30 Agosto 2013
Il 1° settembre si celebra la giornata per la custodia del creato
AGD 29 agosto 2013 – Le Commissioni Episcopali per il Lavoro e per l’Ecumenismo hanno preparato un messaggio per l’8ª giornata per la salvaguardia del creato, fissata per domenica 1° settembre. Lo slogan di quest’anno è: “La famiglia educa alla custodia del creato”. Con il riferimento biblico al Libro dei Proverbi (14,1), dove si dice che “La donna saggia costruisce la sua casa, quella stolta la demolisce con le proprie mani”. L’antica massima della Scrittura vale per la casa come per il creato, che possiamo custodire e purtroppo anche distruggere. Dipende da noi, dalla nostra sapienza scegliere la strada giusta.
Dove imparare tutto ciò? I Vescovi dicono che la prima scuola di custodia e di sapienza è la famiglia. Così ha fatto Maria di Nazareth che sapeva impastare “tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata” (Mt 13,33). Così pure Giuseppe, nella sua bottega, insegnava a Gesù ad essere realmente “il figlio del falegname” (Mt 13,55). Da loro, Gesù imparò a guardare con stupore ai gigli del campo e agli uccelli del cielo, ad ammirare quel sole che il Padre fa sorgere sui buoni e sui cattivi (cfr Mt 5,45).
Perché guardiamo alla famiglia come scuola per la custodia del creato? Perché la 47ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, che si svolgerà dal 12 al 15 settembre 2013 a Torino, avrà come tema: “La famiglia, speranza e futuro per la società italiana”.
In questo cammino ci è guida il fulgido magistero di papa Francesco, che ha esortato più volte, fin dall’inizio del suo pontificato, a “Coltivare e custodire il creato, un’indicazione di Dio data non solo all’inizio della storia, ma a ciascuno di noi; è parte del suo progetto; vuol dire far crescere il mondo con responsabilità, trasformarlo perché sia un giardino, un luogo abitabile per tutti… Il “coltivare e custodire” non comprende solo il rapporto tra noi e l’ambiente, tra l’uomo e il creato, riguarda anche i rapporti umani. Noi stiamo vivendo un momento di crisi; lo vediamo nell’ambiente, ma soprattutto lo vediamo nell’uomo… Questa “cultura dello scarto” tende a diventare mentalità comune, che contagia tutti. La vita umana, la persona non sono più sentite come valore primario da rispettare e tutelare, specie se è povera o disabile, se non serve ancora – come il nascituro –, o non serve più – come l’anziano. Questa cultura dello scarto ci ha resi insensibili anche agli sprechi e agli scarti alimentari, che sono ancora più deprecabili quando in ogni parte del mondo, purtroppo, molte persone e famiglie soffrono fame e malnutrizione” (Udienza Generale del 5 giugno 2013).
“Come la famiglia può diventare una scuola per la custodia del creato e la pratica di questo valore?”, chiede il Documento preparatorio per la 47ª Settimana Sociale. I Vescovi indicano tre prospettive da sviluppare nelle nostre comunità: la cultura della custodia che si apprende in famiglia si fonda, infatti, sulla gratuità, sulla reciprocità, sulla riparazione del male.
Gratuità. La famiglia è maestra della gratuità del dono, che per prima riceve da Dio. Il dono è il suo compito e la sua missione nel mondo. È il suo volto e la sua identità. Solo così le relazioni si fanno autentiche e si innesta un legame di libertà con le persone e le cose. È una prospettiva che fa cambiare lo sguardo sulle cose. Tutto diventa intessuto di stupore. Da qui sgorga la gratitudine a Dio, che esprimiamo nella preghiera a tavola prima dei pasti, nella gioia della condivisione fraterna, nella cura per la casa, la parsimonia nell’uso dell’acqua, la lotta contro lo spreco, l’impegno a favore del territorio. Reciprocità. La famiglia ha un’importanza decisiva nella costruzione di relazioni buone con le persone, perché in essa s’impara il rispetto della diversità. È in famiglia che la diversità, invece che fonte d’invidia e di gelosia, può essere vista fin da piccoli come ricchezza. Già nella differenza sessuale della coppia sponsale che genera la famiglia c’è lo spazio per costruire la comunione nella reciprocità. La purificazione delle competizioni fra il maschile e il femminile fonda la vera ecologia umana. Non più avversari, ma collaboratori.
Riparazione del male. In famiglia s’impara anche a riparare il male compiuto da noi stessi e dagli altri, attraverso il perdono, la conversione, il dono di sé. S’impara a condividere l’impegno a “riparare le ferite” che il nostro egoismo dominatore ha inferto alla natura e alla convivenza fraterna. Da qui, dunque, può venire un serio e tenace impegno a riparare i danni provocati dalle catastrofi naturali e a compiere scelte di pace e di rifiuto della violenza e delle sue logiche aberranti, come il commercio delle armi. Anche “il profumo della domenica”, infatti, s’impara in famiglia. È soprattutto nel giorno del Signore che la famiglia si fa scuola per custodire il creato. Si tratta di una frontiera decisiva, su cui siamo attesi, come famiglie che sanno andare controcorrente e fare scelte alternative, in modo particolare nei confronti del prossimo, della natura e del creato.
Don Mario Bandera
Direttore PSL – Novara
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