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Chiesa  

Addio, cardinal Martini

Addio, cardinal Martini

Il ricordo del vescovo di Pinerolo: “Fu un eccellente biblista e un uomo dalla grande spiritualità” Il vescovo di Pinerolo Pier Giorgio Debernardi ha appreso con cordoglio, nel pomeriggio di venerdì 31 agosto, la notizia della morte del cardinal Carlo Maria Martini che ha avuto modo di conoscere e apprezzare. «Ho due ricordi particolari del cardinal Martini – racconta Debernardi –. Il primo nel 1999 quando è venuto a Pinerolo a tenere una conferenza in cattedrale in occasione dei 250 anni della diocesi. Ricordo la sua ricca umanità. Soprattutto il colloquio avuto con mia mamma che si trovava su una carrozzina ammalata, ormai già verso il termine della sua esistenza. Tra un boccone e l’altro scambiava parole molto affettuose con mia mamma, la quale si lamentava che non poteva più aiutarmi. Ma lui ribatteva continuamente: “l’aiuta di più adesso sulla carrozzina che non quando era in attività”. E gli spiegava il valore della preghiera e della sofferenza.
Il secondo ricordo è quello degli esercizi spirituali che lui ha predicato ai vescovi del Piemonte sei anni fa a Spotorno. In quell’occasione ci ha entusiasmati sul racconto della trasfigurazione. Con la sua competenza di eccellente biblista e soprattutto con la sua ricca spiritualità ci ha aperto il cuore a gustare questa pagina della sacra scrittura facendoci vedere come la luce del Tabor debba illuminare anche gli aspetti più nascosti e dolorosi che sperimentiamo nella nostra vita».

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Un profilo di Carlo Maria Martini
La Bibbia e il pastorale. E magari un giornale. Il libro delle Sacre Scritture e il bastone che richiama il ministero episcopale possono, accostati agli strumenti della comunicazione sociale, simboleggiare alcuni tratti essenziali della figura di Carlo Maria Martini, sacerdote gesuita, studioso della Bibbia, arcivescovo di Milano, cardinale, scomparso oggi all’età di 85 anni.
Martini è stato senza dubbio un uomo di Chiesa che si è lasciato interrogare e “modellare” – come uomo, come credente, come prete – dalla Parola di Dio, allo studio della quale ha dedicato ampia parte della sua vita. Chiamato quindi alla guida della diocesi ambrosiana, ha fondato proprio sulla Parola il nuovo impegno di pastore. A Milano, in particolare, il cardinale ha cercato il dialogo con la “modernità” e di tessere – mediante lo stile del confronto e con singolari doti comunicative – legami virtuosi tra la comunità cristiana e la “città”. Quella che l’arcivescovo Martini ha proposto in oltre venti anni di episcopato milanese è stata una fede “lievito, sale e luce della terra”, limpida, fortemente radicata negli insegnamenti del Papa e della Chiesa, orientata ad aprirsi ai poveri, alle persone di altre fedi e culture, ai non credenti.
Carlo Maria Martini era nato a Torino il 15 febbraio 1927; nel 1944, a soli 17 anni, era entrato nel seminario della Compagnia di Gesù. Ordinato sacerdote a Chieri (Torino) il 13 luglio 1952, era stato presto indirizzato agli studi teologici ed esegetici, fino a divenire uno dei biblisti più conosciuti e stimati al mondo. Nel 1969 è nominato rettore del Pontificio Istituto Biblico e nel 1978 della Pontificia Università Gregoriana, dove però rimane per un breve periodo. Infatti il 29 dicembre 1979 papa Giovanni Paolo II lo elegge arcivescovo di Milano, succedendo allo scomparso cardinal Giovanni Colombo. Ordinato vescovo nella basilica di San Pietro il 6 gennaio 1980, prende possesso dell’arcidiocesi il 2 febbraio successivo. Viene creato cardinale nel Concistoro del 2 febbraio 1983. Nel capoluogo lombardo le cure del pastore s’indirizzano alla riscoperta e valorizzazione della “dimensione spirituale della vita”, alla diffusione di un approccio personale e comunitario alla Bibbia (lectio divina, Scuola della Parola), alla solidarietà e al “farsi prossimo”, all’educazione dei giovani (oratori), all’animazione delle comunità parrocchiali, alle iniziative a carattere culturale e sociale cristianamente ispirate. Molteplici le attenzioni mostrate dal porporato al dialogo con la società civile (vasta eco suscitano i “discorsi alla città” in occasione della festività patronale di Sant’Ambrogio), al mondo della cultura e ai non credenti (istituzione della “Cattedra dei non credenti”). Numerosissime le sue pubblicazioni, sia a carattere biblico-esegetico sia in campo teologico, pastorale (le “lettere” alla diocesi, diffuse in decine di migliaia di copie, fra cui “In principio la Parola”, “Dio educa il suo popolo”, “Il lembo del mantello” sulla comunicazione, “Quale bellezza salverà il mondo”), morale, etico, culturale. Fra i numerosi incarichi ecclesiali, Martini è presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee dal 1986 al 1993. Nell’estate 2002 lascia la guida della diocesi, dove s’insedia il nuovo arcivescovo cardinal Dionigi Tettamanzi. Martini dapprima si ritira a Gerusalemme, città sempre amata, per raccogliersi in preghiera e per proseguire gli studi biblici. Tornato definitivamente in Italia nel 2008 – anche per l’aggravarsi del Parkinson che lo affligge da tempo -, si stabilisce all’istituto Aloisianum, residenza dei gesuiti a Gallarate (Varese), dove si spegne il 31 agosto 2012.

Agensir Carlo Maria Martini

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