7 Luglio 2015
Il 23 giugno è uscito l’Instrumentum laboris del sinodo ordinario dei vescovi sulla famiglia

7 luglio 2015
Il 23 giugno è uscito l’Instrumentum laboris del sinodo ordinario dei vescovi che si terrà dal 4 al 25 ottobre. Questo documento rappresenta la base per i lavori e le discussioni dei padri sinodali e anticipa quali saranno gli argomenti di confronto. Il testo si compone di ben 147 articoli, tra i quali sono inseriti quelli del documento finale del sinodo 2014, ampliati dalle considerazioni restituite dalle diocesi attraverso un apposito questionario.
L’ Instrumentum amplia molto la parte relativa ai temi sociali. Si passa dalle 6 proposizioni su 60 (10%) del precedente documento, a 29 su 147 (20% circa). Si chiarisce fin da subito che, per la Chiesa, la famiglia non può essere scissa dalla società. Questo perché sono l’una dipendente dall’ altra: la società non può esistere senza la famiglia che ne è la sua cellula fondamentale, ma la famiglia fatica ad esistere senza il sostegno sociale.
«Gli accresciuti oneri del mantenimento dei figli, così come la cura sociale dei malati e degli anziani, di fatto delegati alle famiglie, costituiscono un vero e proprio macigno che pesa sulla vita familiare»(9); «tra le diverse famiglie che versano in condizioni di indigenza economica, a causa della disoccupazione…del numero elevato di figli…, non di rado accade che alcuni, non potendo accedere al credito, si trovino ad essere vittime dell’usura»(93). Ci sono poi temi ancora poco esplorati come la vedovanza (19) e il ruolo delle donne (30) a cui viene dato un respiro mondiale.
Molto ampia è la parte dedicata al Vangelo della Famiglia. È questo un richiamo, in primo luogo, agli operatori pastorali. Non è più possibile accompagnare le coppie senza il primato della Parola (come già scritto in Evangelii Gaudium 175). «La comunità cristiana rinunci ad essere un’agenzia di servizi, per diventare invece il luogo in cui le famiglie nascono, si incontrano e si confrontano insieme, camminando nella fede e condividendo percorsi di crescita e di reciproco scambio» (43). Tuttavia occorrono anche altre competenze (32): pedagogiche, psicologiche, mediche. Se non le abbiamo, bisogna farsi aiutare da collaboratori preparati.
A questo punto si colloca una prima serie di riflessioni sulle famiglie fragili. Si ribadisce con forza che la pienezza del rapporto familiare è dato dal “per sempre” di un uomo e una donna nell’impegno matrimoniale, ma si pone attenzione allo atteggiamento da avere nei confronti delle persone, qualunque sia la loro situazione: «Importante è avere la coscienza di essere tutti deboli, peccatori come gli altri…» (61); «La misericordia non toglie nulla alla verità». (68)
Con il paragrafo 69 inizia la III parte “La missione della famiglia oggi”. Già nel titolo c’è un elemento di forte novità: è la famiglia stessa il soggetto della pastorale. Gli operatori, i professionisti, la comunità ecclesiale e civile possono operare per la famiglia, ma mai prenderne il posto.
C’è anche un senso di missionarietà: occorre che sempre più coppie si impegnino in favore di altre realtà familiari, perché sono le sole che possono capirne a fondo difficoltà e gioie. Il documento punta su due elementi principali: il linguaggio e la formazione che precede l’impegno. «Il messaggio cristiano deve essere annunciato prediligendo un linguaggio che susciti la speranza…
Un linguaggio in grado di raggiungere tutti per far comprendere il significato di termini come donazione, amore coniugale, fecondità e procreazione»(78). La formazione è poi intesa a tutto tondo: verso gli operatori, gli sposi, le famiglie stesse, i presbiteri e i seminaristi, altra novità questa poiché le coppie sposate sono sempre state tenute fuori dai seminari. Infine c’è la parte dedicata a “famiglia e accompagnamento ecclesiale”.
Qui si trovano molte delle questioni più dibattute, dai conviventi ai separati risposati, dalla gestione dei processi di nullità all’ accoglienza delle persone con orientamento omosessuale, dai matrimoni misti all’ accompagnamento degli adolescenti e dei giovani. Emerge quindi il primato all’ accoglienza e alla misericordia. Toccherà poi ai padri sinodali tradurre e concretizzare questo stile in indicazioni pastorali e normative.
In conclusione si può dire che la pastorale familiare del futuro dovrà relazionarsi con molti attori e considerare la famiglia dal suo primo germoglio (l’affettività in età adolescenziale) fino al suo termine (cura degli anziani). Questo documento lascerà certo deluso chi pensava una Chiesa solo operativa e caritativa, ma anche chi vorrebbe una chiesa arroccata e intimistica. Ancora una volta si ribadisce il primato della persona umana nella sua dimensione comunitaria (famiglia e piccoli nuclei) e in quella sociale, certo un buon punto di partenza per i padri sinodali.
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