12 gennaio 2015

Pinerolo. Dal 31 gennaio al Museo Diocesano una mostra dedicata al santo dei giovani

“Don Bosco: la cara immagine”. Ho pensato e ripensato ad un titolo che racchiudesse il contenuto della mostra che vede un “don Bosco da vicino”, tra fotografia e iconografia, così come ci sono state tramandate tra la seconda metà dell’ottocento fino alla morte: 31 gennaio 1888 ed oltre.
Vedere un santo dal volto reale, un prete che ha affascinato, innamorato, convertito migliaia di giovani e non solo, è un impatto seducente.
Un prete che pregava, che giocava, che camminava con i “suoi” giovani, un prete che faceva discutere i potenti per i suoi metodi di accoglienza, che insegnava a scrivere e a cantare, a lavorare, quei lavori che, con termine appropriato, nel nostro tempo andato in disuso, si traduceva in “arti e mestieri”. Un prete che faceva “sogni strani” e grandiosi, un prete ascoltato, e temuto, deriso talvolta, invidiato dal successo che riscuoteva tra il popolo, osteggiato. Ma lui andava avanti: “sempre ‘l prim a marcè… perché a stermava na virtù segreta: la grand virtù dij sant e di poeta, cola ‘d bruse’ ‘l sò cheur fin-a a la mòrt” (Nino Costa)
Quando il fotografo o il pittore vorranno ritrarlo con gli occhi che guardano l’infinito a mo’ di estasi, lo renderanno un tantino ridicolo. Don Bosco non è il tipo che posa “la santità”. La santità gli sta dentro, è trasparente nello sguardo, è sottolineato dalle mani che richiamano preghiera e raccoglimento. È “naturalmente” santo.
La mostra offre la riflessione sulla sua immagine e sul suo volto dove non è difficile riscontrarvi l’anima. Naturalmente.
I pittori e gli scultori dell’ottocento e del novecento lo ritrarranno in mezzo ai ragazzi: egli addita loro la mamma del cielo. Con la mamma Margherita, la madre terrena venuta con lui dalla campagna astigiana, l’Ausiliatrice è sempre stata la “donna dei sogni”, da piccolo e da prete. Egli ne ha ricevuto indicazioni e consigli.
Gli artisti ci trasmettono anche questo don Bosco, senza perdersi tra troppe nubi e testine di angioletti. È un don Bosco che camminava con la gente, che sta in strada con i ragazzi, e «guardava alto e lontano» con l’anima.
La mostra, piccola mostra, è tutta qui. Una sosta con un compagno di viaggio che ci è maestro, che suscita qualche emozione e qualche nostalgia. La tenerezza e la forza di un prete, nato duecento anni fa, che ancora ha qualcosa da dirci.

M.M.P.

L’esposizione è ordinata presso la “Piccola galleria Pietro Giachetti” ed è visitabile nelle domeniche dal 31 gennaio fino al termine dell’anno del bicentenario della nascita di san Giovanni Bosco.
Museo Diocesano, via del Pino 49/57, ore 10,30-12 e 16-18.
Per visite feriali al mattino telefonare al conservatore del museo (0121.396982).

DonBosco