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Chiesa  

Chiesa e politica: il pensiero dei vescovi di Pinerolo

Chiesa e politica: il pensiero dei vescovi di Pinerolo

Scelte elettorali e orientamenti ecclesiali nella storia della nostra diocesi

Il vescovo Gaudenzio Binaschi con il senatore Agnelli (Foto Archivio Diocesano)
Il vescovo Gaudenzio Binaschi con il senatore Agnelli (Foto Archivio Diocesano)

Eccoci agli sgoccioli. Le votazioni sono ormai vicine e ciascuno è chiamato alle urne per esprimere il proprio voto in piena libertà di coscienza. Per chi ha i capelli bianchi (ormai pochi), sa bene che cosa significa «libertà di votare». Soprattutto a partire dal referendum e dalle le elezioni politiche del 2 giugno 1946. Il cittadino era chiamato ad esprimere la propria scelta tra monarchia e repubblica e ad eleggere i 556 deputati dell’Assemblea Costituente i quali avrebbero avuto il compito di redigere la nuova carta costituzionale. Si era appena usciti dalla dittatura fascista con un Italia distrutta non solo nelle strutture ma soprattutto economicamente e politicamente. Votarono, per la prima volta nella storia italiana, anche le donne. In questo clima di rinnovamento e speranza, la chiesa ebbe un ruolo importante se non chiave nell’indirizzare i fedeli al voto. Anche a Pinerolo non mancò la voce del clero, soprattutto nella persona del vescovo Gaudenzio Binaschi. Il suo invito era perentorio: «E necessario che tutti abbiano le idee chiare, perché sappiano regolarsi, senza lasciarsi intimidire…». Si era in un momento molto delicato, ne andava del futuro della nazione. «Anche i cattolici sono cittadini italiani, e vogliamo sperare anzi tra i migliori, e come tali godono degli stessi diritti degli altri, tra cui importantissimo quello del voto, che per tanto tempo fu negato a tutti». Con queste parole il vescovo spronava i cattolici ad essere testimoni nelle urne, «Perché è un dovere che impone la responsabilità davanti a Dio». Egli considerava la politica come un termine alto e, non politicantismo che è un danno degenerante di quella vera. Nella sua lettera indirizzata al clero e religiosi della diocesi, cita il pensiero di Lenin e Marx invitando ad allontanare i fedeli da certe idee progressiste, onde evitare l’ingrossarsi delle fila comuniste. D’altronde la lotta era tra la DC da un lato e il PCI e PSIUP (Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria) dall’altro, e la bandiera della fede doveva sostituire quella della nazione. Solo l’unità dei cattolici è la strada giusta per far nascere e sviluppare la Patria. Per il vescovo Binaschi, erano quelli giorni importanti e gravi, dove si giocava il futuro della nazione. Binaschi fu forse l’unico vescovo pinerolese a scrivere lettere e da indicazioni in modo chiaro al clero e fedeli su quale deve essere la scelta nelle votazioni politiche o amministrative. Non mancherà questo suo interesse anche nelle successive elezioni che si terranno lungo i decenni, ma con toni più pacati, meno aulici e più sommessi. Dopo di lui nessun altro vescovo s’intrometterà direttamente nelle vicende politiche nazionali o locali indicando questo o quel candidato. Punteranno chi sull’ecumenismo (vescovi Santo Quadri e Pietro Giachetti), chi sui problemi sociali (vescovo Massimo Giustetti), chi sul laicato (vescovo Giachetti): terreni dove sicuramente scorrono molte idee pastorali, teologiche ma anche politiche.

Davide De Bortoli

 

 

 

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