostiene che storicamente l’uso internazionale delle acque ha portato più alla condivisione che al conflitto, evitabile in presenza di istituzioni internazionali solide e dotate di vera autonomia.
Da ultimo Fantini storicizza e problematizza il concetto di “privatizzazione”, che non gli sembra esauriente per delineare sul piano descrittivo certi fenomeni (una gestione delle acque esercitata da una società per azioni a totale controllo pubblico, è pubblica o privata? d’altra parte un’associazione di volontariato internazionale che costruisce un pozzo in Africa è un soggetto privato,ma se il progetto è ispirato a determinati valori rende un servizio pubblico…). Passando poi al piano etico-politico, si domanda come calare nel concreto la volontà di controllo democratico sulla gestione dell’acqua emersa dai recenti referendum. E risponde che forse la soluzione non è dire “bisogna affidare al mercato” e nemmeno dire “a gestire deve essere una istituzione pubblica”.
Ci vogliono fantasia e originalità per conciliare complessità industriali, peso delle competenze dei tecnici e decisioni della comunità, per garantire efficienza senza penalizzare le fasce più deboli. Si devono individuare strumenti, istituzioni, politiche per provvedere a una gestione dei servizi idrici effettivamente orientata al bene comune e alla tutela dei diritti fondamentali, non solo in Italia, ma nel mondo, in un’ottica che garantisca equità e sostenibilità tra generazioni presenti e future.
Per presentare la percezione dell’acqua nella Bibbia e nelle tradizioni filosofiche e religiose dell’umanità, il secondo relatore, don Ermis Segatti, traccia un ampio quadro coinvolgente i rapporti tra fede e scienza, evangelizzazione e culture: la scoperta dell’acqua come necessità comune a tutti i popoli può trasformarsi in benedizione se produce unità, anche con l’apporto delle fedi.
Animano la tavola rotonda pomeridiana la Madre Generale di Pinerolo, capace di confermare nella fede narrando storie brasiliane con entusiasmo contagioso, una Giuseppina di Cuneo,una ragazza che si sente interiormente cresciuta grazie al volontariato in Africa, una religiosa indiana delle Suore di Sant’Anna ( la cui testimonianza appassionata mostra come le consacrate dei paesi poveri arricchiscano Chiesa e società). Parlano di persone stimate da Dio e ignorate dai media: donne precocemente invecchiate portando a piedi pesanti recipienti d’acqua; agricoltori indiani che vedono finire le terre più fertili in mano alla multinazionale della Coca Cola; contadini africani e brasiliani, aiutati dalla cooperazione internazionale, che esprimono la loro dignità costruendo acquedotti e cisterne con mezzi rudimentali e ringraziando Dio per i risultati ottenuti .
In questo momento di crisi economica globale, il dovere rafforzare legami virtuosi tra Nord e Sud del mondo può essere una strada di salvezza per tutti; anche la presenza di un Ministero per la Cooperazione nel nuovo governo italiano è un confortante segnale in questa direzione.

Anna Maria Golfieri

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