5 Marzo 2014
"Ecco come sono uscita dalla spirale della violenza" - La testimonianza di una giovane donna
Giornata internazionale della donna 2014
Sempre più spesso le cronache riportano notizie di donne uccise dai propri compagni, fidanzati, mariti. Donne che nel silenzio della propria casa subiscono pressioni psicologiche, abusi, violenze fisiche.
Donne che perdono la fiducia in loro stesse e che, per paura e vergogna, o perché ormai senza forze, non riescono a ribellarsi.
Ma c’è chi dice “Basta!” Giovane, carina ma non appariscente, minuta, con un bel sorriso, Alice (il nome è di fantasia per motivi di privacy e sicurezza) confessa: «Ho il lutto nel cuore per un amore che è finito».
Racconta la sua storia in modo distaccato, come se non fosse successo a lei, anche se i suoi occhi in certi momenti sono lucidi di emozione. All’inizio è una bella storia d’amore.
Lui ha qualche anno in più di lei, laureato, di buona famiglia. Poi un sospetto, insorge la gelosia… e la fiducia viene meno. Le discussioni e i litigi sono quotidiani. La situazione degenera. Alice si sente in colpa pensando che sia il suo comportamento a creare questa situazione.
Frastornata e confusa chiede aiuto ma non viene ascoltata: l’uomo è insospettabile! Non riesce a capire e non trova risposte, così perdona il suo aggressore. In lei cresce il senso di colpa.
«Un uomo così splendido non può amare una come me, sono fortunata, non devo rovinare tutto, la colpa è solo mia…» era il pensiero fisso della donna mentre riceveva calci e pugni.
E poi la convinzione di poter aiutare l’uomo in questa situazione di cui lei crede di essere la causa scatenante. Spaventata dal comportamento freddo di lui inizia a rendersi conto che la violenza è anche psicologica, che l’uomo la manipola facendo leva sulla sua poca autostima.
«Un livido, un occhio nero davanti allo specchio ti fanno pensare, una ferita nell’animo si incancrenisce senza che tu te ne accorga». Alice si chiude in se stessa, non parla con nessuno perché nessuno le crede. Qualcuno osa dirle addirittura che forse quella violenza le piace… e il suo senso di colpa aumenta.
Solo dopo l’ultimo litigio, il più violento, Alice si rende conto che quell’uomo resta freddo e tranquillo anche dopo averla picchiata. Si reca al Pronto Soccorso di Pinerolo per farsi medicare le ferite, ma non racconta la verità perché si vergogna.
Da allora lui la fa sentire un peso, un “peluche”, un giocattolo e per di più rotto! Finalmente il campanello di allarme.
La relazione si interrompe. Alice si rivolge ad una associazione che tutela le donne che subiscono violenza. Qui l’incontro con una volontaria che la mette subito in contatto con una psicologa e un avvocato.
Dopo tanti ripensamenti decide di denunciare l’uomo. Lo fa per se stessa ma anche per dare un messaggio di speranza alle donne che stanno vivendo la sua stessa situazione: «Siamo veramente tante che subiamo violenza, è difficile ma da questa spirale si può uscire!». Alice ha avuto questo coraggio e adesso per lei sta iniziando una nuova vita.
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