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Chiesa  

Papa Francesco. Presto una nuova enciclica sulla fratellanza umana

Papa Francesco. Presto una nuova enciclica sulla fratellanza umana

«Siamo tutti fratelli»: potrebbe intitolarsi così la seconda enciclica di Papa Francesco. Anche questa prende le mosse da San Francesco d’Assisi, come la prima enciclica bergogliana «Laudato sì’ sulla cura della casa comune» (24 maggio 2015).

TANTI EVENTI FRANCESCANI – Diocesi di Rieti, Frati Minori e Comuni di Rieti e Greccio hanno siglato il 26 agosto 2020 una «Carta di intenti» per preparare e coordinare le celebrazioni nell’800° di molti eventi francescani. La «Regola bollata», scritta dal «Poverello d’Assisi» e approvata da Papa Onorio II 29 novembre 1293; il primo presepe di Greccio, realizzato nel Natale 1293; i primi martiri francescani durante un (fallito) tentativo di evangelizzazione del Marocco; le stimmate che Francesco riceve sul Monte Verna e dipinte da Giotto nella basilica superiore di Assisi; la stesura nel 1225 del «Cantico delle creature»; la morte la sera del 3 ottobre 1226; la canonizzazione due anni dopo da parte di Gregorio IX nel 1228. Senza dimenticare il viaggio di Bergoglio in Egitto nel 2017, tappa fondamentale per la firma della «Dichiarazione sulla fratellanza umana» ad Abu Dhabi (4 febbraio 2019), nel ricordo dell’incontro di San Francesco con il sultano a Damietta nel 1219.

ENCICLICA SULLA FRATELLANZA UMANA – Durante la firma della «Carta d’intenti» mons. Domenico Pompili – vescovo di Rieti e già sottosegretario e portavoce della Cei – annuncia la prossima uscita dell’enciclica: «A breve il Papa emanerà un’enciclica sul tema della “Fratellanza umana”». Secondo indiscrezioni potrebbe firmarla il 4 ottobre, festa di San Francesco patrono d’Italia, con presentazione il 5. Legata alla festa, all’ecologia integrale, l’enciclica pone il sigillo papale alle celebrazioni francescane. Per padre Massimo Fusarelli, superiore della provincia di San Bonaventura dei Frati minori, «parlare di ecologia integrale significa rivolgersi alle persone di oggi, come San Francesco, con la rappresentazione del presepe, ha voluto rendere leggibile il Vangelo per la gente del suo tempo». L’ecologia integrale è, quasi sicuramente uno dei temi dell’enciclica, tema che ha già affrontato nella «Laudato sì’»

UN MONDO SOLIDALE DOPO IL CORONAVIRUS – È possibile che il Papa delinei il mondo «con» e «dopo» il coronavirus sulla base della fratellanza umana, della solidarietà e dell’ecologia integrale, temi affrontati negli ultimi mesi nelle catechesi alle udienze generali del mercoledì. Due sfide derivano dalla pandemia: «Curare un virus piccolo ma tremendo, che mette in ginocchio il mondo intero» e «curare un grande virus, quello dell’ingiustizia sociale, della disuguaglianza di opportunità, dell’emarginazione e della mancanza di protezione dei più deboli». È vero che si deve tornare alla normalità ma questa non deve includere le ingiustizie sociali «che, con la pandemia, sono aumentate». Come hanno fatto i predecessori, Bergoglio chiede un nuovo modello economico più giusto; soprattutto che il vaccino «non sia accessibile solo ai ricchi, non sia proprietà di una nazione ma sia destinato universalmente. La pandemia è una crisi e da una crisi non si esce uguali, si esce migliori o si esce peggio. Dovremmo uscirne migliori».

L’OPZIONE PREFERENZIALE DEI POVERI – L’opzione preferenziale dei poveri – già tratteggiata dal Concilio Vaticano II (1962-65) – «non è politica né ideologica ma viene dal Vangelo perché Cristo si è fatto uno di noi e al centro del Vangelo c’è questa opzione. Dio ha spogliato sé stesso e stava in mezzo ai malati, ai poveri e agli esclusi». I seguaci di Gesù si riconoscono «dalla vicinanza ai poveri, ai piccoli, ai malati e ai carcerati, agli esclusi e ai dimenticati, a chi è privo del cibo e dei vestiti. Opzione preferenziale per i poveri implica camminare insieme; lasciarci evangelizzare da loro, che conoscono bene Cristo sofferente; lasciarci contagiare dalla loro esperienza, saggezza e creatività». Invita a cambiare «le strutture sociali malate: portare la periferia al centro significa centrare la nostra vita in Cristo, che si è fatto povero». «Normalità» non significa tornare alle ingiustizie sociali e al degrado dell’ambiente: «Non voglio condannare l’assistenzialismo, pensiamo al volontariato, che è una delle strutture assistenziali della Chiesa italiana. Ma dobbiamo andare oltre l’assistenzialismo». Sarebbe ben triste scandalo «se l’assistenza economica – la maggior parte con denaro pubblico – si concentrasse a riscattare industrie che non contribuiscono all’inclusione degli esclusi, alla promozione degli ultimi, al bene comune o alla cura del creato». Conclude: «Se il virus dovesse nuovamente intensificarsi in un mondo ingiusto per i poveri e i più vulnerabili, dobbiamo cambiare questo mondo. Dobbiamo guarire le epidemie provocate da piccoli virus e quelle provocate dalle grandi e visibili ingiustizie sociali».

Pier Giuseppe Accornero

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