30 agosto 2014
Si è tenuto a Torre Pellice dal 24 al 29 agosto l’annuale Sinodo delle chiese metodiste e valdesi, con la partecipazione di 180 delegati da tutta Italia. Per la prima volta è giunto il saluto del papa, che nella lettera a firma del Segretario di stato vaticano, cardinal Pietro Parolin, «prega il Signore di concedere a tutti i cristiani di progredire nel cammino verso la piena comunione, per testimoniare il Signore Gesù Cristo ed offrire la luce e la forza del suo vangelo agli uomini e alle donne del nostro tempo». Il messaggio è stato accolto positivamente come uno dei «segnali di nuova fraternità che ci giungono da vari livelli della Chiesa cattolica romana, che apprezziamo e che ci impegniamo ad approfondire». Così il moderatore Eugenio Bernardini nel discorso conclusivo.
Un forte appello a seguire la strada del servizio, senza lasciarsi affascinare dalle logiche di potere di questo mondo, è venuto dal pastore Claudio Pasquet durante il culto di apertura cui era presente anche il vescovo di Pinerolo, Pier Giorgio Debernardi. Partendo dal testo di Marco 10, 42-45 – dove alla richiesta dei discepoli di occupare i posti d’onore nel suo Regno, Gesù risponde invitandoli a diventare “servi di tutti” – Pasquet ha sottolineato come la chiesa sia tale solo se si raccoglie attorno al Signore che le indica una via diversa e alternativa a quella dei «prìncipi delle nazioni che dominano su di esse». «Sono prìncipi delle nazioni quanti hanno anteposto la finanza alla salute, allo stato sociale, al lavoro dei giovani. Sono prìncipi delle nazioni quelli che, in nome di Dio, vogliono imporre la loro religione agli altri con terrorismo e violenze”. Quella che Gesù offre ai suoi discepoli è la strada di una libertà cristiana che si esprime prima di tutto nel servizio, nella critica alle logiche di questo mondo e alla brama di potere che opprime i deboli».
La discussione sinodale è partita dall’attualità: le guerre in atto, la crisi economica, la questione dei giovani, il problema dell’immigrazione. Su quest’ultimo aspetto è stato approvato all’unanimità il progetto Mediterranean Hope, sostenuto dai fondi dell’8 per mille, e costituito da «un osservatorio politico a Lampedusa, un centro di accoglienza migranti a Scicli (RG), la sfida della mediazione culturale e un’azione di pressione politica in Italia e in Europa per un’adeguata risposta legislativa». Lunedì 25 è intervenuto anche monsignor Mansueto Bianchi, presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della CEI. «Come cristiani siamo debitori alla nostra generazione di una parola e di una testimonianza che sia evangelica, e perciò unitaria, fraterna, sintonica tra le nostre chiese», ha detto Bianchi, indicando alcuni temi di drammatica attualità: l’intolleranza che nega la libertà di coscienza e di religione, la violenza che dipinge la fede religiosa come fanatismo, l’indifferenza verso le tragedie dell’umanità, la crisi economica che spegne nei giovani la speranza e l’aspirazione al futuro. Monsignor Bianchi ha, infine, definito il Cinquecentenario della Riforma protestante del 2017 come «un’occasione preziosa di dialogo e d’incontro, di revisione dei nostri percorsi e di purificazione delle nostre memorie».
Diversi sono stati nei giorni successivi i riferimenti all’ecumenismo. È stato presentato un progetto per il lancio di un appello ecumenico contro la violenza sulle donne, che ha già trovato un primo riscontro positivo da parte della CEI ed è in attesa di risposta da parte delle chiese ortodosse. Positivo il giudizio del Sinodo sull’esperienza dei consigli locali di chiese cristiane, che si spera possa condurre presto alla costituzione di un consiglio nazionale. Infine il tema della libertà religiosa è stato individuato come “un ambito privilegiato di confronto con la CEI”, auspicando che si possano “individuare ulteriori temi e forme di dialogo che contribuiscano a presentare alla società italiana il quadro di un cristianesimo plurale, articolato e desideroso di approfondire gli spazi di comunione”.
Livia Gavarini