Mercoledì 6 marzo, con il rito dell’imposizione delle ceneri, inizia la quaresima. Abbiamo chiesto al vescovo Derio quale sia oggi il significato di questo periodo di 40 giorni che precede la solennità della Pasqua.
Monsignor Derio, in quale contesto viviamo oggi la quaresima?
La nostra società ha tantissimi lati positivi su molti aspetti. È migliorata dal punto di vista civile e anche dal punto di vista della comprensione religiosa, ma sicuramente ci sono alcuni lati problematici. Pensando alla quaresima ne citerei tre: lo spontaneismo eccessivo, la libertà ridotta ad autonomia e la persona ridotta ad individuo.
Che cosa intendi con spontaneismo?
Noi siamo convinti che le cose vere debbano avvenire spontaneamente, che si debba fiorire come le piante in primavera. Difficile e faticoso è quasi diventato sinonimo di sbagliato. Invece abbiamo proprio bisogno di riscoprire la fatica del cammino, non per inneggiare alla fatica, al dolore e al dolorismo – come a volte si rischiava di fare un tempo -, ma per riscoprire l’inevitabilità della fatica, della pazienza, della tenacia, della persistenza per giungere a fiorire. La quaresima certamente può essere un tempo che ci fa guadagnare questo primo aspetto.
Il secondo lato problematico che ha richiamato è la “libertà ridotta ad autonomia”.
Si pensa che essere liberi significhi poter fare quello che si vuole e non dover dipendere da niente, invece la libertà è dedizione. Libero davvero è chi sa giocarsi per qualcosa, addirittura sa giocarsi la vita. La Quaresima illuminata dalla Pasqua – perché senza la Pasqua non avrebbe senso – è davvero un tempo per diventare pasquali, cioè: aiutati dal crocifisso risorto vivere della liberà di Pasqua che è la libertà di chi si gioca. Quindi 40 giorni per imparare a giocarsi.
Quali problemi crea l’individualismo?
La persona ridotta ad individuo si pensa come bastante a se stesso. Le relazioni sono solo un dettaglio. Invece noi siamo dei bisognosi. Bisognosi di cibo, di affetto, di aiuto e di speranza. La quaresima è un tempo in cui riscopriamo questa povertà che ci abita. Quando un tempo si diceva «siamo cenere» si esagerava perché si abbinava la cenere alla morte per metterci un po’ di paura. Oggi bisognerebbe quasi ridirlo: siamo cenere! Nel senso che siamo poveri e dobbiamo far i conti con questa povertà, e abitarla chiedendo aiuto, avendo bisogno di strumenti e invocando il buon Dio: ecco la preghiera. Siamo poveri e dunque abbiamo bisogno di Dio. Abbiamo bisogno che qualcuno ci salvi. È importante accorgerci che anche gli altri attorno a noi sono poveri e che ha senso vivere se ci dedichiamo agli altri e siamo un regalo per loro.
La lettera pastorale “Lo stupore della tavola” parla di mangiare e di cibo. Ma in quaresima siamo chiamati anche al digiuno. Come conciliare queste due prospettive apparentemente contrastanti?
La lettera di quest’anno pastorale sottolinea che noi non ci riempiamo soltanto riempiendoci la pancia, ma ci riempiamo con le relazioni, con la cura della nostra interiorità, con la capacità di dedizione.
Quindi non di solo pane…
Sì, il brano del vangelo che dice “non di solo pane” è interessante perché ci ricorda che noi siamo dei bisognosi di pane ma che non si vive solo di pane. Se non hai una ragione per vivere, se non hai una speranza, se non hai qualcuno che ti vuole bene, se non hai relazioni, se non ti spendi per qualcosa… anche con la pancia piena la vita è vuota. Dunque il significato della proposta quaresimale è propria questo: provare ogni tanto a digiunare per dedicarsi a qualcos’altro invece di mangiare: leggere, pregare, parlare.
