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Chiesa  

Conclave, dentro e fuori

Conclave, dentro e fuori

 

Cardinali Mentre è forte la fibrillazione mediatica sugli esiti che potrà avere il Conclave ormai imminente, per scegliere il successore di Benedetto XVI, ai credenti forse è richiesto soprattutto di mantenere i nervi saldi. D’altronde, con il gesto inedito di rinunciare al Pontificato, lo stesso Joseph Ratzinger l’ha insegnato in modo netto: c’è da riconoscere sempre più che il vero “Pastore” è Lui, il Signore, col suo Spirito. Per cui si è tutti “servi” all’interno della logica del Regno, a dispetto di ogni altra cifra mondana che può tenere banco purtroppo nelle “letture” di troppi. Coraggiosa umiltà, si è commentato, a proposito di Benedetto XVI che ha lasciato. Anzi un segnale forte, sorprendente, profetico che apre il cuore a ciò che da credenti può ancora stupire. Infatti i passi della comunità cristiana hanno bisogno di chi si rende disponibile alla rotta allo Spirito. Ma, “oltre al tempo della semina ed al tempo del raccolto”, Chi conta è il Signore che salva. A Papa Benedetto va la gratitudine per questa ultima lezione formidabile (che ha impressionato a vasto raggio, in un mondo non abituato ai passi indietro), unitamente alla riconoscenza per quanto ha dato con lucidità ad una Chiesa che non gli lesinato umanamente problemi, angustie, affanni, delusioni.
Ma ora c’è da eleggere il successore. La Chiesa va avanti. E si dovrebbe mantenere la stessa lunghezza d’onda, rileggendo il tutto in chiave di fede, senza ovviamente nascondersi le difficoltà assortite della Chiesa di oggi, le diversità di vedute sulle sfide in corso, le sensibilità differenti nell’affrontare i nodi cruciali, l’ansia di ulteriore svolta o la preoccupazione per un certo assetto istituzionale. I cardinali portano in Cappella Sistina la loro umanità, le loro esperienze, la loro competenza, le attese ed i guai delle Chiese da cui provengono, i mondi complessi in cui vivono, le alterne vedute pastorali sul campo, la franchezza di certe posizioni… Ma appare davvero incredibile la rappresentazione che ne viene data, in larga misura, sui mass-media, con espressioni marcate che fanno leva su cordate, partiti, alleanze, blocchi, mosse e contromosse. Ebbene, da credenti, non possiamo non interpretare questo momento come un ascolto dello Spirito che sposta su un’altra dimensione pure i pensieri, i propositi, le intenzioni che condurranno ad eleggere il nuovo Papa. Il Signore guida la sua Chiesa anche e soprattutto in questi frangenti, servendosi dell’umanità di chi è chiamato in causa direttamente, ma spalmando la sua grazia che va ben al di là, che sorprende ancora, che guarda oltre. Lo stesso dibattito interno tra i cardinali, con l’agenda delle criticità a cui si deve andare incontro nella guida della Chiesa (magari in forme più collegiali), è un elemento prezioso. Lo Spirito “lavora” anche e soprattutto lì, mettendo in gioco le persone, le loro responsabilità, le loro attitudini. Per questo siamo invitati a pregare, magari evitando di lasciarci contagiare dal toto-Papa, soprassedendo dal tifare per questo o per quello, rinunciando a cedere a presunti schemi conflittuali di questi contro quelli.Forse è difficile sottrarsi a queste “tentazioni”, visto che l’immagine mediatica che va per la maggiore punta quasi tutto lì. La legittima domanda su chi sarà il Papa non può ridursi a una scommessa umana. Invece ci serve uno scatto in alternativa. E pure avere delle aspettative è nella logica i noi credenti. Da collocare sempre dentro la logica dello Spirito.
Ci vuole quella “differenza cristiana” che Enzo Bianchi, priore di Bose, di ha sottolineato di recente. Resiste un’immagine un po’ pregiudiziale che ingabbia la Chiesa dentro le coordinate di un apparato che conterrebbe le sue forze d’urto interne. Ma c’è la Chiesa reale, non dipinta sui media, che conosce le sue luci e le sue ombre, che sperimenta i suoi limiti e le sue testimonianze, che denuncia i suoi peccati e il suo riscatto. Che sa di doversi convertire, che deve anche fare penitenza, che deve ricomporre le sue divisioni, che deve alleggerire la sua istituzione, che deve farsi evangelica a più non posso. Dentro questa Chiesa in carne ed ossa, mistero sì ma anche concreta, santa e peccatrice, la “differenza cristiana” ci fa sperare da credenti e non ci lascia ingabbiati dal gossip, né zavorrati dalle chiacchiere.

Corrado Avagnina

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