4 Settembre 2012
Fare catechesi è una questione di famiglia
CONVEGNO AD ARMENO DELLE DIOCESI PIEMONTESI SU PASTORALE BATTESIMALE Dal pensare insieme, al lavorare insieme. La tre giorni promossa dai vescovi di Piemonte e Valle d’Aosta intorno al tema della pastorale battesimale ha messo in rilievo non solo molti spunti interessanti sulla questione, ma ha anche tracciato un nuovo stile di lavorare insieme: “come una grande famiglia”. Dal 29 al 31 agosto al Centro Maria Candida di Armeno, nel novarese, i vescovi piemontesi con laici, famiglie, sacerdoti,religiosi legati alle pastorali diocesane della famiglia e della catechesi si sono confrontati, hanno ascoltato la parola di esperti, la testimonianza di alcune esperienze sul campo, hanno lavorato in gruppo intorno a “Iniziazione cristiana dei bambini 0-6 anni, ruolo della famiglia e responsabilità della comunità cristiana”. La tre giorni è stata organizzata nell’ambito della proposta dell’Ufficio Catechistico Nazionale, che per quest’anno non ha programmato il consueto convegno nazionale, ma ha promosso 16 convegni nelle rispettive regioni ecclesiastiche. Il convegno, a cui hanno partecipato circa 150 persone, tra cui quasi tutti i vescovi della Conferenza Episcopale piemontese, ha messo in luce la cresente attenzione per la pastorale battesimale al servizio della famiglia. “Un cantiere aperto – come ha sottolineato mons. Giuseppe Cavallotto, vescovo di Cuneo e Fossano, incaricato regionale per l’Evangelizzazione e la Catechesi e animatore del convegno-, in costruzione. In questi giorni abbiamo posto alcuni mattoni, ora da questa intuizione dobbiamo passare alla realizzazione, lavorando nelle diocesi e tra diocesi. Dobbiamo mettere in gioco la nostra creatività, genialità. Insieme abbiamo richiamato le esigenze fondamentali”. Usando una metafora ha paragonato il lavoro svolto ad un libro: “Abbiamo individuato il titolo e evidenziati i sottotitoli, adesso li dobbiamo sviluppare, non è possibile affidare questa responsabilità solo ai singoli uffici, ma va realizzata con qualche nuovo strumento”. Tanti e puntuali i suggerimenti, gli stimoli emersi nella giornata conclusiva moderata da don Vittorio Gatti, responsabile regionale della Catechesi e dai coniugi Ileana e Luca Carando responsabili della pastorale famigliare regionale, frutto dei lavori di gruppo e dell’ascolto dei vari relatori che si sono avvincendati, ma anche dall’esperienza vissuta in diocesi e nella quotidianità dei tanti convegnisti. Evidenziato il ruolo de padrino, diverso da quello del testimone, della formazione dei catechisti intrapresa attraverso un lavoro di equipe e che non sia solo teoria, il valore della trasmissione della fede esercitata dai nonni, senza dimenticare che “i nonni di oggi sono spesso i genitori, figli del sessantotto, che già non hanno trasmesso ai loro figli la fede”. Ricca di suggestioni la relazione della psicologa Franca Feliziana Kannheiser sul cuore del tema: “Dire Dio ai bambini”, bambini nativi digitali soggetti a tutti i rischi della digital generation, sempre più figli unici, ma che “al di là degli indubbi cambiamenti, il bambino di oggi come quello del passato esprimi gli stessi bisogni profondi, vive le stesse esperienze fondamentali”. Un suggerimento importante, tra i tanti, è giunto da mons. Adriano Caprioli, vescovo di Reggio Emilia, che ha rimarcato come nella gestione di tutta l’azione pastorale sia fondamentale “passare da una logica dell’organizzazione a quella della relazione”. Il liturgista, mons. Alceste Catella – vescovo di Casale – nell’approfondire il valore del “battesimo come primo sacramento” ha ribadito “”sì, il battesimo del bambino è un atto di fede dei genitori: fede in Dio Padre Creatore, in Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore, nella Spirito Santo Amore e la Chiesa. Non è evidentemente un atto di fede teologale del bambino, è un atto deliberato di fede teologale dei genitori”. Al termine della messa conclusiva, mons. Cesare Nosiglia, presidente Cep, ha ricordato che “il battesimo è punto di partenza, e ciascuno di noi deve chiedersi sempre se il proprio battesimo è vivo,testimonianza di Dio verso gli altri e fonte di gioia”. L’orientamento emerso che sarà approfondito e ripreso dalla Cep già nella prossima riunione mette ancora una volta la famiglia al centro, ed evidenzia che “la scelta pastorale di una proposta pre e post battesimo è un’urgenza per il nostro tempo e costituisce nel suo insieme una novità”.
Ch.g. 
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