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Chiesa  

FAMILY 2012: I volti, le voci e i gesti

FAMILY 2012: I volti, le voci e i gesti

In ascolto dei partecipanti alla messa conclusiva a Bresso Un milione di volti e altrettante immagini restano a suggellare l’Incontro mondiale delle famiglie di Milano, con un virtuale passaggio di testimone a Philadelphia, Stati Uniti, per l’appuntamento del 2015. Dal 30 maggio al 3 giugno il capoluogo lombardo ha aperto le porte e le case a nuclei provenienti da tutto il mondo; si è discusso della presenza e dello “statuto” della famiglia nel terzo millennio. E sono risuonate le parole di papa Benedetto XVI, che ha incoraggiato i credenti a testimoniare con coraggio il valore dell’amore coniugale, le responsabilità verso i figli, i compiti educativi, così pure la presenza feconda della famiglia all’interno delle trasformazioni epocali che attraversano i cinque continenti.

I veri protagonisti. La giornata finale del Family 2012, con la messa all’aeroporto di Bresso, non lontano dal centro di Milano, è stata caratterizzata dagli stessi partecipanti, giunti soprattutto dalle diocesi italiane, ma anche da circa 150 Paesi del globo. Tante mamme, papà e figli, spesso di pochi anni; numerosi anziani, tenaci nel raggiungere persino a piedi l’area della celebrazione eucaristica; centinaia di persone disabili, con i rispettivi accompagnatori, collocati a due passi dal palco con l’altare. E poi i gruppi parrocchiali, impegnati a elargire panini e acqua per la colazione del mattino e per il viaggio di ritorno; gli angoli-giochi, con volontari-clown disponibili a intrattenere i più piccoli; le suore con le macchine fotografiche, i sacerdoti con gli occhiali da sole, i volontari. E ancora: una badante – che spiega al Sir di essere musulmana – accudisce con grande delicatezza un’anziana donna, la quale tiene stretto il rosario tra le mani; un giovane prete fa cantare i ragazzi dell’oratorio… E poi le immagini, i colori. Si levano ombrelli colorati e striscioni associativi, si scorge una marea di cappellini e tanti vestiti multicolori delle donne africane. Sventolano le bandiere nazionali: molte quelle polacche, brasiliane, spagnole, oltre a quelle italiane; ma non mancano quella del Libano, la canadese, quella dell’Australia, del Pakistan, dell’Argentina, la serba e la nigeriana. Qualcuno, defilato, issa quella blu con le 12 stelle dell’Unione europea.

Al servizio dei figli. Il “popolo” del Family 2012 anticipa tanti dei gesti che il Papa compirà di lì a poco: abbraccia, accarezza, canta, prega, sorride. “Stando a casa avremmo seguito comodamente la messa attraverso la tv”, spiegano al Sir Maria e Giancarlo Marchi, non più giovanissimi. “Ma la messa si vive in comunità. E oggi la nostra comunità non è quella consueta, della parrocchia, ma è quella del mondo. Siamo davvero contenti di aver vinto la pigrizia e di essere venuti fin qui”. George, 23 anni, è irlandese: ha un grosso naso rosso e due occhialoni blu accompagnati da un trucco piuttosto evidente, che mette in risalto il sorriso: “Sono un volontario giocoliere e son qui per far divertire i bambini. È il mio modo per dire che credo alla famiglia e per dire grazie a Ratzinger per essere tra noi. Non frequento molto la chiesa, io, ma il valore della famiglia lo percepisco come essenziale anche per la mia vita e per quella del mio paese”. Greta Risi si sta prodigando per distribuire merendine ai figli; in un momento di pausa chiarisce: “Mio marito è poco più avanti, con l’ultimo nato sulle spalle. Come ci capita di fare durante le celebrazioni della domenica, nella nostra comunità, passiamo quasi tutto il tempo a tenere impegnati i figli, a disegnare, ad asciugare qualche lacrima… Ma essere qui è già una festa, un motivo di slancio per andare avanti. Anche se le difficoltà in casa non mancano, per via della cassa integrazione di Massimo”.

Le sfide di ogni giorno. Anna ha perso la vista da piccola. Ora è vicina agli ottant’anni e l’accompagna la figlia Irene. Domanda in continuazione alla figlia di descriverle cosa succede intorno. Poi, al momento della consacrazione, si raccoglie, chiede di ricevere la comunione, torna a pregare. Irene fa un cenno e sussurra: “So che è felice in questo momento. Desiderava vedere” (dice proprio così) “il Papa da vicino”. Alexie ha una bandana in testa coi colori francesi; non vuole – per evidenti ragioni – specificare il cognome, eppure racconta con una certa serenità la sua vicenda domestica: “Sono qui con mia figlia, di 11 anni. Mio marito se ne è andato di casa da tempo. È stata una grande sofferenza, sia per me che per la ragazza. Ci sono dei vuoti incolmabili nella nostra vita, ci manca un marito, un papà. Ma la vita continua. E ho apprezzato le parole del Papa, quando ha raccomandato ai cristiani di restare vicini alle famiglie in difficoltà. Le parrocchie non ci escludano”. Augustin Ruiz è spagnolo: “Credo che la frase del Papa che più mi ha colpito – dice – è quella riguardante il tempo. Ci ha invitati a non farci travolgere dalla fretta, dai ritmi del lavoro, perché una società che va di corsa rischia di perdere il suo volto umano. È una osservazione che percepisco come un insegnamento anche per la mia vita ora che tornerò nella mia città”.

A cura di Gianni Borsa e Simona Mengascini, inviati Sir a Milano (Bresso) Le famiglie pinerolesi Caggiano e Demarchi all'incontro di Milano

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