20 Dicembre 2018
Dialogo con la Speranza

È il bianco candore
ad assopire il dolore,
abbraccia,
manifesta la sua presenza.
È caldo
questo sussurro
a fiocchi
silenziosi
e calmi.
Mi parla.
“Non ti ho forse comandato:
sii forte e coraggioso?
Non aver paura
e non spaventarti
perché il Signore, tuo Dio,
è con te
dovunque tu vada”.
Quando sei nato,
e nulla ancora sapevi,
hai forse percepito
il gelo del mondo?
In quel rifiuto alla locanda,
hai forse sentito
il potere dell’egoismo
in questo mondo?
Hai già avvertito
quale pesante manto
ricopra il mondo di indifferenza?
Quale amore grande
ha permesso che un Dio
provasse la condizione umana!
Quando salivi al calvario
sapevi cosa ti aspettava.
Chissà, Signor mio,
dove hai fissato il tuo sguardo
dove quello sguardo ha visto Dio
che ti spingeva
ti rincuorava.
Forse Tu ,
Dio incarnato,
lo portavi impresso dentro di te,
fin dalla nascita,
in quella stessa Natura
che ti faceva amare
come il Padre stesso ama.
“Caritas Christi urget nos”
perché alla fine
è quel tuo amore che ci spinge,
è quel tuo stesso Spirito
riversato nei nostri cuori
che ci rialza,
ci sospinge,
ci porta in braccio,
ci conduce dolcemente
come un pastore fa con le pecore madri.
Questo sole
rischiara e riscalda
anestetizza il pianto
e cauterizza le ferite.
Chissà, mio Signore,
se per le strade
impolverate
da ben celata ipocrisia
e malcelata ingiustizia,
hai udito
il grido soffocante
e silenzioso del tuo popolo,
oppresso da una legge
che non tiene conto dell’uomo.
Qual era la fede profonda dell’emorroissa?
Quella fede che ti ha smosso dall’anima,
che è stata come la richiesta a Cana
di una madre Santa che ben conosce la Grazia
di un Dio che è Padre,
Creatore e Onnipotente?
Che cos’è la vera fede?
Un abbandono totale e incondizionato
o una semplice sequela?
Chissà, mio Signore,
se lungo la strada per il Calvario
anche tu hai sentito il sole con i suoi raggi
penetrare la tua carne insanguinata,
se ne hai sentito il torpore,
il sollievo;
se quegli stessi raggi
erano come mantici per i tuoi polmoni.
Quand’eri appeso
su quella croce gloriosa
come in uno stop musicale
hai compreso
l’umanità intera
fin nelle sue anse più profonde e desolate.
E hai perdonato.
Ci hai affidati a Maria, tua madre,
unico esempio
di saldezza nella sofferenza,
di perseveranza nelle tribolazioni,
di fede e di abbandono nel Dio Misericordioso,
che tutto sa e tutto può.
“Nulla è impossibile a Dio”
e se così è
ogni avvenimento ha un suo senso
in Te
per Te
e con Te.
Conditio sine qua non.
Ogni morte
porta con sé
la propria Resurrezione
racchiusa
dietro la porta
della nostra ragione
perché per essa
un Dio crocifisso e morto
è uno scandalo;
per le donne
visitate dai due angeli,
speranza di Vita Eterna.
Che questo Natale sia per tutti noi, questa speranza nel Dio invisibile, reso visibile dall’unico, inequivocabile e inspiegabile atto d’amore di tutta la storia del mondo e dell’umanità: la propria Incarnazione.
Erica Gavazzi
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