Dal 9 dicembre l’Italia è invasa da un movimento di protesta con relativo blocco delle strade da parte dei “forconi”.
Ma chi sono questi forconi?
Si tratta di un gruppo di agricoltori, pastori e allevatori che si proclamano stanchi del maltrattamento e del disinteresse da parte delle istituzioni. Questi i protagonisti della protesta che, a quanto si dice, dovrebbe paralizzare l’Italia almeno fino al 13 dicembre; qualcuno ipotizza addirittura fino a Natale.
2012: nascono i forconi della Sicilia
La prima apparizione del movimento si registra nel gennaio del 2012 in Sicilia, quando gli autotrasportatori e i contadini si organizzano per la prima protesta ad oltranza contro il governo, allora guidato da Mario Monti.
Già allora la protesta lasciò qualche perplessità a causa delle voci che accusavano il movimento di avere dei mafiosi tra i manifestanti, ai quali, sempre stando alle voci che circolavano, era affidato il compito di intimare ai commercianti di chiudere i loro esercizi durante la protesta.
Lo sciopero arrivò fino in Calabria, poi a Napoli con l’esposizione delle bandiere borboniche e, infine, a Roma. I forconi si presentano alle elezioni regionali della Sicilia nell’ottobre 2012, ma i risultati non sono quelli sperati: il movimento si ferma all’1,2%.
Dopo queste elezioni non si sente più parlare dei forconi della Sicilia, fino alle manifestazioni di questi giorni.
La protesta del dicembre 2013
Nel dicembre del 2013 è partita la protesta al grido di “9 dicembre, l’Italia si ferma”, e ai forconi si sono uniti altri gruppi e cittadini indipendenti.
I cittadini sono venuti a conoscenza dell’iniziativa inizialmente attraverso i social network, poi affiancati dal volantinaggio in diverse città. L’obiettivo dei Forconi non è molto chiaro, l’unica cosa che si capisce è la volontà di scardinare il sistema politico, ma senza contro proposte.
Nei volantini che circolavano prima della manifestazione, non gestiti direttamente dai forconi ma da movimenti “amici”, si annunciava addirittura l’intenzione di sostituire il governo con una giunta di militari per qualche mese, prima di ridare la parola al popolo con le elezioni.
Che cosa succede ora?
Paradossalmente, in quella Sicilia da cui è nato il tutto, i forconi si stanno disunendo e la protesta si sta riversando al Nord, soprattutto a Torino, presa come riferimento perché emblema della città del lavoro.
Al nord la protesta è particolarmente forte e uno dei più pericoli maggiori è senza dubbio la mancanza di approvvigionamenti di carburante, soprattutto nel caso di un vero e proprio blocco totale, come minacciato dai manifestanti.
Sul sito del movimento compare un breve messaggio sulle intenzioni dei prossimi giorni: “Attenzione! Non è ancora il momento di andare a Roma! Bisogna aspettare qualche giorno ancora! Facciamo bollire l’acqua, pazientate!”.
L’intenzione dei manifestanti, quindi, sembra quella di proseguire ad oltranza nei prossimi giorni per poi spostare la protesta a Roma.
Resta almeno un dubbio: considerando che il grosso dei manifestanti si trovano a Torino, come si arriva a Roma se le macchine sono senza carburante, i pullman non passano per le strade e le stazioni sono bloccate?