Se una sera non mangi cena non è per nulla piacevole. Però ti accorgi di quanto è importante avere ogni giorno il cibo. Il digiuno ti aiuta a stupirti e a renderti grato. Ti aiuta a scoprire che in genere, attorno a te, c’è qualcuno che mangia e ti fa scoprire che ti manca stare a tavola con qualcun altro. Ti dà la possibilità di dedicare un po’ di tempo per parlare con qualcuno con cui non parli mai.
Oppure puoi leggere qualcosa o pregare. Questo è molto in linea con il piano pastorale. Quest’anno che parliamo di pane, ci rendiamo conto che non si vive di solo pane.
E poi c’è la questione ecologica che è una delle voci della lettera.
Ci sono alcune cose che dobbiamo recuperare: mangiamo troppo e sprechiamo troppo. Lo spreco di cibo in Italia è pari a 12 miliardi, quasi il doppio del costo del reddito di cittadinanza. Digiunare vuol dire imparare a ridurre gli sprechi, ad apprezzare quello che abbiamo in tavola, rispettare la terra che produce il cibo.
Come si può proporre il digiuno in una famiglia dove ci sono dei bambini?
Se i bambini vedessero i genitori che una sera scelgono di non mangiare mentre danno da mangiare a loro sicuramente riceverebbero un messaggio molto educativo. Fa pensare parecchio vedere papà e mamma che questa sera di proposito non mangiano anche se sono seduti a tavola. Si può spiegare ai bambini con parole adatte a loro che non di solo pane si vive e che papà e mamma hanno bisogno di affetti e dialogo, di lottare per la giustizia. Questo resterà impresso più di mille prediche.
P.R.
La quaresima di sobrietà 2019
La preparazione alla Pasqua è un momento forte per la Chiesa Cattolica. La quaresima è un periodo di preghiera e riflessione. Per poter favorire questo dialogo con Dio, si fanno delle rinunce e dei sacrifici che aiutano a ricordare e rivivere i quaranta giorni che Gesù trascorse nel deserto. Questi “fioretti” non devono, però, fermarsi alla propria dimensione, ma dilatarsi e assumere un significato più profondo e universale.
Così il nostro vescovo Derio ha suggerito alla Caritas diocesana di promuovere la campagna “Non di solo pane”. L’iniziativa consiste nel rinunciare a un pasto alla settimana per devolvere l’equivalente in beneficenza e usare il tempo che sarebbe stato necessario per preparare e consumare il pasto in attività che facciano bene a noi stessi, come la lettura di un buon libro o una passeggiata. Ma anche incontrare persone sole o che da molto tempo non incontriamo.
Rinunciare a un pasto alla settimana è anche un modo per prendersi cura di se stessi: il nostro apparato digerente si concede un po’ di riposo. Inoltre da recenti studi pare che sia anche utile per prevenire alcune forme di cancro.
Ma non solo. Per pensare anche al Creato il vescovo Derio ha suggerito di rinunciare, un giorno alla settimana, all’acqua delle bottiglie di plastica e bere quella del rubinetto o delle fonti pubbliche. Così si riduce l’inquinamento da plastica che sta raggiungendo livelli drammatici sul nostro pianeta.
Due iniziative semplici ma molto efficaci e alla portata di tutti.
Il ricavato delle offerte della “Quaresima di sobrietà” potrà essere consegnato alla Caritas diocesana in via del Pino 65 o alla Curia diocesana in via vescovado 1.
Quanto raccolto sarà quindi suddiviso tra due progetti: “Un digiuno che sfama” e “Un pozzo per la vita”.
Il primo è a favore delle famiglie del nostro territorio che hanno difficoltà anche a procurarsi il cibo o pagare le bollette. Il secondo sostiene la ristrutturazione di un pozzo a M’Baiki (Repubblica Centrafricana) che approvvigiona l’acqua ad un’intera comunità dove monsignor Rino Perin è vescovo da quasi quarant’anni.