19 Maggio 2014
A scuola con Papa Francesco
18 maggio 2014
C’erano anche molti ragazzi e ragazze del pinerolese all’incontro con Papa Francesco sabato 11 maggio. È il popolo della scuola in Italia – statale e paritaria – che si è messo in viaggio per avere una parola di incoraggiamento per amare di più la scuola e farla diventare volano per la vita. L’incontro con il Papa è stato certamente una bella lezione a cielo aperto, ma anche una grande festa, coinvolgente e ricca di testimonianze.
L’importante è ricordare quanto ha detto Papa Francesco partendo dalla sua personale esperienza di studente e poi di insegnante. Ha avuto prima di tutto un pensiero di gratitudine per la sua prima maestra, quando ha cominciato ad andare a scuola all’età di 6 anni. «Non l’ho mai dimenticata» ha detto.
Il discorso del Papa è stato tutto in positivo, invitando studenti, docenti e genitori ad amare la scuola. Perché? La risposta è semplice: la scuola apre mente e cuore alla realtà della vita; è luogo di incontro e di socializzazione; educa al vero, al bene e al bello.
Ha anche citato il metodo educativo di don Lorenzo Milani; ha ricordato che famiglia e scuola non vanno mai contrapposte, sono complementari.
Ha concluso invitando tutti coloro che operano nella scuola a imparare “tre lingue”. Quali sono? Suspense! Qualcuno si aspettava l’indicazione, tra l’altro, di una lingua classica. Invece, come sempre, il Papa ha dirottato il suo discorso sull’esperienza della vita. Così l’esigenza delle tre lingue è stata svelata.
«Auguro a tutti voi – ha detto – genitori, insegnanti, persone che lavorano nella scuola, studenti, una bella strada nella scuola, una strada che faccia crescere le tre lingue che una persona matura deve saper parlare: la lingua della mente, la lingua del cuore e la lingua delle mani. Ma armoniosamente, cioè pensare quello che tu senti e quello che tu fai; sentire bene quello che tu pensi e quello che tu fai; e fare bene quello che tu pensi e quello che tu senti. Le tre lingue, armoniose insieme!».
Come sempre ha concluso con uno slogan molto efficace: «Grazie perché siete venuti e per favore … per favore, non lasciamoci rubare l’amore per la scuola!».
“Il “Manifesto” preparato per questa giornata contiene sette “parole chiave” che fanno amare la scuola.
Educazione: perché solo educando si formano persone adulte e responsabili. Ma per raggiungere questo obiettivo ci vogliono insegnanti che interpretano il loro lavoro come una vocazione. Non possono essere assenti i genitori perché l’educare è compito che spetta a loro per primi. Infatti si va a scuola non solo per acquisire competenza ma per essere aiutati a compiere un percorso verso quei valori morali che sono alla base di ogni autentica formazione della persona, verso l’autentico umanesimo. Ciò che viene chiesto con insistenza è che lo Stato diventi garante di tutta la scuola, quella statale e quella paritaria, ricordando che quest’ultima è un patrimonio storico e plurale del nostro Paese. Questo significa autonomia e sussidiarietà. Inoltre occorre non dimenticare che la scuola è comunità che educa in rete con altre realtà (con altre scuole, con le famiglie, con le comunità del territorio come la parrocchia). È necessario perciò costruire una alleanza educativa prima di tutto con la famiglia, ma anche con i vari settori della società promuovendo stili di vita sani e rispettosi di autentici valori.
Con queste sette parole la scuola può certamente rinnovarsi e rimotivarsi, continuando ad essere una grande risorsa di speranza per la nostra Nazione.
Pier Giorgio Debernardi
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