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Chiesa  

Anche l’indifferenza è uno scandalo

Anche l’indifferenza è uno scandalo

22 settembre 2013

È stato presentato in questi giorni il Rapporto sulle conseguenze ambientali dello spreco dei prodotti alimentari curato dalla FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’Agricoltura). I dati sono davvero sorprendenti e anche scandalosi: lo spreco di cibo costa ogni anno 750 miliardi di dollari e ogni anno vengono buttate via 1,3 miliardi di tonnellate di cibo durante la produzione o il consumo. Tutto ciò a fronte di 870 milioni di persone che soffrono la fame. Lo scandalo è ancora più grave dal momento che l’abbondanza della produzione complessiva degli alimenti consentirebbe di sfamare tutti gli uomini.

Non si può restare indifferenti di fronte a questi dati. Anche l’indifferenza è uno scandalo. Nel mondo vi sono circa sette miliardi di persone ( nel 2050 saranno nove miliardi). Sprecare cibo è una gravissima ferita all’ambiente, all’economia e un peccato contro l’umanità.
Da questo punto di partenza voglio richiamare alcuni insegnamenti di Papa Francesco fatti in questi ultimi mesi che ci devono scuotere o almeno suscitare interrogativi inquietanti. Mi riferisco in particolare agli interventi fatti all’Assemblea della FAO e al centro Astelli di Roma.
Alla FAO (20 giugno) ha ribadito che «è necessario trovare i modi perché tutti possano beneficiare dei frutti della terra, non soltanto per evitare che si allarghi il divario tra chi più ha e chi deve accontentarsi delle briciole, ma anche e soprattutto per un’esigenza di giustizia e di equità e di rispetto verso ogni essere umano».
E ancora: «Uno dei primi effetti delle gravi crisi alimentari, non solo quelle determinate da calamità naturali o da sanguinosi conflitti, è lo sradicamento di persone, famiglie e comunità dal loro ambiente. Questo processo, divenuto ormai globale, richiede che le relazioni internazionali ristabiliscano quel riferimento ai principi etici che le regolano e ritrovino quell’autentico spirito di solidarietà che può rendere incisiva tutta l’attività di cooperazione».
 Al centro Astalli di Roma (10 settembre) ha richiamato con forza i diritti dei rifugiati indicando per essi tre obiettivi: servire, accogliere e difendere. Evidenzio alcune sue affermazione: «La solidarietà è una parola che fa paura per il mondo più sviluppato». Non basta dare cibo. «Diamo la possibilità di imparare a camminare con le proprie gambe». Solo così si aiuta a ricuperare la fiducia.
E poi ha aggiunto: «I conventi vuoti non servono alla Chiesa per trasformarli in alberghi e guadagnare soldi. Sono per la carne di Cristo che sono i rifugiati. Facciamo tanto, forse siamo chiamati a fare di più».
Papa Francesco va dicendo parole forti che spingono ad abbreviare le distanze e a farci carico dei problemi dei poveri. Guai a chi resta spettatore! Sprecare cibo e spingere milioni di persone a cercare altri luoghi di sussistenza per poter sopravvivere, significa calpestare le più elementari regole di giustizia; soprattutto dimenticare che l’umanità – nel disegno di Dio- deve essere come una sola famiglia e tutti hanno il diritto di potersi sedere alla stessa tavola.

+ Pier Giorgio Debernardi

Pier Giorgio Debernardi

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