19 Aprile 2020
Il vescovo Derio chiama il pastore Genre: il Papa mi ha detto di salutare i valdesi

«Ciao amico eretico, riconosci la voce?». Con questo esordio pieno di ironia, oggi pomeriggio mi ha chiamato il vescovo della Diocesi di Pinerolo, per noi il nostro fratello in Cristo, Derio Olivero.
Avevamo avuto degli scambi di messaggi sia nei giorni in cui era già ricoverato in ospedale, sia dopo il lungo blackout che ha dovuto vivere dopo essere intubato e poi tracheotomizzato. Già all’inizio di questa scorsa settimana mi aveva voluto inviare un paio di whatsapp per dirmi che era “tornato” dal viaggio nel coma farmacologico, artificiale, ma non mi aspettavo che la voce fosse già così chiara.
Abbiamo parlato, ovviamente, della sua esperienza, di cui non dirò nulla, solo la calda sensazione cui mi ha accennato di essere “accompagnato” dalla presenza del Signore, anche quando gli dissero a chiare lettere che non sarebbe stato certo il risveglio. E poi i momenti difficili, di cui non hanno ancora raccontato tutto nemmeno a lui…
Attraverso questa conversazione, mons. Derio ha voluto così ringraziare davvero tutti, ad iniziare dal personale ospedaliero che l’ha seguito, comprendendo i valdesi, quelli che lo hanno curato all’Ospedale Civile e tutti gli altri dei quali ha sentito la vicinanza e la preghiera.
Si è raccomandato che io ricordassi che anche il Papa gli ha chiesto di salutare molto i fratelli e le sorelle valdesi.
Fra alcuni giorni sarà sottoposto ad un nuovo tampone per decidere quando potrà tornare a casa in convalescenza.
Conversando con lui, pensavo che in qualche modo siamo tutti “eretici”, cioè, dal punto di vista etimologico, persone che scelgono. Anzi, persone che sono state scelte per un annunzio che non appartiene a nessuno e che è più grande di tutti noi. E proprio per questo appassionante.
Potremo presto ricominciare a collaborare, a confrontarci, a pregare e a discutere, proprio a partire da quella Parola che dimora in eterno, ringraziando per il dono della diversità che da sempre aiuta a declinare in modo plurale, “sinfonico” la Buona Novella del Vangelo.
Negli scorsi giorni ho anche ricevuto alcuni messaggi e telefonate da mons. Pier Giorgio Debernardi, dal Burkina Faso. Molto affaticato dopo avere combattuto contro la “dengue”, che è peggio di una semplice forma di malaria. Sebbene sia portata anche questa da un tipo particolarmente pericoloso di zanzara, la chiamano “febbre rompiossa”, tanto per capirci…
Basti pensare che l’incidenza di questa malattia è aumentata di 30 volte negli ultimi 50 anni, a causa delle condizioni di vita in alcune aree del mondo.
Piano piano si sta riprendendo e vorrei ricordare che questo fratello Pier Giorgio non si è mai dimenticato, da quando ha lasciato Pinerolo, di telefonare regolarmente (anche in occasione del 17 febbraio) per comunicare a tutti il suo affetto, il suo pensiero, la sua preghiera.
Anche noi chiediamo al Signore di tenere nel palmo della sua mano questi fratelli nella fede, tutte e tutti coloro che non ce l’hanno fatta e non ce la stanno ancora facendo, coloro che piangono i loro cari, ovunque in Italia e nel mondo.
Che la luce inedita di Pasqua possa accompagnarci tutti ed illuminare i nostri sentieri di vita.
Gianni Genre
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