Sono passati 40 giorni dal ricovero in ospedale del vescovo Derio. Una quaresima. Un tempo lungo e faticoso per lui, alle prese con i dolorosi morsi del virus, e per quanti a lui sono legati da affetto e amicizia, o anche solo per conoscenza e stima. Un tempo che è stato scandito da essenziali informazioni sull’andamento della sua salute e delle terapie, ma soprattutto da tante, tantissime preghiere.
«Siete stati semplicemente meravigliosi. Mi avete commosso più volte. Siete stati fantastici. Non ho parole per ringraziarvi. Mi avete davvero sostenuto in mille modi – ha scritto ieri monsignor Derio sul suo profilo Facebook -. Con fantasia e con cuore mi siete stati vicino. Quando è stata davvero dura per me e io non avevo il cellulare, nel lunghi giorni difficili, ho sempre avuto un’infinita pace. Mi sentivo sostenuto da una forza. Poi quando mi sono ripreso e ho iniziato a leggere i tanti messaggi (tante cose belle, gente che mi pensava, tantissimo affetto, gente che pregava per me) mi sono reso conto di come mai io sono stato sempre in pace: perché voi mi avete sostenuto, siete stati la mia forza».
E le forze gli stanno davvero tornando, tanto che domenica sera ha voluto offrire, in un messaggio vocale, una breve ma intensa meditazione sul Vangelo dei discepoli di Emmaus.
Derio ora sta bene e ha voglia di ritornare al più presto a casa, nel vescovado di Pinerolo. E, anche dal suo letto di ospedale, ha ripreso a intessere relazioni, quelle relazioni che ha posto al centro del cammino dell’anno pastorale con la lettera “Vuoi un caffè?”
Proprio oggi esce su Repubblica una sua intervista, e un’altra seguirà giovedì su Famiglia Cristiana.
Ottimi segnali di guarigione, di vitalità e di ripresa uniti al desiderio di riprendere un cammino pastorale in realtà mai interrotto.
P.R.
Eccellenza,
Ammiro la sua sincerità nell’ammettere che la malattia non è una passeggiata. Chi ne esce, dopo aver visto la morte è grazie alla preghiera.
Quindi rispettiamo la volontà DI DIO e aspettiamo ancora un po’.
SIA FATTA LA SUA E NON LA NOSTRA VOLONTÀ.
PERÒ TUTTI I VESCOVI E I SACERDOTI DEVONO ESSERE D’ACCORDO.