Hanno un aspetto più giovane della loro età i due seminaristi che giovedì 29 giugno, alle ore 19.30, nella cattedrale di Pinerolo, riceveranno l’ordinazione diaconale dalle mani di monsignor Pier Giorgio Debernardi.
Roberto Bocchese, 50 anni, e Antonello Alibardi, 56 anni, fanno parte del Cammino Neocatecumenale e si sono formati nel Seminario Missionario Diocesano Redemptoris Mater di Luserna Alta. I due hanno molte cose in comune: entrambi parlano veneto essendo originari della provincia di Padova; entrambi con una vita da operaio alle spalle; entrambi impegnati in parrocchia e con una vocazione a lungo latente. Li abbiamo incontrati insieme al nuovo rettore del seminario, padre Eugenio Simón, sacerdote da 27 anni. «Sentivo una chiamata già in adolescenza ma mi sentivo limitato e mi sono fermato pur frequentando la parrocchia – spiega Roberto – poi le catechesi del Cammino svolte nella mia parrocchia hanno risvegliato in me questa vocazione. Mi ero fermato alla terza media e ho conseguito il diploma nel Centro vocazionale di Pordenone. Da lì mi hanno inviato a Pinerolo dove c’era la possibilità di finire gli studi». Analoga la situazione di Antonello: «Avevo la mia vita e lavoravo in fabbrica. In una giornata mondiale della gioventù ho sentito la vocazione ma ho resistito per molti anni, poi dopo aver ascoltato le catechesi del Cammino nella mia parrocchia, ha vinto il Signore. Anche io sono stato inviato a Pinerolo per concludere gli studi». Cosa significa diventare diaconi? «Ora si inizia davvero – spiega Antonello -. In seminario abbiamo imparato il servizio e ora lo svolgeremo in una comunità. C’è gioia anche se a una certa età alcune cose sono più difficili».
«Siamo tutti servitori nella Chiesa – interviene padre Eugenio -, dal vescovo al laico. Noi ci inseriamo nelle comunità in semplicità e senza pretese». Roberto aggiunge: «è un ministero nuovo e io sono contento di servire in questa diocesi che mi ha accolto».
Ci fermiamo a discutere del fatto che nessuno è perfetto e che entrambi hanno sentito una certa paura legata alla timidezza e al non sentirsi “degni”. «Ho resistito per paura di “rimanere incastrato” –confessa Antonello – ma alla fine è stato tanto tempo perso. Si deve provare. Questo direi a un giovane che sente un barlume di vocazione». E Roberto:«A un giovane direi “non aver paura!”. Ci sono momenti di combattimento interiore ma è importate mettersi all’ascolto di persone come il rettore e il padre spirituale per fare discernimento davanti alla Parola».
«Un giovane che sente la vocazione non deve aver paura. Si lasci portare. La Chiesa verificherà la chiamata. Ma è importante ricordare che il Signore chiama non per toglierci qualcosa ma per darci tutto», conclude padre Eugenio.
Ci lasciamo con calore augurando ai nuovi diaconi, che attendono dal Vescovo la loro destinazione, un buon cammino.
Ives Coassolo

Antonello Alibardi e Roberto Bocchese