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Chiesa  

Dialogo con la Speranza

Dialogo con la Speranza

È il bianco candore

ad assopire il dolore,

abbraccia,

manifesta la sua presenza.

 

È caldo

questo sussurro

a fiocchi

silenziosi

e calmi.

 

Mi parla.

“Non ti ho forse comandato:

sii forte e coraggioso?

Non aver paura

e non spaventarti

perché il Signore, tuo Dio,

è con te

dovunque tu vada”.

 

Quando sei nato,

e nulla ancora sapevi,

hai forse percepito

il gelo del  mondo?

In quel rifiuto alla locanda,

hai forse sentito

il potere dell’egoismo

in questo mondo?

Hai già avvertito

quale pesante manto

ricopra il mondo di indifferenza?

 

Quale amore grande

ha permesso che un Dio

provasse la condizione umana!

 

Quando salivi al calvario

sapevi cosa ti aspettava.

Chissà, Signor mio,

dove hai fissato il tuo sguardo

dove quello sguardo ha visto Dio

che ti spingeva

ti rincuorava.

Forse Tu ,

Dio incarnato,

lo portavi impresso dentro di te,

fin dalla nascita,

in quella stessa Natura

che ti faceva amare

come il Padre stesso ama.

 

“Caritas Christi urget nos”

perché alla fine

è quel tuo amore che ci spinge,

è quel tuo stesso Spirito

riversato nei nostri cuori

che ci rialza,

ci sospinge,

ci porta in braccio,

ci conduce dolcemente

come un pastore fa con le pecore madri.

 

Questo sole

rischiara e riscalda

anestetizza il pianto

e cauterizza le ferite.

 

Chissà, mio Signore,

se per le strade

impolverate

da ben celata ipocrisia

e malcelata ingiustizia,

hai udito

il grido soffocante

e silenzioso del tuo popolo,

oppresso da una legge

che non tiene conto dell’uomo.

Qual era la fede profonda dell’emorroissa?

Quella fede che ti ha smosso dall’anima,

che è stata come la richiesta a Cana

di una madre Santa che ben conosce la Grazia

di un Dio che è Padre,

Creatore e Onnipotente?

Che cos’è la vera fede?

Un abbandono totale e incondizionato

o una semplice sequela?

 

Chissà, mio Signore,

se lungo la strada per il Calvario

anche tu hai sentito il sole con i suoi raggi

penetrare la tua carne insanguinata,

se ne hai sentito il torpore,

il sollievo;

se quegli stessi raggi

erano come mantici per i tuoi polmoni.

 

Quand’eri appeso

su quella croce gloriosa

come in uno stop musicale

hai compreso

l’umanità intera

fin nelle sue anse più profonde e desolate.

 

E hai perdonato.

 

Ci hai affidati a Maria, tua madre,

unico esempio

di saldezza nella sofferenza,

di perseveranza nelle tribolazioni,

di fede e di abbandono nel Dio Misericordioso,

che tutto sa e tutto può.

 

“Nulla è impossibile a Dio”

e se così è

ogni avvenimento ha un suo senso

in Te

per Te

e con Te.

Conditio sine qua non.

 

Ogni morte

porta con sé

la propria Resurrezione

racchiusa

dietro la porta

della nostra ragione

perché per essa

un Dio crocifisso e morto

è uno scandalo;

per le donne

visitate dai due angeli,

speranza di Vita Eterna.

 

Che questo Natale sia per tutti noi, questa speranza nel Dio invisibile, reso visibile dall’unico, inequivocabile e inspiegabile atto d’amore di tutta la storia del mondo e dell’umanità: la propria Incarnazione.

 

Erica Gavazzi 

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