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Attualità  

Quando la satira passa il limite

Quando la satira passa il limite

2 febbraio 2015

Considerazioni a margine degli attentati terroristici di Parigi

Passato l’inevitabile clamore mediatico per le atroci stragi parigine, vorrei sommessamente dire la mia. Se mi fossi trovato a Parigi in quei giorni la maglietta che avrei indossato avrebbe recato la scritta: “je ne suis pas Charlie”.
Non ho mai amato quel giornale satirico per le sue esagerazioni, per l’assoluto disprezzo verso la sensibilità religiosa dei credenti.
La libertà di satira è un diritto democratico ma chi la pratica dovrebbe porsi dei limiti. Si può fare satira anche feroce su personaggi pubblici (politici, establishment economico, ecc.) ma occorre rispettare il sentimento religioso delle persone.
Purtroppo nell’intellighenzia della “gauche” parigina vi sono anche intellettuali nichilisti, cinici che, non conoscendo limiti, peccano di quella che per i Greci era la colpa peggiore: l’hybris, ossia la tracotanza ma, soprattutto, la dismisura.
Una delle copertine del giornale mostrate in tv questi giorni raffigura una Maria nelle sembianze di una donna laida con le gambe nude aperte. Sul pube un fuoco come lo scoppio di una granata da cui fuoriesce il bambino. Anche il continuo e reiterato dileggio del profeta Maometto e della religione islamica era irritante persino per un cristiano come me.
Tutto ciò non giustifica l’orrenda carneficina islamista ma non posso esimermi dal pensare che i redattori di “Charlie Hedbo”, per difendere la loro libertà di satira, hanno messo in gioco la vita di altre sette persone che nulla avevano a che fare con le penose vignette.
Intanto questi assassini hanno attirato altro odio contro musulmani innocenti, esponendoli al rischio di aggressioni xenofobe, e fatto un regalo a formazioni politiche che basano la loro propaganda sulla paura: c’è chi ha parlato di pena di morte, chi se l’è presa con i migranti che arrivano con i barconi, dimenticando che gli ultimi attentati in Europa sono stati compiuti da persone con cittadinanza di seconda e perfino terza generazione.

Aldo Rosa

Gente non Comune - 2

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