22 Giugno 2024
Roma. La marcia per la vita

L’annuale Marcia per la Vita di ProVita&Famiglia ha percorso il 22 giugno 2024 le vie di Roma in un clima festoso tra musica e testimonianze per dire “Scegliamo la vita”.
Decine di migliaia di persone da tutta Italia si sono riversate in una Roma torrida e assolata, sebbene accarezzata da un alito di vento fresco che ha confortato gli audaci manifestanti. Scopo della visita alla Capitale era infatti partecipare alla manifestazione annuale di ProVita&Famiglia, dal titolo “Scegliamo la vita”. In un contesto in cui i cosiddetti “pro-choice” (“per la scelta”, leggasi abortisti) vengono opposti ai “pro-life”, giustamente gli organizzatori hanno voluto rimarcare che la vera “scelta”, l’unica davvero libera, è quella di accogliere la vita.
Del variopinto popolo della vita fanno parte persone di tutte le età e condizioni. Si va da bimbi che devono ancora nascere, ai piccolini nei passeggini (cui le mamme forniscono continuamente da bere e da rinfrescarsi), a bambini e ragazzi, fino a giungere a numerosi giovani, famiglie più o meno numerose, anziani, e senza dimenticare alcune persone con disabilità, dei religiosi, consacrati e sacerdoti. Tutti uniti dalla stessa voglia di dire che c’è bisogno di un’Italia che creda nella vita, la promuova, la sostenga e ne difenda l’unicità.
L’atmosfera che si respira è quella di una gioiosa festa di piazza: niente polemiche, niente aggressività, solo sorrisi, canti, e qualche coreografia proposta dai giovani più vivaci, pronti ad accaldarsi ulteriormente.
Tre testimonianze
In Piazza della Repubblica, luogo di ritrovo, vengono presentate tre testimonianze, tutte molto significative.
- Per prima parla una donna che ha abortito venticinque anni fa, e racconta con sobrietà, efficacia, e una forza d’animo davvero commovente, la sua storia. Ventitreenne, studentessa fuori sede, il fidanzato la persuase ad abortire; in consultorio, nessuno le propose un’alternativa, nessuno stette ad ascoltarla veramente, e seppero solo dirle di “fare in fretta” perché si era al limite del terzo mese. Tutti i dettagli di “quel giorno” le sono rimasti impressi nella mente e nel cuore, e l’angoscia di ciò che ha vissuto si è stemperata successivamente solo prendendo coscienza fino in fondo dell’accaduto in una confessione. La speranza le è tornata quando ha compreso che quelle ferite avrebbero potuto diventare “feritoie” da cui far passare la Grazia e la sua testimonianza, che ora porta con coraggio e passione in giro per l’Italia. Un altro passo fondamentale è stato dare un nome a quel bimbo mai nato, al quale ora pensa come a “Marco”: come molte altre donne che hanno vissuto la stessa esperienza, ne immagina i compleanni, se lo vede giovanotto cui piace il calcio e che ha completato i suoi studi. Una testimonianza la cui verità era palpabile, e che ha commosso profondamente non pochi ascoltatori.
- La parola poi è passata a Francesco, un giovane doppiamente “accolto”: accolto nel suo essere portatore di disabilità, accolto nel suo essere straniero, nato in un altro Paese e abbracciato da una famiglia italiana. Francesco si è rivolto a coloro che osteggiano le posizioni pro-life, e li ha invitati a considerare come la logica conseguenza del loro proclamarsi “inclusivi” e “accoglienti” sia proprio accogliere i più piccoli, deboli e fragili – i bimbi non ancora nati, soprattutto quando portatori di disabilità.
- Infine, Teresa, una giovane mamma, ha portato la sua testimonianza: con il marito hanno scelto di accogliere la vita nonostante le difficoltà economiche. Compiendo scelte di sobrietà (accettare abiti o giochi usati, non cercare le “firme”, non pretendere di avere “tutto pronto” prima di diventare genitori) e fidandosi della Provvidenza, si può scegliere la vita anche se uno solo dei genitori lavora. La realizzazione della donna – ha sottolineato Teresa – non passa solo dagli studi o dalla professione: una donna può essere pienamente realizzata se fa “solo” la mamma (come se essere “solo” una mamma fosse semplice!).
L’arrivo in Piazza dei Fori Imperiali
Partito il corteo, la marcia si è poi snodata nelle vie di Roma al ritmo di canti e balli fino a giungere alla piazza dei Fori Imperiali; il servizio d’ordine ha garantito che tutto si svolgesse nella massima tranquillità e serenità. Accanto al Colosseo, i partecipanti sono stati accolti da alcuni stand informativi, da apprezzatissime bottigliette d’acqua fresca, dalla musica del complesso rock “The Sun”, e da altre intense testimonianze. Maria Rachele Ruiu e Massimo Gandolfini hanno entusiasmato gli ascoltatori ricordando l’importanza di motivare ed essere motivati nel promuovere la causa della vita, coinvolgendo conoscenti, diffondendo i principi e i valori “pro-life”, e soprattutto mantenendo coraggio e speranza, anziché lasciarsi abbattere da chi ritiene la lotta per la vita come già persa in partenza. Fondamentali anche le parole dei Papi: Francesco, che ha rivolto un bellissimo messaggio ai partecipanti alla manifestazione, Benedetto che avversava il relativismo dei principi e delle prassi, e Giovanni Paolo II che ha usato parole di fuoco contro il crimine dell’aborto, uno dei più seri e gravi che l’uomo possa compiere contro l’uomo.
La storia di Arturo Mariani
Applauditissima (a ragione) la toccante testimonianza di Arturo Mariani, campione di calcio che ha partecipato con la Nazionale Amputati agli Europei e ai Mondiali. Arturo però non ha perso una gamba per incidenti o malattie, bensì è nato così; è nato perché i suoi genitori, sebbene avvertiti “in tempo” della sua disabilità, hanno scelto di dire “sì” alla vita. Arturo non cessa di ringraziarli, sebbene riconosca che la sua vita ha conosciuto fin da prestissimo la sofferenza – fisica e psicologica – di dover convivere con una disabilità. Tuttavia, ricorda Arturo, chi non conosce difficoltà e dolore nella propria vita? Eppure, nonostante ciò, la vita è bella e vale la pena di essere vissuta. Arturo riconosce che, al “sì” dei suoi genitori, è seguito un suo personalissimo “sì” alla vita, in cui ha scelto di vedersi non come “disabile” ma come “proabile”, non come “Arturo-senza-una-gamba” ma come “Arturo-con-una-gamba”, Arturo che poteva fare cose impensabili con ciò che aveva e che ha. E così al sì dei suoi genitori e al suo è seguito un ulteriore sì, pronunciato insieme con la sua sposa Maria Laura: un sì da cui è nata una bellissima bimba, Benedetta, che ha riscosso la più grande ovazione del “popolo della famiglia” e ha rotto di commozione la voce del suo fierissimo papà.
Testimonianze come queste, che corrispondevano ai volti gioiosi e festosi dei partecipanti, nonostante caldo e fatica, dicono con pochissime parole e tantissima efficacia il valore fondamentale della vita umana, sempre degna di essere vissuta, sempre da accogliere e difendere – dal concepimento fino alla morte naturale.
Chiara Bertoglio
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