Skip to Main Content

Attualità  

Tortura: in Italia manca una legge

Tortura: in Italia manca una legge

22 dicembre 2014

Se guardiano il quadro normativo nazionale, non si può non evidenziare che il nostro ordinamento non conosca una fattispecie penale relativa al cosiddetto “delitto di tortura”. Peraltro una disposizione costituzionale stabilisce che «è punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà». Numerosi atti internazionali prevedono che nessuno possa essere sottoposto a tortura, né a pene o trattamenti inumani o degradanti: tra gli altri la Convenzione di Ginevra del 1949 relativa ai prigionieri di guerra, la Convenzione europea dei diritti dell’uomo del 1950, la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948, il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici del 1966, la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea del 2000, la Convenzione Onu del 1984 contro la tortura ed altri trattamenti e pene crudeli e degradanti, lo Statuto di Roma istitutivo della Corte penale internazionale del 1998. La maggior parte di tali atti, in realtà, si limita a proibire la tortura ma non ne fornisce una specifica definizione.
Il 31 ottobre scorso il Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite ha fortemente ribadito la necessità di punire i torturatori. Da qualche settimana, invece, è ripresa la discussione alla Camera di un testo di legge approvato la scorsa primavera al Senato. Un testo che ha fatto discutere. Recentemente il Capo della Polizia Alessandro Pansa ha dichiarato: «Siamo favorevoli, ma il legislatore valuti il rischio che la fase applicativa, se non tipizza meglio la fattispecie, provochi denunce strumentali contro le forze dell’ordine che potrebbero demotivarle. Nessuna difesa corporativa da parte mia e da parte nostra».
Per tortura, come si legge nell’art. 1 della Convenzione Onu del 1984, si intende «qualsiasi atto con il quale sono inflitti ad una persona dolore e sofferenze forti, fisiche o psichiche, segnatamente al fine di ottenere da questa o da una terza persona informazioni o confessioni, di punirla per un atto che ella o una terza persona ha commesso o è sospettata di aver commesso, di intimidirla od esercitare pressioni su di lei o di intimidire od esercitare pressioni su una terza persona, o per qualunque altro motivo basato su una qualsiasi forma di discriminazione, qualora tale dolore o tali sofferenze siano inflitti da un funzionario pubblico o da qualsiasi altra persona che agisca a titolo ufficiale, o sotto sua istigazione, oppure con il suo consenso espresso o tacito. Tale termine non si estende al dolore o alle sofferenze derivanti unicamente da sanzioni legittime, ad esse inerenti o da esse provocate».
Nello Statuto della Corte penale internazionale è data, invece, una definizione della tortura solo parzialmente coincidente con quella dell’Onu.
È di particolare importanza, al riguardo, il richiamo di Papa Francesco in un discorso in cui si sofferma sui rischi dell’incitamento «alla violenza e alla vendetta» e del «populismo penale» portato avanti «da alcuni settori della politica come da parte di alcuni mezzi di comunicazione». Il Papa ha poi notato che «una forma di tortura è a volte quella che si applica mediante la reclusione in carceri di massima sicurezza». E ancora, «torturare le persone è un peccato mortale».
Per fermarsi solo ai principali paesi europei, le normative legislative nazionali sono quanto mai precise e nette. Francia, Germania, Regno Unito e Spagna hanno legislazioni che si ispirano ai dettati e ai principi contemplati nelle varie Dichiarazioni approvati dagli organismi internazionali durante gli anni. Principi, valori ed ideali che rappresentano, comunque sia, un argine forte e decisivo contro qualsiasi degenerazione o tentazione provenienti da paesi che fanno dell’attacco alla persona e della violenza sulle persone quasi la loro ragion d’essere ideologica, o falsamente religiosa o fanatica per motivazioni politiche. Sotto questo versante, è bene ricordare che la cultura europea, rappresenta da sempre una garanzia e un saldo riferimento per la difesa dei diritti dell’uomo e della centralità della persona.

Stefania Parisi

02est1-cia-tortura

LASCIA UN COMMENTO  

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Visualizza l'informativa privacy. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *