18 Dicembre 2015
Commercio di armi. Un problema che interpella le nostre coscienze
18 dicembre 2015
Da quando sono stato nominato coordinatore nazionale di Pax Christi, ho preso ancora più coscienza che il nostro paese gioca un ruolo importante nella costruzione e nel commercio delle armi. Vendiamo armi a tutti, in special modo a quelli che sono considerati i nostri nemici. Vendiamo armi anche all’Arabia Saudita che ha molti “canali aperti” con i movimenti terroristici. E come dice il Papa siamo indifferenti a queste cose, facciamo finta di non vedere, in l’Italia come in Occidente. Anche dopo gli attentati di Parigi sono documentati i carichi di armi che partono alla volta del Medioriente. L’Europa, l’Italia e gli occidentali esportano armi e strumenti di guerra a Stati amici e a Stati “canaglia”.
Armi che vanno nelle mani anche dei terroristi per vie più o meno traverse. Papa Francesco è l’unico che condanna apertamente la vendita di armi. Lo ha fatto in modo fortissimo nell’omelia del 12 settembre a Redipuglia e in quella più recente del 19 novembre a Santa Marta. “Maledetti”, dice il Papa. Per noi di Pax Christi è un aiuto formidabile.
Per Francesco i trafficanti di armi fanno “lavoro di morte”.
Non lo scopriamo certo ora che le guerre avvengono perché ci sono enormi interessi economici collegati, uniti anche all’industria bellica. Oggi è necessario vigilare ancora di più il settore degli armamenti, la tecnologia che gravita attorno al comparto bellico ormai ha rivoluzionato il settore: si producono strumenti di morte e distruzione con sistemi elettronici, laser, biotecnologici. Le grandi fabbriche siderurgiche che costruivano cannoni sono di un’altra epoca. Inoltre il comparto bellico dei nostri giorni non incide nemmeno più sull’occupazione, in proporzione di risorse impiegate utilizza meno manodopera di altri settori industriali, il settore bellico ormai super tecnologico è a bassa intensità di lavoro. Se la grande industria bellica iper-tecnologica non ha nemmeno grandi effetti positivi sull’occupazione, le industrie classiche di armi leggere invece hanno notevole impatto nel nostro tessuto economico.
Noi siamo i più grandi fornitori di armi leggere al Continente Nero. Nei giorni scorsi ascoltavo una suora missionaria in zona di conflitto: raccontava che i “suoi” ragazzi usano tutti armi italiane. Noi vendiamo armi leggere che vengono usate anche dai bambini per fare le sporche guerre in Africa. Fa molto più scalpore vedere in tv un terrorista dell’Isis che usa un’arma italiana o europea che un bambino soldato in qualche lontano conflitto dell’Africa nera. Sono stato molte volte in Iraq: i “saggi” ci chiedevano perché non blocchiamo i “rubinetti” delle armi. La risposta, paradossalmente, sta nel fatto che in Iraq i soldati Usa, hanno tutti nella fondina una pistola di una nota marca italiana.
Don Renato Sacco – Coordinatore Nazionale di Pax Christi
AGD
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