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Chiesa  

La Messa dei popoli apre le porte anche ai fedeli islamici

La Messa dei popoli apre le porte anche ai fedeli islamici

Lunedì 6 gennaio 2014, solennità dell’Epifania, il vescovo di Pinerolo Pier Giorgio Debernardi ha presieduto la messa dei popoli. La celebrazione si è caratterizzata per le letture e le preghiere formulate in diverse lingue e per la presenza di tre figuranti nei panni dei Magi. Alla messa erano presenti non solo molti fedeli laici provenienti da Europa, Africa, Asia e America (soprattutto Latina) ma anche religiosi e sacerdoti che prestano il loro servizio pastorale in diocesi. Al termine della celebrazione alcuni giovani islamici, accompagnati da Giorgio Daleo, coordinatore del museo dell’Emigrazione, hanno letto un testo spirituale come segno di amicizia e di comunione.

C’è un detto famoso, un hadith del Profeta, che dice: “Nella casa dove non entrano gli ospiti non entrano gli angeli” ed un altro:“L’ospite è colui che ti porta la benedizione, anche la moltiplicazione del cibo: se tu condividi si moltiplica”.

Nel Corano c’è un versetto molto interessante che precisa il significato di questa generosità; in questo Libro sacro, infatti, Dio viene appellato con 99 nomi; il nome che si avvicina di più a questo concetto è ‘Al Karim’.

Al Karim è colui che è generoso, che dona.

Nella sura 17, l’ ayat 70 parla di questo suo dono all’essere umano. Dice: “Certo abbiamo onorato i figli di Adamo, li abbiamo trasportati sulla terra e sul mare, abbiamo elargito loro buone cose e li abbiamo preferiti al di sopra di molte altre nostre creature”.

Ciò che interessa è questo “Abbiamo onorato i figli di Adamo”.

Ogni essere umano, ciascun figlio di Adamo, senza eccezione, dunque, è stato onorato da Dio.

Come Dio versa questa sua generosità verso i figli di Adamo, lo chiede reciprocamente all’uomo verso gli altri uomini.

Se Dio è stato generoso con l’essere umano, l’essere umano a sua volta deve vestirsi di questo nome, essendo generoso verso il suo prossimo, senza distinzione di razza, di lingua, di nazione e nemmeno di fede. E’ un concetto che il Corano elabora in molte altre parti…

L’amore verso il prossimo, poi, è esplicitato in diverse occasioni: alla sura 76, le ayat 8 e 9 così recitano :“Per amore nutrono il povero, l’orfano e il prigioniero e poi dicono: noi vi nutriamo per il volto di Dio, non aspettiamo da voi compenso né gratitudine. Dio farà trovare loro la frescura e la gioia”.

Nella storia della primissima comunità islamica, poi, c’è la narrazione di una vicenda molto interessante, che parla proprio dell’ospitalità. Qui è un re cristiano che accoglie i primi fedeli mussulmani, perseguitati dai loro stessi capi sociali e politici. E’ la storia del re Negus, sovrano dell’attuale Etiopia, che accoglie questo piccolo gregge sofferente, ferocemente perseguitato dal suo stesso popolo. Il profeta Mohammed dice loro: “Io so che in quella terra c’è un re cristiano che è molto giusto e vi accoglierà. Andate lì”. Allora cominciano ad emigrare molto segretamente, arrivano e lui li accoglie e li protegge, nonostante che il loro stesso popolo li perseguiti, anche offrendo al Negus doni per riavere indietro i fuggitivi. Ma il re Negus dice :“chi entra nella mia terra ha la mia protezione. Io ho parlato con loro e ho capito che praticano sì una nuova religione, ma con grande dignità”. Questo fatto storico è molto interessante nelle relazioni tra mussulmani e cristiani, può e deve essere riproposto anche oggi, proprio come ci propone papa Francesco.

Terminiamo questa riflessione con le parole di Shahrzad Housmand, teologa islamica: “Mi sono detta, chiudendo un attimo gli occhi dentro di me: veramente che cos’è l’ospitalità per essere chiamata ‘sacra’? Ho osservato: quando uno apre la sua casa all’altro, oppure la casa del cuore all’altro, cosa succede?

Il suo limite per forza deve allargarsi e il suo cuore deve aprirsi, deve abbattere i confini precostruiti.

Allora succede che il suo cuore si allarga, diventa più grande: più si apre al prossimo, più accetta l’ospite o va verso di lui, più si aprono i confini del suo cuore.

Perché prima, forse, lo faceva solo al parente, al padre, alla madre, ai figli, poi agli amici, poi a quelli simpatici, poi ai connazionali.

Per questo, essa conclude affermando: no, apriamolo ancora di più, anche agli sconosciuti come ha fatto Abramo.

Magari, se ciascuno arriva fino ad aprire anche al nemico, in quel momento il suo cuore diventa davvero lo spazio del Dio senza limiti.

 

La photogallery della messa dei popoli a cura di Massimo Damiano

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